«La fabbrica dei trabocchi: macchine per la pesca costiera»

Saggio marittimo ven 10 agosto 2018
Cultura e Società di Luigi Marino
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La fabbrica dei trabocchi ©Termolionline.it
La fabbrica dei trabocchi ©Termolionline.it

TERMOLI. E’ convinzione ormai sufficientemente diffusa (sebbene ancora non del tutto praticata) che nessun intervento di restauro possa prescindere dalla conoscenza quanto più completa possibile dei materiali di cui è composta l’opera. In tutti i casi, il rischio maggiore è quello di non riconoscere sul terreno materiali e procedure costruttive e di entrare in una logica di “già visto” che è destinato a nuocere in maniera, talvolta irreversibile, sulla loro futura sopravvivenza.

La perdita progressiva di procedure costruttive tradizionali e l’abbandono di materiali locali sta causando la sistematica (e sembra inarrestabile) perdita di un patrimonio non indifferente e la scomparsa di sapienze e insostituibili abilità manuali.

La continuità degli interventi di manutenzione costituisce la più efficace possibilità di sopravvivenza di manufatti antichi, soprattutto se delicati e naturalmente vulnerabili. L’interruzione di procedure tradizionali e ben collaudate non solo crea immediati danni alle strutture ma causa anche la perdita della cultura della manutenzione. Le conseguenze si renderanno evidenti quando, intervenendo a distanza di tempo, saranno eseguiti lavori inadeguati (che in ogni caso tradiscono gli originali), quando addirittura non nocivi.

Nella storia del costruito avviene di frequente che alcuni fenomeni possano svilupparsi in maniera più o meno omogenea per periodi lunghi e tali da stabilizzarne gli sviluppi successivi. In tal modo è molto probabile che diventino, almeno in linea di massima, prevedibili e rassicuranti. Non di rado, però, si possono avere avvenimenti che creano le condizioni per cambiamenti accelerati e/o improvvisi. Questi, a loro volta, con reazioni a catena, causeranno deviazioni di direzione di uno sviluppo che fino a quel momento poteva sembrare quasi immutabile.

Un esempio di queste dinamiche è fornito dalla storia dei trabocchi, macchine leggere per la pesca costiera. Lo studio documenta un fenomeno importante perché ha segnato l’economia delle popolazioni rivierasche e ne analizza alcuni aspetti costruttivi (tipologie, scelta di materiali, lavorazione e criteri di assemblaggio dei componenti, apparecchi, procedure di manutenzione e adattamento a nuove funzioni…) solitamente meno esplorati.

Il volume raccoglie alcuni risultati di una vasta indagine condotta presso l’Università degli studi di Firenze (Dipartimento di Architettura) basata su specifiche campagne di rilievo di dettaglio e documentazioni ricavate “sul campo” anche grazie alla disponibilità di alcuni proprietari-costruttori-manutentori di trabocchi.

La presentazione avrà luogo martedì 28 agosto alle ore 21 al posto turistico.

Luigi Marino, Paola Barone, Olivia Pignatelli, L’ingegnere sopra e sotto il mare. La fabbrica dei trabocchi, macchine per la pesca costiera, Università di Firenze, 2018.

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