Chi ha vinto. Chi ha perso?

mar 20 marzo 2018
Spalla di Luigi Marino
4min
Tunnel ©TermoliOnLine
Tunnel ©TermoliOnLine

TERMOLI. Allora il tunnel si fa. Dopo che il consiglio dei ministri ha autorizzato la “riqualificazione(?)[1]” della città ci si pone la domanda su chi siano i vincitori e chi invece abbia perso.

Chi ha vinto:

Il primo che ha vinto è un’impresa che finalmente vede realizzabili i “suoi” progetti e, in particolare, quelli che le renderanno degli utili per molto tempo. L’impresa ha vinto e sempre più avrà in pugno la situazione perché controllerà i cordoni della borsa e potrà decidere sull’andamento dei lavori.

Ha vinto un’amministrazione che è riuscita a convincere il consiglio dei ministri della bontà del progetto (che invece la segreteria del consiglio dei ministri e, ancor prima, il ministero per i beni culturali avevano rigettato[2]) evidenziando soltanto alcuni aspetti e trascurando quelli che avranno conseguenze per niente secondarie per la città e che costituiscono solo vantaggi per l’imprenditoria privata.

Ha vinto un’amministrazione che sostiene che lo sviluppo debba passare attraverso la trasformazione di parte della città in un “villaggio turistico” creando le condizioni per una futura estensione di questa logica ad altre parti della città se ci saranno altri imprenditori interessati a investire.

Ha vinto una amministrazione che non ha avuto il coraggio di confrontarsi con chi chiedeva di potersi esprimere ma ha preferito andare per la sua strada nascondersi dietro un silenzio non proprio “democratico”.

Hanno vinto degli amministratori che hanno sostenuto il progetto fidando nella scarsa memoria dei termolesi che dimenticheranno in poco tempo di chi sono le responsabilità.

Hanno vinto i progettisti che hanno visto accettata l’dea che per il cambiamento della città non servano approfonditi studi preventivi (compresi quelli antropologici e sociologici) ma basti proporre soluzioni grafiche che siano la più comoda e immediata risposta alle esigenze del committente.

Hanno vinto quelli che pensano che nel futuro potranno arrivare in centro lasciando la macchina a portata di piedi annullando il principio della pianificazione urbanistica, di generalizzata adozione, che suggerisce di allontanare il traffico veicolare privato dal centro.

Hanno vinto quelli che potranno affacciarsi dai loro ipogei verso il paese vecchio senza pensare a cosa vedranno quelli che si affacceranno dal muraglione.

Hanno vinto quelli che sperano di partecipare in qualche modo al banchetto intrufolandosi (o facendo intrufolare i figli) nel cantiere o nella futura gestione.

Hanno vinto quelli che si illudono di uscire facilmente dalla città andando a intasare il lungomare nord che d’estate è già un delirio.

Hanno vinto quei commercianti che credono che lo sviluppo turistico sia tanta gente che gira e spende.

Chi ha perso:

E’ evidente che i perdenti sono Termoli e i termolesi perché l’amministrazione ha confermato che l’attenzione per gli abitanti è forte quando si chiedono i voti mentre gli abitanti vengono esclusi quando si prendono decisioni importanti.

Ha perduto Termoli perché si fa carico di un progetto che in fase di realizzazione diventerà sempre più pesante e, una volta terminato, sarà di scarsa utilità per la comunità e costoso per la sua manutenzione.

I perdenti sono i termolesi perché dovranno subire un progetto calato dall’alto che modifica il carattere di un intero quartiere celato dietro abili rendering che presentano situazioni che nella realtà si riveleranno diverse. Termoli perde una preziosa occasione per avere una ampia area di verde attrezzato di cui la città ha un vero bisogno.

Hanno perduto i cittadini ai quali è ancora riservata una politica culturale misera e inadatta a una città che voglia davvero crescere; una politica che, in mancanza di un museo, di una biblioteca specializzata, di un centro di studi locali, di gallerie d’arte, di laboratori artigianali si esaurisce in qualche manifestazione estiva.

Hanno perduto i giovani termolesi ai quali viene offerto un modello di città dove ogni cosa ha un prezzo, una città effimera basata sull’apparenza di negozi e bar le cui luci devono ravvivare un corso grigio e triste, una città da “consumare”.

Hanno perduto i cittadini che sono consapevoli che il turismo può rappresentare una grande occasione di crescita economica e culturale e che, invece, devono scontrarsi con un turismo che costituisce la prima e più grave forma di sfruttamento e depauperamento di un territorio.

Hanno perduto quelli che come me si erano illusi che questa amministrazione avesse realmente a cuore la città e che fosse capace e volesse impegnarsi nella crescita culturale e sociale dei cittadini, quella crescita che avrebbe potuto costituire la molla per una vera e seria trasformazione della città.

Renzo Piano ha osservato che una città “... basta ascoltarla, perché la città, è il riflesso di tante storie”. La Termoli “riqualificata” corre il rischio di essere il riflesso di una sola storia. Brutta.

Luigi Marino


[1] Il vero significato del termine è un po’ diverso da quello che viene utilizzato a Termoli. “La logica con cui si interviene deve mettere davanti a tutto il benessere dei residenti e il rispetto per l’ambiente. Quando si vuole fare sul serio, si associano alla rigenerazione degli edifici e degli spazi, anche interventi di tipo culturale, sociale, economica e ambientale” (ideegreen.it/riqualificazione-urbana-99451).

[2] Non risulta proprio che l’amministrazione abbia “in parte accolto” le proposte di modifica del Mibact perché da parte del ministero non ci sono mai state queste richieste. Ma un rigetto totale.

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