La “Casa di Totò” in stato di abbandono a Venafro. Ma Casacalenda ricorda un vecchio film del ‘57

Memoria cinematografica lun 21 maggio 2018
Attualità di Claudio de Luca
2min
Totò con Fernandel ©Web
Totò con Fernandel ©Web

CASACALENDA. Che Totò “avesse” una casa a Venafro forse è cosa largamente ignorata. Ma che, oggi come oggi, questa immaginaria proprietà rimanga abbandonata, illanguidita da erbaccia lungo l’intera minuscola scala d’accesso che permette di ascendere ad una soglia mal tenuta, è un fatto reale. Questa abitazione è situata nel centro storico della Cittadina altomolisana e fruisce di una toponomastica che appare essere una vera fotografia:“I’ ruar’ r’ sant’Iann’ “, E’ stato qui che - nel 1957 - si girarono gli esterni del film “La legge è legge” del regista francese Cristhian Jaques, avente – quali protagonisti – il principe de Curtis e Fernandel. Nella finzione cinematografica l’attore partenopeo dimorava proprio in questa casetta di Via Cristo, assieme alla moglie ed a figli conferitegli dalla vicenda scenica. Fu allora che quei pochi vani divennero in paese “La casa di Totò”; e, con questa denominazione di fantasia il minuscolo stabile è rimasto noto ancora oggi.

La pellicola del regista francese venne girato in coproduzione – al 50% - con i cugini dì Oltralpe. Si tratta di una sorta di “Guardie e ladri” con complicazioni burocratiche. Totò recita una variante del ladruncolo (Ferdinando Esposito) mentre Fernandel, notissimo per i don Camillo di Giovannino Guareschi, interpretava una guardia francese di frontiera. Il freddo non rappresentò una condizione ideale per l’attore che, nel corso della lavorazione, patì un ulteriore distacco della retina che rallentò la produzione, facendo sforare il ‘budget’. Ma non solo. La censura s’incaponì su di un breve dialogo tra i due protagonisti, considerato inammissibile. Totò:”Ma certo, io conosco un sacco di persone, personaggi importantissimi, pezzi grossi, pezzi piccoli, pezzi medi, pezzettini. Figurati che conosco il cognato del cugino di un portiere di un cardinale”. Fernandel:”Ma che ci faccio con un cardinale?’. Totò: "Oh Ferdinand, ma come che ci fai col cardinale? Ma tu che razza d’italiano sei’. L’Accordo verrà trovato sostituendo, in fase di doppiaggio. al cardinale un più modesto sacrestano. Questa era l’Italia di allora.

Il Comune di Venafro ha voluto intitolare, con una cerimonia tenutasi il 20 di maggio, proprio a Totò la piazza sottostante il castello Pandone, riservandosi di partecipare all’evento “Molise cinema” di Casacalenda del 31 prossimo per rendere un omaggio all’attore napoletano. Ma i Venafrani vorrebbero che questa abitazione versasse in uno stato più decente, imbellettata solo di recente per la cerimonia, ma sempre scarsamente toccata da interventi di conservazione. Il fatto è che si tratta di una proprietà privata, il cui intestatario in Catasto non ha alcun interesse a mantenere in buono stato. Ma la cosiddetta “Casa di Totò”, pur diventata cara ai Venafrani, non lo è fino al punto di contribuire – sia pure minimamente - al mantenimento della sua immagine. Eppure è da ritenere che lo stesso Comune possa, in qualche modo, provvedere, innanzitutto collocando una lapide commemorativa che ricordi la presenza dell’attore nel Paese, se non altro fondando il proprio interesse su sicure finalità di natura turistica.

Che so, un minimo di continua pulizia e di ordinaria conservazione all’esterno al fine di dare risalto alle vicende cinematografiche risalenti a 61 anni addietro. “Sarebbe una forma concreta di riguardo verso la storia recente della città ed il ricordo di Totò, la cui presenza a Venafro è ancora ben viva in quanti hanno superato gli “anta” e ricordano volentieri le tante scene de “La legge è legge”, film comico che coinvolse per mesi l’intera collettività cittadina del tempo lasciando segni indelebili nella cultura popolare locale”. Così ricorda Tonino Atella, vecchio giornalista della Cittadina.

Claudio de Luca

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