​Fave di fuca e solleone 2: centri storici, circoli, bar e scuolabus a piedi

Irradiati ven 20 luglio 2018
Attualità di Claudio de Luca
3min
Nel centro del centro storico di Larino ©https://larinoedintorni.wordpress.com
Nel centro del centro storico di Larino ©https://larinoedintorni.wordpress.com

LARINO. Fave di fuca e solleone 2: centri storici, circoli, bar e scuolabus a piedi.

IMMOBILI INUTILIZZATI – Periodicamente la Camera dei deputati si occupa dei centri storici e dei tanti immobili che vi rimangono inutilizzati. Naturalmente, l'indagine conoscitiva ha denunciato anche la situazione di abbandono di quelli molisani, per lo più ubicati in aree dove spesso non vive più anima viva ma solo gente che usa (e sfrutta) semplicemente il patrimonio edilizio. In Italia, di abitazioni in queste condizioni ve n’è 800.000. In Molise, rimangono concentrate nei centri storici, come a Larino (dove ve n’è qualche centinaio); anzi, nel caso della città frentana, il dato suscita pure qualche amarezza, soprattutto ove si pensi alle difficoltà di tante giovani famiglie che non possono accedere ad un'abitazione. Per gli esperti della Commissione camerale, il primo problema è la tenuta energetica degli edifici e la loro messa in sicurezza, a cominciare dal rischio sismico. Spesso si tratta di immobili inutilizzati, in massima parte da ristrutturare o da rimettere ‘in pristino’. La cosa è facile a dirsi ma difficile a farsi, specialmente ove si tenga conto dell’attuale contingenza economica. Secondo Tecnoborsa, azienda facente capo alle Camere di commercio che si occupa del mercato immobiliare italiano, su un totale di investimenti nel settore delle costruzioni pari a circa 190 miliardi di euro, soltanto 6,1 miliardi sono legati alla manutenzione straordinaria, alla ristrutturazione ed alla riqualificazione energetica del patrimonio abitativo esistente. Come uscire da questa situazione di abbandono delle case poste nei centri storici di Larino, di Termoli, di Bojano, di Isernia, di Riccia e di Venafro? L’indagine della Camera riferisce:”E’ realistico pensare che lo Stato possa reperire risorse nel tempo solo per la riqualificazione e il consolidamento statico degli edifici pubblici strategici”.

CIRCOLI E BAR - Il fenomeno non cammina sotto traccia visto che, in Molise, i circoli privati (con bar) proliferano un po’ dovunque, moltiplicando il particolare abuso di spacci interni che, una volta attivi, diventano esercizi pubblici. La trasformazione ha assunto proporzioni tali da preoccupare; eppure di rado vengono segnalati interventi da parte delle Autorità comunali preposte o dalla Guardia di Finanza. La differenza tra il bar di un circolo ed uno aperto al pubblico è intuitiva: il primo può somministrare ai soli soci, il secondo può servire un pubblico indiscriminato; il primo non rilascia scontrini fiscali, il secondo è obbligato a farlo; quest’ ultimo è assoggettato a regole e quell’altro può aprire senza problemi. Ed è per questo che i circoli privati (rigorosamente con bar annesso) nascono dappertutto (Campobasso, Isernia, Termoli, Larino, Venafro, Agnone …), e persino nei comuni-polvere (Montelongo, 300 abitanti, ne ha contati anche due contemporaneamente). Naturale allora che i gestori dei pubblici esercizi si lamentino. Formalmente, le doglianze vengono condivise pure dal Ministero dell’Interno che, tramite le Prefetture, emana periodiche direttive rivolte a reprimere un fenomeno illegale, ancora più ingiusto da ammettere a causa delle difficoltà frapposte dalla normativa a chi voglia aprire bar o ristoranti. Va bene che il diritto di associazione va salvaguardato, ma esigenza altrettanto indefettibile rimane quella di assicurare l’osservanza delle leggi (ordine, sicurezza, sanità ed incolumità pubblica). E, poiché accade che l’ingresso ai bar dei circoli venga consentito abitualmente pure a chi socio non è, pare giusto esigere un’accorta vigilanza, viste anche le implicazioni fiscali connesse alla somministrazione nei circoli. In effetti, per le attività degli enti associativi, la legge stabilisce agevolazion.,

SCUOLABUS A PIEDI - Altrove hanno inventato il sistema dello "scuolabus a piedi" che contribuisce a ridurre la congestione da traffico in prossimità delle scuole; ad aumentare la sicurezza delle strade; a ridurre il rumore e l'inquinamento; a dare ai bambini un'occasione per socializzare e per fare moto. Ogni ‘veicolo virtuale’ è guidato da un genitore o da un volontario. Altri, in coda, chiudono il gruppo. Gli adulti in questione potrebbero essere nonni-vigili, padri, oppure operatori di un'associazione. Così, gli alunni vanno e tornano da scuola a piedi ed in gruppo. "Salgono" e "scendono" presso apposite "fermate" distribuite lungo il percorso, in luoghi ed orari prestabiliti. Durante il cammino, indossano delle pettorine gialle riflettenti, adatte ad una facile identificazione, in modo da accrescerne la visibilità agli automobilisti. A Larino adottano un altro sistema: si paga un ‘ticket’, ma in tanti non pagano. Tanto Palazzo ducale non controlla.

Claudio de Luca

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