«Moriremo tutti cinesi?» Con Rampini... la globalizzazione del Prosecco

Aut Aut Festival dom 15 luglio 2018
Cultura e Società di Francesca D'Anversa
3min
Federico Rampini a Termoli ©Termolionline.it
Federico Rampini a Termoli ©Termolionline.it

TERMOLI. Grande successo per la seconda serata dell’Aut Aut Festival, dopo il professor Stefano Bartezzaghi, ieri sera a ipnotizzare il pubblico in piazza Duomo è stato il giornalista Federico Rampini.

Federico Rampini, inviato da New York del quotidiano La Repubblica, ha portato in scena lo spettacolo "Linee rosse. Mappe per capire il mondo", un saggio con cui Rampini sta girando in tutti i teatri d'Italia. Ieri è stata la volta di Termoli.

Un viaggio attraverso i nuovi scenari politici ed economici per leggere la nuova cartografia del mondo e guardare dietro le apparenze. Una guida attraverso la geopolitica: dall'impero Usa a quello cinese, dall'Africa all'Europa. Cartine, scenari e analisi del futuro prossimo.

"Viaggiamo di più. Capiamo di meno. Mentre lo attraversiamo in velocità, il mondo ci disorienta. I leader brancolano nel buio. Fissano delle "linee rosse" che non capiscono. Forse perché non leggono. Quel che il mondo vuole dirci è spiegato nelle carte geografiche, e nella loro storia. Ma quelle studiate a scuola non bastano. Bisogna penetrare il loro significato nascosto, incrociare il paesaggio terrestre con le storie delle civiltà, dei popoli e degli imperi".

Rampini ha viaggiato molto per via del suo lavoro, da Bruxelles, dove da bambino si è trasferito con la famiglia per il lavoro del padre, a Parigi, da New York a San Francisco, da Milano a Shanghai. Questo continuo viaggiare tra i continenti gli consente di avere un ampio sguardo sul mondo, unendo la passione per i dettagli e la curiosità culturale che gli permette di andare a fondo e tracciare profili inediti della geopolitica, della tecnologia e dell'economia planetaria.

Al centro della sua riflessione ci sono i destini delle grandi potenze.

Apre così lo spettacolo analizzando la grande potenza Americana, facendo un parallelo con l'impero cinese e conclude con un "Sta finendo l'Impero americano?"; "Moriremo cinesi?". Rampini non azzarda risposte definitive, ma si limita a descrivere quanto sta accadendo.

Esplorando l'America Rampini elenca le formidabili risorse economiche, energetiche, culturali e soprattutto militari, "L'america del Soft Power, che ha sempre esportato valori democratici spesso tradendoli" non si sofferma a denigrare il presidente Trump.

Quanto alla Cina, Rampini pone un interrogativo: “La Cina è in grado di sostituirsi all'America?”Con Xi Jinping, Pechino si lancia sulla scena planetaria offrendo un suo paradigma globale, alternativo a quello americano. Le nuove "vie della seta", esplorate ancor prima di Marco Polo, non sono solo un grandioso progetto commerciale e infrastrutturale, ma un'enorme scenografia geopolitica che coinvolge anche il nostro paese.

Si spazia dalla Russia di Putin al Vaticano di Papa Francesco, dal Sud-Est asiatico a come nuove tecnologie producano nuove geografie.

Tracciando la linea italiana parte da Genova a Ventimiglia, qui le linee rosse sono crocette che rappresentano il filo spinato, "Parlo dei flussi di popolazioni, i flussi migratori, quando arrivo a questo punto mi rendo conto che è uno dei punti più scabrosi di questo tempo, dove un'affannata ferroviera cerca vanamente di acchiappare un agile immigrato che sogna la Francia. Siamo tutti nati nel corno d'Africa poi ci siamo mescolati, abbiamo viaggiato, siamo tutti meticci”.

“C'è una linea rossa sottile, ma precisa, che distingue una migrazione da un invasione, una linea rossa che ognuno ha nel proprio cervello, definita da chi riesce a far prevalere il proprio modello di civiltà, nato da chi riesce a far prevalere i propri valori, usi e leggi e per questo è cosi rovente il tema dell'immigrazione, perché ci può essere l'idea che l'immigrazione diventi invasione.”

Rampini affronta anche il tema della geografia climatica. Il disgelo" la morte dell'artico rappresenta un business, il suo restringimento apre le rotte una volta non navigabili.

"La Globalizzazione del Prosecco" è il titolo scelto per concludere il suo intervento. “Per un espatriato a vita come me, un nomade globale, vi posso confermare che vorrebbero essere tutti italiani. Tutti sognano di essere italiani".

Le parole di ieri sera di Federico Rampini, sono state una grande lezione non solo geopolitica storica, ma di vita che ha lasciato in chi l'ha ascoltato. La grande lezione che non dovremmo mai dimenticare è quella di andare oltre le apparenze e di indagare a fondo sulle questioni, per capire dove e come siamo arrivati oggi e dove andremo in futuro.

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