Asse Roma-Larino per portare la droga ai detenuti in carcere, ci sono altri indagati

Sotto controllo mar 03 luglio 2018
Cronaca di La Redazione
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La conferenza in Procura ©Termolionline.it
La conferenza in Procura ©Termolionline.it

LARINO. Non ci sono soltanto la 44enne e il 56enne finiti agli arresti, e che ora sono ai domiciliari, nell’inchiesta per i reati connessi allo spaccio di stupefacenti in carcere.

Ieri pomeriggio, tuttavia, il procuratore capo facente funzioni della Procura della Repubblica presso il tribunale di Larino, Antonio La Rana, è entrato nel merito dell’operazione di polizia giudiziaria compiuta dagli agenti della Polizia penitenziaria in collaborazione con i Carabinieri della compagnia frentana. Una conferenza che ha permesso di rendere noti i dettagli dell’attività info-investigativa condotta dalla Procura larinese, con cui è stato sterilizzato l’obiettivo di spacciare stupefacenti e, nel caso di specie hashish, dietro le sbarre. Lo spauracchio, sempre più evidente, è che ogni penitenziario sia divenuto una centrale al dettaglio per ristretti rispetto alle grandi istituzioni carcerarie come Regina Coeli o Rebibbia, per citarne alcune. Carceri romane, e non è un caso se vengono menzionate, poiché gli inquirenti sono certi che la provenienza della droga sia proprio la capitale.

Già nel febbraio scorso, gli agenti diretti dal Commissario Coordinatore Maiorano Francesco, durante l'attività di contrasto e prevenzione all'introduzione di sostanze stupefacenti in carcere sono riusciti ad individuare 60 grammi di sostanza stupefacente del tipo cannabinoide, ovvero hashish e marijuana. Le sostanze stupefacenti, erano suddivise in più di 40 pezzi e celate all'interno dei doppifondi delle scarpe, spedite tramite corriere e destinate ai detenuti. Due mesi più tardi, invece, gli agenti bloccarono all'accesso dell'istituto penitenziario un ingente quantitativo di droga, oltre 130 grammi di hashish. Terzo step, quello di martedì scorso. La 44enne pasticciera, che lavora nel laboratorio del carcere, A. B., e il 56enne di origine pugliese, L. D. C., anch’egli inserito nella cooperativa dolciaria, sono finiti nel mirino della Polizia penitenziaria e della Procura. Come ha spiegato ieri in conferenza stampa, alla presenza di chi è intervenuto e anche del maggiore Raffaele Iacuzio, La Rana ha detto che si tratta di «Soggetti che potevano beneficiare dell’ingresso privilegiato del carcere.

Così, al termine di un’attività d’indagine durata circa un mese e condotta attraverso appostamenti, intercettazioni ambientali, telefoniche, e con l’ausilio delle telecamere si è arrivati al giorno dell’arresto “con il ragionevole convincimento che le persone attenzionate stessero per introdurre droga all’interno della casa circondariale. Un’intuizione tutt’altro che errata visto che ha consentito agli agenti di rinvenire 3 stick di deodoranti al cui interno vi erano, ben occultati, dosi di hashish per un peso complessivo di 106 grammi, quasi sicuramente da destinare ad un’attività di spaccio tra i detenuti». Gli arresti sono stati convalidati dal Gip Daniele Colucci, che ha ritenuto valida la sussistenza della flagranza di rato, ma le indagini complessive vedono coinvolte anche altre persone, sette in totale, la cui responsabilità, per ora, non è stata resa nota. Il quadro giudiziario più grave è del 56enne, poiché era già al centro di un percorso di reinserimento sociale.

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