Sparizioni in Molise e in Italia

Misteri gio 22 febbraio 2018
Cronaca di Claudio De Luca
2min
Viminale ©radioradio.it
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GUARDIALFIERA. Quante persone “scompaiono” in Molise ed in Italia? Nella 20esima regione il fenomeno si verifica da quando, sotto Guardialfiera, si è formato l’invaso artificiale di Ponte Liscione. Lo Stivale ha partorito quasi 53mila ‘desaparecido’ dal 1974 al 2017 (9.380 italiani e 43.610 stranieri). Questi numeri sono contenuti nella relazione del Commissario per le persone scomparse Prefetto Vittorio Piscitelli. “Si tratta - ha spiegato il Sottosegretario Manzione - di un dato in continua crescita, legato agli aumenti dei flussi migratori”. “Le ultime cifre - spiega il Prefetto – indicano che non c'è tregua manco in inverno, mentre prima i picchi si registravano d’estate quando gli sbarchi sono più frequenti”.

Dietro queste cifre ci sono persone, per cui “occorre procedere subito alla revisione dell'assetto organizzativo di una struttura operativa di supporto”. In effetti un organico di sette operatori non può più essere considerato sufficiente, data l'enorme mole di lavoro gestito dall'ufficio (15mila fascicoli), Il Ministero mantiene attivo da anni un “censimento” degli spariti e dei cadaveri rinvenuti (ma non identificati). Delle 53mila persone “venute meno” fino ad oggi, circa 25.000 (tra cui 10.000 minori) sono ancora da reperire. L’oscuro e silenzioso lavoro della Polizia di Stato ha reso possibile collegare questo primato italiano alla dimensione psicologica che prende il nome dal personaggio pirandelliano che diventa Adriano Meis per inventarsi una esistenza nuova.

Gli esperti dicono che, quando la ‘sparizione’ non sia avvenuta per un fatto delittuoso, a fare scattare il desiderio del cambiamento e la voglia di fuggire sia una sorta di precipitazione psichica; e stimano che il gesto possa essere indotto dall’urgenza di volersi tuffare in un mondo nuovo. Chiaro che, all’origine, debbano esserci motivazioni forti, magari sostenute da spinte lungamente ponderate con cui sia stato posto in discussione il proprio ‘ubi consistam’: la famiglia, il lavoro, lo stato sociale, le proprietà ed i beni. Gli studiosi del fenomeno chiamano “runa way” i soggetti che optano per una scomparsa. Si tratta di una condotta misteriosa, imprevedibile, in lievitazione al punto da offrire seri motivi di preoccupazione agli inquirenti. Davanti ad eventi del genere ci si appella ai princìpi della psicologia investigativa; e le prime domande a cui si cerca di rispondere sono: 1) la fuga è volontaria o involontaria (in quest’ultimo caso si tratta della classica ipotesi del rapimento)? 2) Dove potrebbe essersi confinato il fuggitivo (e qui si precipita nel profilo geografico della vicenda)? 3) Come potrà atteggiarsi il soggetto nel suo nuovo ambiente (e qui si finisce con il discorrere del profilo comportamentale). Qualche Autore ha descritto come sia possibile “volatilizzarsi”, senza essere mai più ritrovati, dopo di avere deciso - razionalmente - dove dirigersi. Dapprima si immaginano i luoghi di destinazione; poi ci si stacca da ogni contatto, senza creare sospetti intorno a scelte che sono state ponderate; infine si liquida sistematicamente ogni bene posseduto, procedendo accortamente alla falsificazione della propria identità.

Fra le migliaia di stranieri scomparsi, sono presenti soprattutto minori non accompagnati che, una volta identificati, fanno perdere le proprie tracce, allontanandosi dalle strutture di accoglienza. La relazione ministeriale registra anche un aumento delle denunce di scomparsa e delle persone rintracciate . Tra gli scomparsi gli uomini sono 40.751 e le donne 12.225. La Sicilia è la regione dove il fenomeno è più frequente (14.238 casi), seguita da Lazio (7.970), Lombardia (5.890), Campania (4.506) e Puglia (3.932). La relazione riporta anche il censimento di cadaveri non identificati presenti in obitori ed istituti di medicina legale (863 corpi al 31 dicembre 2017) e quello dei cadaveri di migranti recuperati in mare (1.637).

Claudio de Luca

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