Senegalese fermato in spiaggia morse e picchiò i Vigili urbani, il giudice accetta le sue scuse

Curiosità dal foro ven 10 novembre 2017
Cronaca di Claudio De Luca
3min
Tribunale di Larino ©TermoliOnLine
Tribunale di Larino ©TermoliOnLine

LARINO. Polizia locale, sentenze “curiose” (le nostre e quelle degli altri) Un 49enne senegalese, fermato in spiaggia nel corso di un controllo contro l'abusivismo, aveva opposto resistenza, con calci e pugni, ed era arrivato a dare un morso a uno dei vigili, che - spaventato per un eventuale contagio - era corso in ospedale. Al Pronto soccorso erano finiti altri due colleghi, dimessi con prognosi di 2 e 10 giorni. Nei giorni scorsi l'imputato si è presentato in Tribunale ed ha chiesto scusa.

Il Giudice (non i vigili) le ha accettate e ha assolto il dacno-maniaco sentenziando che i calci ed il morso erano stati di «particolare tenuità». Molti anni fa, a Larino, accadde un fatto i cui tèrmini vennero diffusi dai giornali nazionali e dalla “Settimana enigmistica”. Quest’ultima testata inserì la vicenda tra gli argomenti della rubrica “Incredibile, ma vero!”. Una “vigilessa” aveva sanzionato un tecnico di Ururi e quegli aveva iniziato ad inveire nella sua lingua. Soltanto successivamente, ma solo per attenuare il suo comportamento, aveva preso a dirle, con fare mellìfluo:”Stasera perché non ci vediamo? T’invito a cena!”. Si trattava di un caso da manuale in cui il pubblico ufficiale aveva dinanzi a sé un’unica strada da percorrere; e su di essa si incamminò sino in fondo e denunciò il fatto all’Autorità giudiziaria.

All’epoca il reato configurato era di competenza pretorile; perciò la storia finì sulla scrivania del vice-Pretore reggente (che non era un togato). Quest’ultimo mandò assolto l’imputato, sentenziando che, in definitiva, invitando una persona dell’altro sesso a cena, aveva soltanto voluto essere galante. La curiosa presa di posizione giuridica spiega perché quel giornale di parole incrociate volle infilare la vicenda all’interno di una rubrica di curiosità. Ma come avrebbe reagito quel magistrato onorario se l’invito a cena fosse stato indirizzato, anziché alla vigile, alla sua gentile consorte? Con un’altra sentenza è stato fissato un nuovo principio: in caso di urgenza, un Vigile urbano, seppure nello svolgimento dei propri compiti istituzionali, “può” essere apostrofato poco urbanamente.

Non condividiamo, ma ci si potrebbe pure starci se non fosse intervenuta un’altra decisione di tenore opposto a stabilire che frasi tipo quelle profferite all’indirizzo dell’agente non possono essere pronunciate manco nel corso di una lite condominiale, perché la circostanza configurerebbe un reato. A questo punto ci piacerebbe capire: ma com’è che un Vigile urbano può essere mandato tranquillamente a quel paese ed il vicino di casa no?

Eppure il primo è un soggetto giuridico in uniforme, un pubblico ufficiale (con un ruolo ‘super partes’) che garantisce il rispetto delle leggi e del vivere sociale. Viene da pensare che il lavoro dei poliziotti locali non sia ben visto dalla gente e manco dagli Amministratori che, bene spesso, ne osteggiano l’operatività, vilipesa, limitata o addirittura ridicolizzata. Un esempio? Arriva la Guardia di Finanza e propone ai Sindaci di affidare alla cura delle Fiamme gialle l’accertamento delle violazione delle norme finanziarie locali. Presenta un protocollo d’intesa in Comune e, immediatamente, la Giunta lo fa proprio e lo sottoscrive. Tutto questo avviene come se la Polizia municipale, tra i propri molteplici compiti, non avesse pure quello di vigilare sull’evasione di tasse, diritti e di imposte locali. Un altro esempio? La P.m., polizia di prossimità, viene “sostituita” in tali compiti di vigilanza sul territorio da pattuglie di Carabinieri o di Poliziotti di quartiere, distolti da servizi istituzionali ben più pressanti. Ma questo accade perché, nella 20.a regione, da oltre 300 unità, i Vigili urbani si sono ridotti a meno a 170. Il ‘turn over’ non viene effettuato e per la categoria si profila ciò che è accaduto ad alcuni ospedali molisani: la chiusura per consunzione!

Claudio de Luca

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