Nella classifica degli abusi edilizi, il Molise ne vanta 71 su 100

A grande maggioranza gio 17 maggio 2018
Lavoro ed Economia di Claudio de Luca
3min
Intervento demolitorio ©gruppodinterventogiuridicoweb.com
Intervento demolitorio ©gruppodinterventogiuridicoweb.com

CAMPOBASSO. Lo Stato al Sud (ma meglio sarebbe dire i Comuni!) sta perdendo il controllo del territorio. Per ogni 100 abitazioni costruite nel 2017, il 19,4 di esse è stato edificato in modo abusivo. Se, poi, si va a distinguere la percentuale di abusivismo nelle varie macro-regioni si scopre che, al Nord, essa supera di poco il 5% mentre al Sud arriva al 49,9%; e che, quel che è peggio, si tratta di un dato in costante aumento. A certificarlo sono i dati ufficiali, allegati al Documento di programmazione economica e finanziaria (Dpef), approvato dal Consiglio dei ministri sul finire dell’aprile scorso, mantenuti seminascosti in fondo ad un documento di 40 pagine (una relazione sul ‘Bes’, benessere equo e sostenibile). E se si interrogano i dati Istat (che, però, sono disponibili soltanto fino al 2016), si scopre che la regione peggio messa in questa classifica dell’illegalità è il Molise, con 71 abusi edilizi ogni 100 costruzioni autorizzate. E la cosa bella è che, nella 20.a regione, si fanno case fuorilegge che risultano inabitate quattro volte su dieci. Nell'Isernino ne rimane vuota 1 ogni 4 residenti; e questi dati finiscono col situare la Patria di Cuoco al 3° posto nazionale.

Soltanto in Valle d’Aosta ed in Calabria la percentuale di appartamenti non occupati rimane superiore a quella registrata in Molise; ma il primo posto della regione a statuto speciale si spiega con l’abbondanza degli appartamenti offerti ai villeggianti. Di contro l'aliquota del Molise (36,89 %) concreta il doppio di regioni a densità più alta, tipo il Lazio, la Campania e la Lombardia.

Nel 2005 l’indice di abusivismo complessivo si era collocato all’11,9; ma, dieci anni dopo, era già possibile registrare un incremento al Sud (transitato dal 40 al 49,9%) e nelle Isole (dal 43 al 47%). In pratica, mentre gli edifici abusivi del Settentrione si sono ridotti entro limiti pressoché fisiologici, nel Mezzogiorno e nelle grandi Isole è dilagato fino a concretare un segnale evidente della perdita del controllo del territorio da parte dello Stato, col beneplacito dei Comuni. Dietro al Molise - c’è la Campania (64,3) e la Calabria (64,1). La regione più virtuosa è il Trentino (2,0), seguita da Friuli (3,5), Piemonte e Valle d’Aosta (5,8). Ovviamente quando si parla di abuso edilizio non ci si riferisce a costruzioni completamente abusive, ma anche a quelle in cui la difformità rispetto all’autorizzazione è solo parziale (un piano in più rispetto al progetto approvato, ampliamenti non autorizzati, cambi di destinazione …). Il fatto che sia possibile esporre dati così precisi significa che le costruzioni abusive sono state in qualche modo rilevate (al contrario di quanto avviene, per esempio, nella stima dell’evasione o del lavoro nero, che si basano su elementi indiziari o su proiezioni statistiche). Ciò significa che i Comuni sanno (o dovrebbero sapere) quante sono e dove sono, ma non hanno la forza (o la volontà politica?) per ripristinare la legalità. In teoria dovrebbero intervenire ogni volta che vengono a conoscenza delle violazioni.

Di fatto la normativa che consente la repressione di questi abusi è complessa ed il percorso giudiziario tortuoso; i tempi di definizione delle pratiche sono lunghi ed il risultato finale non è garantito. Finisce così che, nella stragrande maggioranza dei casi, le Amministrazioni intervengono solo davanti a una precisa denuncia (di solito effettuata dal vicino che si senta danneggiato). In effetti gli immobili che vengono demoliti (o in qualche modo sanati) sono una percentuale irrisoria rispetto a quelli non in regola. La gravità del dato sull’abusivismo edilizio è velatamente riconosciuta dallo stesso Def secondo cui esso «fornisce una misura diretta del deterioramento del paesaggio, ma può leggersi anche come una ‘proxy’ del rispetto della legge e dell’utilizzo del territorio». Come a dire che, soprattutto al Sud e nelle Isole, ormai lo Stato (o meglio i Comuni) sta diventando sempre di più una mera finzione.

Claudio de Luca


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