Forse Larino è da tempo una ‘capitale’ decadente: deve restar tale per sempre?

Riflessivo mar 03 luglio 2018
Attualità di Claudio de Luca
3min
Panorama di Larino ©borghimagazine.it
Panorama di Larino ©borghimagazine.it

LARINO. Forse Larino è da tempo una ‘capitale’ decadente: deve restar tale per sempre?

Ricordate il famoso grido rivolto ai giovani da Eduardo De Filippo? “Fuitevénne!”. Si trattava di un invito che partiva da considerazioni simili a quelle svolte da coloro che, a Larino, vogliono mettere in guardia dal rischio di rimanere impaniati in questa ragnatela di familismi, di contiguità, di servaggi attraverso cui sarebbe possibile stentare un’esistenza sempre che si paghi l’orribile prezzo che da troppo tempo viene corrisposto: quello di essere stranieri in un Paese di cui si ha consapevolezza quasi soltanto in virtù delle nostre disgrazie. Omettiamo di parlare dei tanti danni che occupano il nostro campo visivo, ma ricordiamo che tanta gente continua a vivere malgrado tutto, lavorando e costruendo con dignità il proprio futuro, senza por mente (o facendolo in maniera distratta e magari stizzita) alla paradossale circostanza che, ad onta di questa enorme precarietà, la Comunità riesce a mantenere una propria febbrile creatività fatta di arti liberali.

Le due figlie che ho non crescono più in Molise. Io stesso vi ritorno per pochi mesi l’anno. Ma, periodicamente, sogno di restare nella 20.a e penso che si dovrebbe concedere una medaglia a tutti quelli che, pur vivendo nella città di Diomìra, vorrebbero essere ad Isidòra, il luogo che li ha visti da giovani, con tutti i desideri bene in carne, oramai divenuti solo ricordi. Cos’è, allora, che rimanda costantemente alle origini? Un certo microclima esistenziale particolarmente felice? O la speciale ‘militanza’ di chi pensa sempre “Ma se ce ne andiamo anche noi, chi resta?”. Forse, non è solo questo, pure perché la ‘militanza’ è il gradino successivo: quello che si conquista quando si sia deciso di rimanere e poi si sia rimasti per davvero. Il fatto è che ognuno sente la propria Città in modo diverso. Io, a Larino, mi sento accolto anche se, conoscendo il familismo o i motivi per cui si vota per uno o per un altro, mi viene da pensare che vedrei giusta (faccio per dire!) l’abolizione del suffragio universale. Il fatto di sentirmi accolto è sufficiente a riconciliarmi con la realtà; e la Città di S. Pardo ha questo potere su di me. Se tu esci, è davvero difficile passare da solo la giornata. So di stare esprimendo un sentimento improprio, essendo convinto che qui non vi sia una rete più solidale che altrove; però è proprio questa la percezione che ho. Reputo di avere la capacità di riuscire a parlare con tutti, quasi che fosse la cosa più naturale del mondo.

Qui, se incontri qualcuno (magari persone che conosci solo di vista), sono capaci di raccontarti, per filo e per segno, certe complicate vicende di casa propria. In Comunità maggiori, questo non succede manco nel quartiere in cui risiedi. L’abbraccio della grande Città non è come quello del Paese. Nella prima ti avvicinano e poi ti scaricano, facendoti pencolare tra il “volémose bene” e l’estraneità. Nel Paese, invece, occorre faticare per vedersi riconosciuto qualcosa; ed anche questo fa parte del piacere di starci. Qui, se riesci a fare una cosa, diventa quasi un gesto politico di altri tempi. E la soddisfazione che te ne viene è diversa. Insomma, ogni volta che ritorno in Molise, mi viene da pensare:”Come potrebbe essere bella questa regione!”. Purtroppo siamo diventati un problema, Sono già in molti a chiedersi se “Siamo una Capitale della decadenza!”. Mi rispondo: il fatto che lo siamo da tempo mica può voler dire che si debba restar tali per sempre. E così mi ritrovo a considerare che, dal participio presente, si può anche transitare a quello passato; e che, mentre cadiamo, si sono disegnate intorno alla nostra area geografica traiettorie di segno contrario che poi sono diventate formidabili ascese demografiche partite da un punto più basso rispetto a quello in cui ci trovavamo noi appena un attimo prima.

Ad ogni elezione qualcuno ci faceva sognare, dandoci l’illusione che la corsa si fosse fermata, ma che poi invariabilmente sarebbe ripartiva. Speriamo che ciò accada ancora, e confidiamo che ciò possa avvenire quanto prima. La speranza è sempre l’ultima a morire.

Claudio de Luca

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