La diffusione dell'illegalità molisana

Abusivismi e furbetti mar 10 luglio 2018
Cronaca di Claudio de Luca
3min
Abusivismo ©Termolionline.it
Abusivismo ©Termolionline.it

LARINO. I buoni sentimenti, ed i comportamenti virtuosi dei singoli, non possono impedire di rilevare come gran parte del mondo molisano viva (o sopravvive?) nell’opacità di una sostanziale collusione, pronto com’è ad adattarsi a codici negativi che hanno finito per regolarne il funzionamento.

Basta guardarsi intorno, in un giorno quale che sia, per rilevare quanto radicata e pervasiva sia la piccola illegalità. A Termoli c’è il parcheggiatore abusivo; a Larino il commerciante che non dà lo scontrino; nei mercati settimanali dei paesi il ‘supermarket’ all’aperto dei ‘dvd’ falsificati, delle borse taroccate di Prada e di Vuitton e dei ‘jeans’ targati Armani. Tutto prospera a dispetto dei numerosi pattuglioni delle Fiamme gialle. E così l’ultimissimo cd e dvd del buon cantante Ernia, appena presentato nelle grandi librerie delle città, è già stato posto in vendita nei mercatini di Ururi e di Lucìto. Lo sviluppo della tecnologia ha moltiplicato il ‘pezzotto’ (in altri termini il ‘tarocco’), portando il ‘pezzottaggio’ e le sue possibili applicazioni ad un livello di sofisticazione (e, direi, di raffinatezza) che ha reso anche il Molise uno dei più industriosi distretti del ‘pret-a-porter’ mercantile, capaci di imporre ai mercatini ritmi sostenuti di obsolescenza degli oggetti del desiderio di tanti clienti a buon mercato. D’altronde, tenersi al passo con l’evoluzione continua del ‘pezzotto’ non costa quanto farlo rispetto al prodotto legale.

Ma, ovviamente, non è possibile non rilevare che, accanto ad una dialettica del mercato, non sarebbe possibile addebitare tutte le colpe al ‘criminale’. Come minimo il cliente è suo complice. Meditateci su. Sono complice del parcheggiatore abusivo, se accetto di dargli la mazzetta nel timore che possa combinarmi un brutto scherzo; sono complice del venditore abusivo se acquisto da lui un prodotto contraffatto. Ma, vi chiederete, come posso a questo punto sottrarmi senza che la mia vita si complichi terribilmente, senza rischiare di venire di continuo alle mani e – in definitiva – senza dovermi affaticare, come un matto, per un risultato di cui nessuno si congratulerà; e che, anzi, potrebbe fare di me un ‘dropout’, un reietto, un insopportabile rompicoglioni da cui girare alla larga, come si fa con quei vecchi incattiviti che – in un angolo del bus cittadino – sibilano parole di fuoco all’indirizzo dell’ultima squinzia che continua a starsene stravaccata, ‘mascecànne ‘o cewingum’, mentre, giusto davanti a lei, una matrona gràvida riesce a malapena a reggersi in piedi nel brusco ‘stop & go’ del veicolo.

Cambiando argomento (sia pure restando in tema), consentitemi di avere maturato un certo diritto alla mia ‘viltà’. Al forestiero, a passeggio, per i vari comunelli del Molise, consiglio un piccolo (ma istruttivo) esercizio. Quello di levare lo sguardo in alto per notare come, sulla gran parte degli edifici, col beneplacito dei vari Comuni, insiste almeno una sopraelevazione. Può darsi che la gran parte di queste costruzioni siano state condonate nel corso degli anni; però tutte (ma proprio tutte!) all’inizio erano nate abusivamente. Qualche vicino se la sarà presa, avrà denunciato e fatto il diavolo a quattro. Ma, alla fine, anche lui avrà mollato la presa, esausto e sfiduciato, piegato dalla pervicacia dei suoi nemici, tetràgoni ad ogni sequestro e ad ogni apposizione di sigilli o diffide.

Alla fine deve avere capito che la migliore risposta all’abuso del vicino è semplice ed a portata di mano: un contro-abuso, tanto per pareggiare. La morale è: tutti colpevoli, nessuno è colpevole. Tanto, alla fine, arriva il condono! Per questo motivo, quando si fosse arrivati ad una demolizione, quando si alza la polvere densa dei muri che crollano sotto i colpi di maglio delle ruspe (non spaventatevi, in Molise non è mai accaduto), è come se il nostro mondo si sottoponesse ad un gran bagno lustrale all’asciutto, un rito misterioso (ed anche crudele) perché, su di un lato della scena, magari esasperate ed infuriate, ci sono le famiglie che avevano anche versato la caparra per comprarsi un appartamento in quella palazzina, e che ora, incredule, contemplano il disastro ed inveiscono contro l’ingiustizia di una società che vede ma che non vuole vedere.

Claudio de Luca

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