Apriti sesamo: 1,5 miliardi per i Comuni e le giunte ringraziano

Cordoni larghi lun 19 marzo 2018
Politica di Claudio De Luca
2min
Palazzo Chigi ©Web
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LARINO. Nelle casse dei Comuni sono confluiti 1,5 miliardi di risorse al fine di alleviare le sofferenze degli Esecutivi. Si tratta di risorse erogate a titolo di anticipo a valere sulla prima rata di acconto Imu, di cui beneficeranno 6.807 comunità ma non gli enti ritardatari nella trasmissione dei certificati di bilancio e dei questionari ‘Sose’ sui fabbisogni-standard (che sono stati 584). Inoltre la Direzione centrale per la finanza locale del Ministero dell’interno ha disposto il pagamento di ulteriori 199 milioni a saldo del Fondo di solidarietà comunale 2017 finora corrisposto per il 96%. In questo caso gli enti aventi diritto sono stati 6.164, mentre 642 non hanno osservato l'obbligo di presentazione di certificazioni e questionari. Un dato, quest'ultimo, che documenta come – ad onta della scarsità di risorse - il numero di enti inottemperanti rimane sempre elevato (circa il 10% del totale).

Naturalmente questi Comuni potranno mettersi in regola nell'arco di 15-20 giorni. I dati sulle attività di pagamento sono più che raddoppiati nell'arco di quattro anni. Ma non finisce qui perché vi sono altri 200 milioni, da spendere in tre anni, per le progettazioni degli enti locali dedicate alla sicurezza nelle scuole e negli edifici pubblici, per gli insediamenti produttivi e per la cosiddetta ‘project review’. Saranno versati 55 milioni nel 2018, 65 nel 2019 e 80 nel 2020, sulla scorta di quanto previsto da due decreti del Ministero delle infrastrutture che concernono: 1) il “Fondo per la progettazione di fattibilità delle infrastrutture e degli insediamenti prioritari per lo sviluppo del Paese, nonché per la ‘project review’ delle infrastrutture già finanziate”; 2) il “Fondo progettazione Enti locali”, varato con il via libera della Conferenza Stato-città (quest’ultimo non ancora firmato dal Ministro Delrio).

I provvedimenti sono sopravvenuti in conseguenza delle novità apportate dal Codice dei contratti pubblici, confermate anche nel primo decreto correttivo: l'obbligo di appaltare i lavori sulla base del progetto esecutivo e la «project review» di cui all'art. 202, una revisione progettuale di progetti particolarmente onerosi, datati o sovradimensionati, da applicarsi ad esempio alle 111 opere infrastrutturali della abrogata Legge obiettivo. Nel dettaglio, 30 milioni di euro vanno alle 15 autorità di sistema portuale, 30 ai 14 Comuni-capoluogo di Città metropolitane, 25 ai 36 capoluoghi di regione o di provincia autonoma. Altri 25, infine, ai 36 enti capiluogo di regione o di provincia autonoma, (non ricadenti in Città metropolitana) o con popolazione superiore ai 100mila ab. Per quel che concerne il secondo saranno ammessi anche progetti di demolizione e di ricostruzione, pur mantenendo la stessa destinazione d'uso, così come i progetti finalizzati all'adeguamento degli edifici alla normativa sismica, o anche la messa in sicurezza edile ed impiantistica. La speranza è che non si tratti di provvidenze cartacee, come fu per la Legge Realacci-Terzoni, definita come una riscossa visto che, per la prima volta, si ammetteva pubblicamente che la residenza, sia pure in un comune-polvere, costituisse comunque un interesse nazionale perché promuoveva l'equilibrio demografico del Paese. Lo Stato doveva erogare anche in questi luoghi le funzioni pubbliche essenziali (Uffici postali, trasporti, scuole e banda larga), ma non sarebbe stato possibile originare una rinascenza assegnando quattro soldi a 5mila enti locali territoriali.

Nel Molise l’on. Venittelli votò a favore, l'M5s no. Per i pentastellati si trattava di una stesura imperfetta. Persino l'Anci parlò di "controesodo" dal momento che si tentava di ripopolare i centri -‘de minimis’ (quelli con meno di 5.000 ab.) che sono il 70% del totale e che ospitano 11 milioni di persone. Di qui l'idea di un finanziamento stabile destinato alle aree interne. Il proponimento era giusto, ma la legge venne finanziata con 100 milioni in 7 anni che, suddivisi per l'intera platea dei mini-enti, avrebbero assommato 2.555 euro a Comune, ogni 365 giorni.

Claudio de Luca

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