Con l’attentato di Barcellona muore l’inviolabilità italiana nella guerra jihadista

ven 18 agosto 2017
Editoriale di redazione
2min
Con l’attentato di Barcellona muore l’inviolabilità italiana nella guerra jihadista ©n.c.
Con l’attentato di Barcellona muore l’inviolabilità italiana nella guerra jihadista ©n.c.
TERMOLI. La notizia della strage della capitale catalana è un duro colpo per tutti i paesi del Mediterraneo, Italia e Grecia in primis. Sia perché stavolta ad essere colpita è una città prettamente turistica, sia perché la Spagna non è direttamente coinvolta nel confitto ideologico-religioso che vede contrapposti l’Islam da una parte e i paesi europei protestanti dall’altra. Poiché la penisola Iberica è strettamente legata, religiosamente parlando, alla Chiesa cattolica romana, questo nuovo attentato ci fa temere che l’Italia sia il prossimo bersaglio dei terroristi islamici. Senza andare a scomodare la storia, ricordando gli oltre 700 anni di dominazione islamica che hanno reso la Spagna così particolare in questa stagione stragista, è il disimpegno politico del governo spagnolo nei confronti dei conflitti dei paesi musulmani che ha fatto ritenere che la penisola Iberica fosse immune e si sarebbe salvata dalla nuova stagione degli attentati terroristici di matrice islamica. Ne eravamo tutti così convinti che a frotte noi italiani abbiamo eletto anche quest’anno la meravigliosa Barcellona come sede privilegiata delle nostre vacanze. Ma non solo. La crisi del mercato del lavoro italiano ha spinto moltissimi giovani, soprattutto del Mezzogiorno, a cercare una nuova vita proprio nella capitale del divertimento e della movida spagnola. Scelta per trascorrere una vacanza di pochi giorni o per crearsi una nuova vita, Barcellona fino a ieri pomeriggio rappresentava un’oasi dove milioni di residenti e migliaia di turisti potevano pensare serenamente al futuro e rigenerare le proprie energie mentali e fisiche, esaurite dalle ansie giornaliere di una crisi che ancora non accenna ad estinguersi. E probabilmente è proprio questo che ha spinto gli attentatori a colpire il cuore della capitale catalana, falcidiando centinaia di passanti e turisti, uccidendone finora 14, che nella Rambla ogni giorno passeggiavano ammirando l’arte e la storia, gustando la cucina tipica e divertendosi nei tanti locali che hanno reso Barcellona celebre e unica al mondo. Seminare il terrore, impedire agli occidentali di vivere serenamente e di godere della vita, farci cambiare il nostro stile di vita e cacciarci in un’epoca oscura fatta di paura e di sospetto, sembrano essere proprio queste le ragioni che spingono una manciata di giovani ad immolarsi nel nome di Allah portando con sé all’altro mondo quanti più innocenti possibili. Ma probabilmente dietro il terrore e l’ideologia religiosa si nasconde un mal di vivere che tanti giovani e giovanissimi trovano insostenibile, visto che la maggior parte degli attentatori sono nati e cresciuti negli stessi paesi dove hanno compiuto gli attentati. La Spagna, come l’Italia, non ha seconde o terze generazioni di immigrati provenienti dai paesi musulmani, ma a differenza dell’Inghilterra, della Francia e della Germania, i paesi più tragicamente colpiti dal terrorismo islamico, vivono più intensamente e più drammaticamente la crisi economica. Vogliamo essere ottimisti, ma più di tutto dobbiamo essere realisti, l’attentato di Barcellona cambia tutte le nostre prospettive sulla guerra del terrore in corso e senza abbandonarci al pessimismo e soprattutto all’odio contro una cultura che non capiamo, è davvero arrivato il momento per tutti noi cittadini europei di porci le giuste domande e di trovare le giuste risposte per risolvere questo conflitto e porre fine al terrore. Sabina Sestu

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