Senza lavoro, ai giovani molisani non resta che emigrare

Esodo lun 30 luglio 2018
Lavoro ed Economia di Claudio de Luca
3min
Cerco lavoro ©laringhiera.net
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CAMPOBASSO. Il Molise si dibatte in un problema (che è anche italiano) che ha un costrutto ma non idee per risolverlo da parte della classe dominante. Si allude all’avviamento al lavoro dei giovani, soprattutto quelli diplomati e laureati. Se questo è stato un impegno forte già negli anni passati, oggi sembrerebbe diventata una situazione da sottacere soprattutto perché rappresenta il metro di misura dell’incapacità di certa ‘malapolitica’. Quella che, purtroppo, con alterne vicende, ha la pretesa di governare la ventesima quando è soltanto occupata in problemi di ripartizione e di fruizione di spazi di poteri, dai maggiori a quelli più modesti. Naturalmente occorre distinguere tra giovani molisani diplomati e laureati e quelli ‘sine titulo’ perché, almeno per questi ultimi, qualche speranza di sottoutilizzazione c’è, seppure mal remunerata e precaria. Per i primi, invece, soprattutto se sono bravi, le strade – per così dire normali – sono sbarrate. Ed ecco perché, per i più intraprendenti, residua la fuga verso Paesi più ospitali; e, per gli altri, c’è l’ingresso in qualche clientela politica o, in alternativa, la disoccupazione.

Una volta c’erano i concorsi pubblici nei Ministeri e negli enti locali; e, un po’ dovunque, era questo il metodo classico per fare largo alle nuove leve previo utilizzo di efficaci mezzi di selezione. Ma oggi i concorsi sembrano ‘segnati’ perché i partecipanti non vengono più giudicati per la loro preparazione e per i meriti effettivi quanto piuttosto per le raccomandazioni accumulate e per le interferenze politiche. Le chiamate sono quasi sempre dirette. Uno dei tanti sottocapi chiama, assume ed il gioco è fatto (perfino nei nostri piccoli enti locali). Il sistema più efficace per sistemare i raccomandati è il cosiddetto ‘prequiz’, consegnato in busta chiusa e nominativa ai vari concorrenti. In questo modo, prevalere in un concorso pubblico è un po’ come vincere al lotto. Sono in tanti ad ‘imbrogliare’ ma i Giudici del Tar e quelli del Consiglio di Stato rifiutano di metterci le mani, nascondendosi dietro un assiòma: “Stante la qualificazione dei componenti della Commissione esaminatrice, non si può dubitare della loro attitudine a giudicare in modo corretto ed imparziale”.

E così si inibisce col qualificare insindacabile, nel merito, il giudizio del Collegio. Nella sostanza, per i giovani molisani c’è solo un mezzo di evasione, molto triste: ma è l’unico efficace per salvarsi: la fuga dalla regione in cui la fama di potere della ‘malapolitica’ è dIventata totalizzante.Ed ecco perché tutte le più grandi e ricche Comunità italiane (ed europee) sono piene di giovani cervelli molisani che non ce l’hanno fatta più a subire e se ne sono andati altrove. In tante famiglie si verificano casi di questo genere. In un dolce Paese (che non nomino) una brava e giovane ricercatrice ha lasciato l’Italia per lavorare: "Ho fatto anni ed anni di precariato e di borse di studio. Alla fine la goccia che ha fatto traboccare il vaso è stato mio figlio. Al momento di scegliere le superiori, mi ha detto: “Voglio optare per una scuola facile. Non intendo ammazzarmi di fatica e poi non cogliere alcunché”.

Di solito i ‘regionali’ ed i ‘comunali’ ottengono il potere fingendo di richiamarsi – a vario titolo – ad idee di comune accettazione. Per esempio, si rifanno alla cosiddetta ‘meritocrazia’, vale a dire l’opzione dei migliori (a servizio della politica) in quanto idonei a rappresentare meglio i loro compatrioti, dando adeguate risposte.Ma il sistema adottato dalla classe politica molisana rassomiglia sempre di più a quello di una satrapìa orientale dove, persino le scelte più serie, diventano competenza dei valori capricciosi del capo e dei suoi ausiliari, ai vari livelli di importanza; e, nella realtà molisana, orientata sempre all’obbedienza politica e dal ‘favor’ verso gli ‘yesman”, il merito rimane sempre assente.

Claudio de Luca

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