Per Palazzo Ducale va bene anche la costruzione di un metanodotto utile solo a chi lo gestirà

Fuga di gas gio 11 gennaio 2018
Politica di Claudio De Luca
3min
Palazzo Ducale ©TermoliOnLine
Palazzo Ducale ©TermoliOnLine

LARINO. Per Palazzo Ducale va bene anche la costruzione di un metanodotto utile solo a chi lo gestirà.

La Fondazione “Don Milani si domanda cosa abbia indotto i 7 Comuni molisani coinvolti (Larino, Guglionesi, Montecilfone, Palata, Montenero di B., Tavenna e Mafalda) “a formulare con tanta allegra sollecitudine un parere favorevole” quando i loro omologhi abruzzesi (in 14 su 19) hanno inteso di doversi opporre. Ma, soprattutto, la Onlus si chiede se le varie Amministrazioni molisane abbiano adeguatamente coinvolto le popolazioni, “visto che la mancanza di informazione costituisce ancora uno dei più grossi problemi di democrazia dalle nostre parti”.

Del metanodotto Larino – Chieti si è parlato oltre 2 anni fa. Già allora l’opera fu definita eseguibile “ad esclusivo uso e consumo dei petrolieri che vorrebbero trasformare l’Abruzzo ed il Molise in un distretto minerario”. La società “Gasdotti Italia”, di proprietà di un fondo di investimento inglese, ne ebbe a scrivere nel suo Piano industriale, riferendo della presunta utilità di un intervento predisposto per connettere stoccaggi ed aree di “produzione” diverse; ma, per i “malpancisti”, difficilmente si sarebbe potuto comprendere un uso diverso dal momento che, nello Stivale, il consumo di gas è diminuito del 35% negli ultimi dieci anni. D’altronde una procedura di valutazione di impatto ambientale interregionale Abruzzo – Molise non riuscì a spiegare diversamente l’intento dell’opera, cosicché fu veramente difficile partecipare in maniera informata e consapevole al procedimento. Figurarsi, poi, a riferire alla pubblica opinione.

In effetti, dalla documentazione, non era stato agevole rendersi conto a cosa sarebbe dovuta servire quest’opera lunga oltre 100 km che deve attraversare ben 19 comuni abruzzesi e 7 molisani, densamente abitati, con aree agricole di valore e con 8 siti di interesse comunitario per la biodiversità. Il “Forum H2O”, “Nuovo senso civico”, “Trivelle zero Molise” ed il “Comitato No Stoccaggio Gas Poggiofiorito” provarono a sovraimporre il tracciato del metanodotto alle varie concessioni di idrocarburi presenti sul territorio. Ne fuoriuscì un quadro disarmante nella sua chiarezza. Ed allora fu del tutto evidente che quest’opera doveva servire esclusivamente a collegare i vasti titoli minerari (tra permessi di ricerca e concessioni di coltivazioni) dove dovevano sorgere i pozzi di estrazione e ben tre stoccaggi di gas che rappresentavano il “cuore” del sistema.

Stiamo parlando: 1) del “Treste”, ubicato a cavallo tra le due regioni, funzionante già da tempo; 2) del “Sinarca” in Molise (già autorizzato e da costruire); 3) del “Poggiofiorito”, in Abruzzo, in via di autorizzazione, su cui pendono i ricorsi al Tar depositati da 14 Comuni e dalla Regione Abruzzo. Insomma si tratterebbe di un intervento inserito nella strategia di trasformazione del territorio italiano in un “hub del gas” di cui avrebbero beneficiato solo poche aziende ed il Nord Europa. Sull’argomento “termolionline.it” batté la notizia riferendo che si profilavano all’orizzonte 4 stoccaggi di metano, di cui uno da potenziare proprio nella zona posta al confine fra Abruzzo e Molise, utilizzando una parte nuova del vecchio giacimento un tempo già sfruttato. Il sito ha una superficie di 77 kmq, interessa 6 comuni abruzzesi (Scerni, Monteodorisio, Gissi, Furci, Lentella e Cupello) ed uno del Termolese (Montenero di B.). Stoccare significa appunto riutilizzare un vecchio giacimento di gas allo scopo di riempirlo nuovamente con del metano importato, reinserito occupando i medesimi spazi sotterranei. Questi ultimi sono composti da uno strato di ghiaia opportunamente profondo, ed ancora da rocce solide o da sabbia in cui viene ripompato l’idrocarburo affinché espella l’acqua che lo impregna. I lavori sono iniziati ad opera della “Stogit” della Snam chiamata a potenziare il sito di stoccaggio fra Abruzzo e Molise. Secondo la vulgata questi lavori porterebbero l’Italia a diventare uno dei maggiori produttori di gas-metano al punto da potersi chiamare fuori da ogni ipotizzabile crisi internazionale.

Claudio de Luca

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