La nostra città sta morendo

ven 01 dicembre 2017
Spalla di La Redazione
4min
Termoli dall'alto ©Web
Termoli dall'alto ©Web

TERMOLI. “La città come qualcosa di vivo, come un organismo che respira, come un grande corpo in trasformazione”

Un organismo che ha, quindi, bisogno di ossigeno per vivere. L’ossigeno della nostra città siamo noi: le persone, con i nostri bisogni, con i nostri consumi, con le nostre interazioni, con i nostri sguardi.

Le strade, invece, sono come il sistema circolatorio che collega ogni parte dell’organismo al cuore. Continuando con l’analogia: le strade carrabili sono le vene, i percorsi pedonali sono le arterie.

Le vene sono indispensabili, come indispensabili sono le strade per il trasporto di merci e per la fruizione dei servizi, ma sono subordinate alle arterie, che trasportano ossigeno.

Ma le persone (che sono l’ossigeno) si muovono con le macchine e quindi sulle strade, allora che senso ha la distinzione tra arterie e vene!? Tra strade carrabili e pedonali!?

La sostanziale differenza sta nelle possibili interazioni, nei possibili incroci e nei possibili sguardi che un percorso pedonale può offrire. Facciamo un esempio: Gaia deve fare delle commissioni nel centro della città, lascia la sua auto nel parcheggio multipiano ai margini della zona pedonale, procedendo a piedi per l’ultimo tratto del percorso. Magari Gaia incontra un’amica che le offre un caffè, magari lo prendono, o magari è tardi, e si organizzano per mangiare insieme nella pausa pranzo. Più avanti nel suo percorso, la molecola di ossigeno(Gaia), passa davanti la vetrina di un negozio e vede un articolo che le riporta in mente un amore perduto. Decide di comprarlo e riaprire una storia, o magari decide che è il momento di andare dallo Psicoterapeuta che ha lo studio proprio dietro l’angolo.

In questa passeggiata “obbligata” si sono venute a creare quattro possibilità di guadagno: per un Bar, per un Ristorante, per un negozio, per uno Psicoterapeuta (o per l’ex di Gaia). (Senza considerare i benefici per Gaia e per l’ambiente).

E se Gaia avesse avuto l’opportunità di arrivare con l’auto fino alla sua destinazione!?

Ecco questa è la differenza! Noi siamo ossigeno se interagiamo, altrimenti siamo solo merce!

L’ultima parte della citazione in apertura recita “…come un grande corpo in trasformazione”, ma come può avvenire una trasformazione così forte in un centro città con un tessuto cosi ben radicato!?

Con interventi puntuali, precisi e mirati a raggiungere un obbiettivo comune. Abbiamo bisogno di un Piano Strategico, sopra le parti, sopra le speculazioni, che possa ricordarci in continuazione l’obbiettivo, che possa farci andare verso la giusta direzione con coerenza.

Un Piano interdisciplinare, messo in piedi da tecnici di ogni settore, che metta a sistema gli interessi di tutti per raggiungere un bene comune. Dal punto di vista urbanistico bisognerebbe guardare la città dall'alto, segnare con puntini tutte le potenzialità che essa offre e, nel gioco “Unisci i puntini”, tracciare dei segmenti che li colleghino, dando nuovo spessore e nuovi significati a segmenti e puntini. Magari il Corso Nazionale avrebbe bisogno di qualche zona di sosta, e giusto un po’ di verde. Magari avrebbe bisogno di un progetto importante in testata (via Roma), che lo metta in stretto contatto con Piazza Sant’Antonio e con il Borgo antico, inglobando il vecchio cinema e finalmente liberarlo da quelle tristi vesti di polietilene che ne coprono la bellezza ormai da anni. Forse lì il progetto di una piazza sopraelevata che prolunghi la terrazza di Sant’Antonio e che ospiti al di sotto un passaggio carrabile, abbassando un minimo la sede stradale di via Roma, risulterebbe meno invasivo e fantascientifico di un tunnel vetrato e creerebbe collegamenti pedonali tra le parti. Magari Corso Fratelli Brigida potrebbe aver bisogno di zone pedonali più ampie, anch’esse arricchite da verde, punti di sosta e piccole installazioni che prendano il posto degli attuali parcheggi che nascondono vetrine e palazzi.

Magari la scalinata a chiocciola, unico collegamento diretto tra il porto e il borgo antico, non aveva bisogno solo di essere decorata ma bisognerebbe caricarla di significato, lavorando ai suoi estremi, donandogli uno sbarco importante. (Proviamo a pensare ad un parcheggio al posto della Barcaccia in Piazza di Spagna, la scalinata resterebbe la stessa eppure diventerebbe priva di fascino e importanza). Magari guardare con la stessa ottica anche la passeggiata sulle gallerie di Viale Marinai d’ Italia, che ora inizia e finisce con delle insignificanti gradinate. Magari non c’è bisogno di costruire un nuovo parcheggio sotto piazza Sant’Antonio, ma di rendere funzionali quelli esistenti su Viale Triste, magari ampliandoli, magari pensando ad un ponte pedonale che scavalchi la ferrovia collegando, appunto, viale Trieste e via Dante Alighieri, dando nuova vita allo slargo di Piazza Bega e ai suoi portici, rendendola il centro di smistamento dei flussi, essendo in stretta vicinanza ad Università, Stazione e Corso.

Magari bisognerebbe dare inizio ad un piano di recupero edilizio mirato ad incentivare Enti pubblici e Agenzie (Inps, Agenzia delle entrate, Giudice di pace, ecc.) a trasferire i propri uffici nel centro città. Magari non basta rinnovare la pavimentazione e costruire trabocchi nelle rotonde sul Lungomare Nord per renderlo “vivo”, forse si dovrebbe ragionare sul dislivello che c’è tra l’arenile e la passeggiata, sulla “soglia invisibile” che esso crea. Forse bisognerebbe pensare a nuove strutture per i lidi balneari che lavorino a due quote diverse, quella della strada e quella dell’arenile. In modo da eliminare l’ostacolo della “soglia invisibile”, rendendo più “naturale” l’entrata in un lido per chi passeggia, e in modo da creare un nuovo modo di vivere la spiaggia, e soprattutto rendendola accessibile con facilità a chiunque in ogni punto!

Sicuramente i pensieri di una notte insonne non bastano a risolvere i grandi problemi di una piccola città, ma magari possono accendere l’idea di qualcuno che ne sa più di me, e possono far riflettere anche i cittadini che decidono di essere ossigeno e non merce!

Una piccola molecola di ossigeno.

Stefano Felice

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