Il peso dei Palazzi Regionali nell'Italia che nega gli sprechi

Diamo i numeri ven 16 marzo 2018
Lavoro ed Economia di Claudio De Luca
3min
Regione Molise ©Ansa.it
Regione Molise ©Ansa.it

LARINO. Su ‘Facebook ritorna di moda il tema “Regione sì, Regione no”. Perciò diamo mano ai ricordi. Fu negli anni ’80 che in Molise la popolazione cominciò a cadere dalle scale, a diventare cieca e pure sorda; e un abitante su quattro poté fruire di una pensione d’invalidità. Poi Campobasso ed Isernia finirono in buona compagnia, seppure esistessero anche regioni virtuose come il Trentino-Alto Adige dove – nel 2009 - era stata concessa ‘una’ sola pensione di invalidità.

L’Italia è una nazione divisa in due pure per quanto riguarda la P.a. Ad ogni cittadino della Lombardia i dipendenti costano 20 volte meno di quelli siculi che – tra l’altro - percepiscono il 40% in più dei ministeriali. Il peso del Palazzo, nell’Italia che nega gli sprechi, diventa variabile sulle tasche dei contribuenti. Pare strano, ma Campobasso è meglio di Parigi: da noi un consigliere regionale introita più del Presidente francese Makron (7.000 euro) che, per ciò stesso, si ritrova ben lontano dai 150mila annui dei Presidenti del Consiglio e degli assessori della Giunta. Più tardi, quando la crisi economica affliggeva ben più pesantemente lo Stivale, i trasferimenti statali dovettero essere implementati dalle tasse che Sindaci e Governatori hanno da manovrare per far quadrare i conti); e se n’è originata una rivoluzione. Lo si è visto in Molise con i costi della Sanità che non sono più calcolati sulla spesa storica (quella su cui, negli anni, si sono incrostati gli sprechi e il malaffare), bensì sulla scorta dei costi-‘standard’, facendo riferimento agli importi sostenuti dai più bravi. Risultato: antichi ospedali (come quello di Larino) sono spariti nel nulla. Andrà bene alla Lombardia, alla Toscana, alle Marche, all’Emilia-Romagna, all’Umbria, ma di gran lunga peggio a Roma, a Campobasso ed ancora più giù.

Calcolare il costo della Sanità per ciascun abitante è poco indicativo, perché non tiene conto della migrazione dei malati che, dal Molise, vanno a curarsi in Lombardia (dove le strutture, finanziate in modo completamente autonomo, costerebbero sui 3.000 euro ad ogni cittadino) o nel Lazio (oggi la spesa sarebbe di 3.500 euro a testa per ogni abitante). La realtà odierna va fotografata sui numeri di quattro Regioni (Calabria, Campania, Lazio e Molise), commissariate dal Governo, e poi di altre quattro (Abruzzo, Liguria, Sicilia e Sardegna), obbligate ai piani di rientro del disavanzo, con uno sforamento complessivo che arriva a 4 miliardi di euro. Cosa accadrà se i Governatori saranno costretti ad aumentare le tasse ai propri elettori molto più di quanto non possano, o vogliano, fare oggi? Forse bisognerà aspettare questo evento fiscale per capire appieno quanto la Sanità sia un albero della cuccagna. Oggi nessuno più nega che la torta sanitaria sia stata utilizzata per comprare i consensi. Tutto questo è andato avanti sinché si è giunti ad un punto di non-ritorno che ha imposto l’uso delle forbici, “accorpando, “riorganizzando” e "rimodulando". Tre modi acquiescenti per dire:"Ora si taglia". Or bene resettare fa male, ma certe amputazioni sarebbero pur state condivise se praticate senza tener d'occhio ai campanili, con l'intenzione di preservare la guglia di quelli situati in comunità elettoralmente più consistenti.

Così si è proceduto prevaricando le aspettative dei territori grazie soprattutto all’acquiescenza delle popolazioni e dei Partiti che hanno dimostrato di prendere coscienza dell'accaduto soltanto a bocce già lanciate. Ecco perché certe Regioni andrebbero abolite perché utili solo a consentire alla classe politica di vedersi somministrare indennità e "benefit" immeritati. Solo la riforma di questi istituti può ammodernare il sistema e spingere la crescita economica, arginando il debito pubblico. Le macro-regioni farebbero comodo più ai cittadini che alla Politica. Ma bisogna pensarle non sulla scorta degli attuali confini per partire dalle funzioni e per convenzionarsi al fine di fruire dei Fondi europei. Bisogna ragionare in un contesto più ampio, superando i confini regionali. Non servono strutture nuove quando sia auspicabile solo maggiore collaborazione.

Claudio de Luca

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