A Carnevale ogni incasso vale (ma non per la sfilate locali)

lun 19 febbraio 2018
Spalla di Claudio De Luca
3min
Carnevale storico di Ivrea ©blog.edreams.it
Carnevale storico di Ivrea ©blog.edreams.it

LARINO. Con una settimana di ritardo per il maltempo, ma partono. Ma chissà perché la teoria di carri allegorici larinesi (e molisani in generale) non aiutano a pensare alle sfilate che si tengono a Venezia o a Viareggio, in Ivrea o in Acireale.

Intendiamoci, il pensiero non va certamente alla fattura dei mascheroni che, con gli anni, sono diventati – soprattutto nel centro frentano - mastodontici e complicati, mostrando – a piene mani – la bravura dei giovani che li plasmano. Intendiamo alludere alla concretezza, poco palpabile, di un aspetto economico che non porta ad alcunché. Cerchiamo di spiegarci meglio. Al contrario di quello di Venezia, quello larinese è un “carnevale povero”. Quest’anno, nella Città dei canali, la manifestazione si svolgerà addirittura a numero chiuso. Partecipare ad un ballo tra le calli può costare fino a 700 euro; ed a questa somma va aggiunto il noleggio del costume ed il prezzo di una serata (più o meno altri 500). Già quello di Viareggio è assai più economico, ed anche più divertente ove si consideri che i pupazzi sono ispirati a vicende ed a figure dell’attualità italiana, o locale, che in Molise sembrerebbero proibite. Difatti, in tanti anni, si ricorda un solo carro improntato ai protagonisti di un’Amministrazione comunale (peraltro social-comunista).

A scorrere i dati del Centro di studi turistici “Jfc” i Carnevali italiani rappresentano sempre un autentico affare, nel senso che quella cinquantina di appuntamenti maggiori producono, lungo lo Stivale, un indotto del valore di circa 140 milioni di euro che lievita fin oltre i 210 ove si tenga conto dei festeggiamenti e degli spettacoli predisposti attorno a questi eventi di cui mostrano di essere appassionati soprattutto i giovani.

Questi ultimi non badano a spese: si spostano, frequentano gli alberghi (tanto non pagano loro), provvedono ai coriandoli ed alle stelle filanti, affittano costumi e mangiano nei ristoranti. In misura inferiore, fanno le medesime cose anche le giovani famiglie con bambini (ed i nonni). Se provaste a sommare i fedelissimi agli spettatori di nuovo cònio, scoprireste che (almeno secondo le statistiche) assommano ad oltre 6 milioni gli Italiani che partecipano alle sfilate carnascialesche. Ma a Venezia questo numero si incrementa ancor più per la presenza di circa un milione e mezzo di stranieri. Così accade anche per Viareggio, seppure qui la quota che arriva da fuori confine sia inferiore del 40%. Tutto questo per sottolineare che quello del Carnevale è diventato un appuntamento fisso, anche se divertirsi costa. Insomma certi eventi portano incassi. Ed anche Larino, nel suo piccolo, potrebbe attingervi. L’impegno dei giovani carristi è da favola. Qualcuno, per usare termini desuèti, li definisce “Maestri cartai”; magari esagera, ma non sbaglia perché sanno produrre opere di pregio il cui unico difetto è quello di non essere visionate tecnicamente, ai fini della sicurezza.

Fortunatamente, almeno a tutt’oggi, non è mai accaduto alcunché. Ma il rischio è grosso e stupisce che proprio un ente locale si preoccupi poco di questo aspetto. Ma non è su questo aspetto che intendiamo calcare. Ci domandiamo come sia possibile che il valore dei 50 migliori cortei mascherati italiani pervenga ad una cifra di oltre 200 milioni mentre qui ha solo un costo che fa agio per meno di 20mila euro sulle casse comunali e per il resto sull’abnegazione e sul portafogli dei “maestri cartai”.

Qui è normale che, a guadagnare possano essere soltanto le bancarelle dei lupini e dei “muss’al limone”, quelle delle noccioline americane e quelle delle maschere, mentre in quei giorni facciamo concorrenza persino a chi - per 365 giorni l’anno - tiene il proprio esercizio di somministrazione di alimenti e bevande aperto per poi patire la concorrenza di chi – magari senza manco pagare per il suolo pubblico – arriva a Larino in quei giorni solo per fare il proprio utile. Una situazione anòmala che si ripete ogni anno, soprattutto perché – lungi dal pensare al pratico (come si è detto a Carnevale ogni incasso vale) – parrebbe che le uniche cose da fare con riferimento a questo evento sia la conferenza-stampa che Palazzo ducale organizza per far capire a tutti quanto sia stato bravo il ‘team’ di assessori (ma col sudore e col portafogli degli artisti dei “mascheroni).

Claudio de Luca

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