Ex Nautico e Schweitzer​: 9.164 metri quadri da alienare

gio 19 luglio 2018
Spalla di Luigi Marino
3min
Il plesso Schweitzer ©Termolionline.it
Il plesso Schweitzer ©Termolionline.it

TERMOLI.Che fare? Demolire? Ristrutturare? Una risposta definitiva e miracolosa non è che una illusione. Ogni caso esige una attenzione adeguata, degli incontri, l’ascolto degli abitanti, il confronto tra diversi punti di vista, studi comparativi […] allora come trasformare un eccesso in un male minore? Coinvolgendo imperativamente gli abitanti.” (T.Paquot, Désastres urbains, Paris 2015).

E’ davvero una utopia pensare che almeno parte delle politiche urbane possa prevedere il coinvolgimento preventivo delle popolazioni? Da qualche anno sembra proprio che il parere della gente conti solo poco più di niente visto che, sempre più frequentemente e in diversi settori, le decisioni le prendono pochi per tutti.

Eppure qualche confortante eccezione esiste. Casina di Reggio Emilia, tra gli esempi più interessanti: un casello cantoniere è stato trasformato da edificio in disuso in uno “spazio condiviso”. “Quando si è trattato di tirar fuori dalla casa cantoniera un grande luogo di ritrovo, di socialità e di divertimento venivano a grappoli a lavorare, a tirar su, a sistemare, a portar via tonnellate di detriti, a mettere i fili elettrici […] tutti facevano qualcosa. Anche il sindaco Fornilli”.

Un’utopia realizzata a costi irrisori con una bella dimostrazione di Democrazia Diretta e di impegno personale. Ma certo quella regione è un altro mondo. Ma non solo da quell’emisfero si ha notizia di esperienze di Pratiche Democratiche Diffuse che partono da una maturazione sociale che pone a base di tutte le politiche urbane il vantaggio collettivo. E non l’assuefazione (la patologia più diffusa) alla delega, la rinuncia alle decisioni e il controllo sull’operato di chi è stato eletto (per un tempo limitato) a gestire la cosa pubblica.

La recente decisione dell’amministrazione comunale di Termoli di alienare immobili di proprietà comunale coinvolge anche le aree di due scuole (catalogate come ex scuole). Il motivo è fare cassa. In entrambi i casi il punto di debolezza è “vetustà dell’immobile” (non mi conviene tenerli) mentre il punto di forza è “la posizione strategica dell’immobile in contesto urbano e turistico” (ci posso fare cassa). Due osservazioni tra le tante che si potrebbero fare:

- se gli edifici avessero avuto una manutenzione ordinaria negli anni oggi non sarebbero in queste condizioni. E’ facilmente prevedibile che prima o poi altri edifici subiranno la stessa sorte;

- si offre una proprietà pubblica a privati che speculeranno su edifici che una buona progettazione pubblica, potrebbe invece ancora utilizzare (evitando che le scuole vengano esiliate sempre più in periferia) o convertire in un centro multifunzionale rifiutando l’idea di una città-bazar.

La logica sembra essere un po’ la stessa di quella adottata per il tunnel (e tutto il discutibile resto) dove l’interesse collettivo è solo uno schermo dietro il quale si nasconde prepotente quello privato.E’ utopico pensare a una soluzione che sia vantaggiosa della Comunità? Pensare, per esempio, a una strategica riduzione dei volumi delle due scuole a vantaggio di spazi verdi e avviare la progettazione di un “laboratorio” nel quale possano trovare un adeguato posto attività culturali, un museo (ma Termoli avrà mai un museo di cultura locale?), laboratori artigianali (scomparsi del tutto in città), sedi di associazioni (ce ne sono tante che realizzano una ampia fetta delle attività culturali della città) e tutto quanto può contribuire a formare un “capitale culturale” che è lo strumento determinante per un vero sviluppo.

Ma a Termoli ci sarà mai una amministrazione che vorrà vantarsi di aver realizzato una vera politica culturale che vada oltre l’agosto termolese e un reale coinvolgimento dei cittadini? Ma ci sarà mai una amministrazione che vorrà vantarsi di aver rinunciato ai pericolosi “completamenti” a vantaggio della valorizzazione dei pochi spazi non ancora occupati da costruzioni?

La demolizione delle due scuole e la costruzione di un paio di condomini o alberghi (e sarà assolutamente marginale che siano dei casermoni o bei palazzi con tralicci metallici alla moda) porteranno vantaggi all’investitore privato, ma poco alla città che rischia di restare in un emisfero coloniale. Pur avendo le qualità per uscirne.

Luigi Marino

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