Il no di Renzi a Di Pietro: la road map del Fiorentino

La disfida di Montenero mer 07 febbraio 2018
Politica di Claudio De Luca
3min
Matteo Renzi ©Web
Matteo Renzi ©Web

LARINO. Renzi & c. non vogliono Di Pietro. I perché del “niet” del Fiorentino all’ex P.m. di “Mani pulite”.

Una volta si diceva che la Sinistra (immaginata come una matrona) “figliasse” sempre; ma quel tempo non sembra ancora essersi esaurito. Dopo le tante denominazioni assunte dal Pci, una volta giunti alla sigla Pd, l’”isola” si è scomposta ancora, diventando un arcipelago che – almeno per il momento – sembrerebbe essersi ridotto. Ma, se questo sia vero, potrà dircelo solo il futuro. Intanto, oggi, c’è una novissima formazione (‘Liberi ed Uguali’) che di già mostra quattro posizioni: quelle di Pietro Grasso, di Laura Boldrini, di Pier Luigi Bersani e di Massimo D’Alema. Il lettore dirà che questa nostra sia una sintesi ‘audace’ ove si pensi ad altre ‘doglie’ (o preferite chiamarle ‘sensibilità’?), peraltro manco tanto nascoste. Il Pd (dimidiato, oppure ‘rimediato’?) si ritrova sempre nelle mani di Renzi; ma come andrà a finire se le Idi di marzo dovessero finir male per il regista fiorentino? Per il momento chi ha patito danni è stato Di Pietro che aveva pensato di fare del ‘suo’ Molise una sorta di ridotto, come Mussolini – in altri tempi – fece della Valtellina.

Ma l’impresa non gli è riuscita; e proprio per colpa del buon Matteo. Un po’ di storia spicciola. Il Pm delle “Mani pulite”, reso famoso, oltre che dalle nerbate giudiziarie inferte ai politici più famosi degli Anni ’90, dalla sua parlata vernacolare e dai “ma che ci azzecca!”, fu lanciato da Max nel 1997. “Baffino” lo ‘paracadutò in un Collegio sicuro (quello del Mugello), peraltro facendo fuori il compagno Sandro Curzi, navigato e stagionato, che fu alla Direzione del Tg di Telekabul, a Rai 3. Di seguito Di Pietro fu Ministro e fondatore dell’Italia dei valori; e, in quest’ultima veste, lanciò anche il sen. Razzi che tanto ha contribuito all’ascesa televisiva di Crozza. Quando tutto è finito politicamente (ma non la sua popolarità), l’ex-Magistrato di Montenero voleva diventare l’Araba Fenice della ventesima regione, presentandosi in un Collegio uninominale quale candidato unico del Pd e degli scissionisti. Ma il progetto non ha avuto buon fine perché, a mettersi di traverso, è stato proprio Renzi che, col suo cervello fino, ha avuto una pensata: zio Antonio vorrebbe farmela, ma io non glielo permetterò, almeno sinché ne ho la forza. Si tratta di uno che intrattiene rapporti privilegiati col ‘grillinaio’ da una parte e con Grasso dall’altra. Finisce che mi stringono in una morsa col fascio (‘absit inijuria …) tra la minoranza di Orlando e di Emiliano, Di Maio, il Presidente del Senato e i vari D’Alema.

Dopo di che, mentre quest’ultimo si accontenterebbe solo di farlo fuori, Grasso (che flirta con Grillo) si assiderebbe sulla ‘cadrèga’ della Presidenza del Consiglio sostenuto dal Bepy, dai ‘Leu’ e da quella porzione del Pd che aborre l’ex-Sindaco di Firenze. Naturalmente, dopo che ha fatto fuori Di Pietro (anche con l’aiuto degli avversari molisani dell’ex-Pm), perché il disegno di Renzi possa andare completamente a felice èsito, occorre soprattutto che i grillini – alle prossime elezioni - non abbiano a superare il 25% dei suffragi. E, curiosamente, per raggiungere questo obiettivo, l’ex-Presidente del Consiglio confida molto sul Cavaliere e sulle sue ascendenze elettorali nel Meridione, sicuramente in grado di contenere l’avanzata dell’M5s.

Di Pietro ha necessità di rilanciarsi. Ultimamente aveva collaborazioni in materia di trasporti con la Regione Lombardia e, prima ancora, faceva – gratis - il supervisore dell'Amministrazione comunale di Altamura, dove era Sindaco un ex-Idv. Questa curiosa opzione non piacque alla deputata piddina del luogo Liliana Ventricelli che fece rilevare come il Comune fosse guidato "da una maggioranza che ingloba amministratori del precedente decennio e nuovi consiglieri afferenti ai partiti della Destra. Non è un mistero l'improvviso interesse politico del primo cittadino per 'Forza Italia' dopo il suo amichevole incontro con Silvio Berlusconi al Congresso del Ppe a Madrid". Insomma il politico molisano, transitato dall'alta politica nazionale a quella (minima) di un'Amministrazione di provincia, si era acconciato a lavorare ‘amore Dei’ (viste le regole della "spending review") per un Esecutivo pencolante a Destra.

Claudio de Luca

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