Siamo in Molise, dove i treni vengono fatti viaggiare con le “coppole”

Locomotive ven 12 gennaio 2018
Attualità di Claudio De Luca
3min
Strada ferrata in Molise ©Web
Strada ferrata in Molise ©Web

LARINO. Nonostante la vetustà, taluni treni continuano a circolare; e questo avviene soprattutto sulle linee locali del Meridione (ma non solo!). Lo svela un ‘dossier’ di “Legambiente” che riesce a provocare Trenitalia, al punto di riuscire a strapparle addirittura una promessa di investimenti. Naturalmente quella dell’Azienda è soltanto una tattica posta in essere per guadagnare tempo; cosicché – per quanto ci riguarda - assistiamo ancora (e sempre!), alla medesima odissea dei viaggiatori molisani che, da Campobasso, debbono spostarsi a Roma od a Napoli. Ormai non fa quasi più notizia il servizio che viene apprestato. E’ così scadente da far rimpiangere le immarcescibili ‘littorine’ del Ventennio che, fino agli Anni Settanta, hanno viaggiato lungo la tratta molisana, senza infamia e senza lode. Sempre secondo Legambiente, il collegamento tra il capoluogo e la Capitale è universalmente considerato uno dei viaggi da incubo italiani, al punto che viene da domandarsi: queste vetture sono vecchie, fredde e lente; e, benché infiocchettate dalla presenza dei reggitori regionali (muniti con tanto di coppola ferroviaria e di sgargianti ‘papillon’), non sarebbe ingiusto chiedersi quando andranno in quiescenza. Carrozze ‘vintage’? Ma quale ‘vintage’! Qui si tratta di vetustà museali, guaste, senza aria condizionata d’estate e quasi sempre senza ritirate presentabili. E’ ben nota la scena del personale viaggiante, costretto a bloccare il treno in campagna per permettere ai passeggeri di sgombrarsi d’acqua non propriamente sorgiva oltre i biancospini della ferrovia. Purtroppo i servizi igienici molisani, superstiti in carrozze con una media di una ventina d’anni di età, non funzionano quasi mai. Ed il capo-treno deve fare da maieuta, supportando le necessità fisiologiche rappresentate dal povero viaggiatore incontinente. Ma non c’è solo questo: spessissimo i vagoni sono arrugginiti, privi di una corretta accessibilità.

Lungo le strade ferrate italiane circolano 3mila treni al giorno; di questi solo 1.200 sono di Trenitalia. I restanti appartengono ad una miriade di ex-concessionarie. L’età media di ciascuno è di circa 17 anni, ma il divario è enorme se ci si riferisca alle varie zone geografiche. Quella messa peggio è la Basilicata (oltre 21 anni di media a carrozza); ma il 64% della “flotta” supera comunque i 15 anni. Poi c’è l’Abruzzo. Anche in Puglia la situazione è critica (28 anni di percorrenza media). Del Molise abbiamo già detto; una regione dove la strada ferrata patisce la presenza delle tratte su gomma, peraltro lautamente finanziate dal Palazzo. Ma, se Trenitalia, mantenesse almeno una parte delle promesse che va facendo, anche la ventesima Regione potrebbe godere di una boccata d’aria. L’Azienda ha anticipato di volere investire quasi 5 miliardi per 500 nuovi treni da mettere in percorrenza a far tempo dal 2019 (va sottolineato, però, che soltanto la Regione Emilia-Romagna ha già sottoscritto un contratto di servizio). Per il 2022 nuove carrozze dovrebbero camminare sulle tratte toscane, umbre e liguri; mentre Trenitalia continuerà ad essere assente in Molise ed in Campania; ed in quest’ultima area geografica continueranno a circolano residui degli Anni ’70.

Qualche decennio fa, il “Rapporto Italia” ebbe ad offrire molti spunti di riflessione sullo stato di salute del Paese e sulle prospettive delle imprese, ivi comprese quelle molisane. Fu allora che un filo di speranza venne a sorreggere la martoriata popolazione di questa regione; ma questa sorta di virtuosismo italiano, come dipinto dall’Unioncamere, comunque non ebbe a realizzarsi. Tutto ciò porta a dire che occorre stare più ai fatti che alle teorie o, peggio, ai contenuti di certi quadri politici correnti, che danno della realtà nostrana un’immagine idilliaca mentre, al contrario, sono tante le famiglie che – già subito dopo il 20 del mese – non avrebbero più possibilità di fare la spesa. Insomma, per limitarci ai riferimenti ferroviari, quel Molise che si riteneva attestato tra le locomotive d’Italia, non è mai giunto ai livelli di un Eurostar. Ad un certo punto ci hanno fatto balenare un Minuetto ma la realtà è sempre quella dei treni post-littorine.

Claudio de Luca

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