C'era una volta la terra: al Maxxi il docufilm su Francesco Jovine
ROMA. Il Molise esiste. Lo dimostra l’attenzione dei cineasti che giocando sul filo di questa ambiguità geo-esistenziale sempre più spesso si collegano con la nostra realtà. Ma stavolta il progetto è serio.
Proiezione speciale l’8 aprile al prestigioso Maxxi di Roma della pellicola "C'era una volta la terra", un film documentario destinato alla sala cinematografica che sarà presentato in anteprima come evento speciale voluto da Mario Sesti.
Un documentario che parla di Terra, del legame Uomo-Terra, dedicato alla figura di Francesco Jovine e girato completamente in Molise, cui hanno lavorato, negli ultimi due anni, Ilaria Jovine e Roberto Mariotti, registi dell'opera. Con la voce narrante di Neri Marcorè.
Con questo progetto i due registi romani hanno voluto ricordare tra le altre cose la figura di uno scrittore purtroppo prematuramente scomparso e poco celebrato, nonostante sia stato un intellettuale, giornalista e romanziere tra i più significativi in Italia, vincitore nel 1950 del Premio Viareggio. Il lavoro di Roberto e Ilaria (nipote di Francesco) è l'esito di una lunga ricerca sul territorio: dopo tante traversie finanziarie, è stato totalmente prodotto dai due autori e ora è finalmente concluso.
C’ERA UNA VOLTA LA TERRA “La terra è un fatto di anima”
Film documentario diretto da Ilaria Jovine e Roberto Mariotti
Liberamente tratto dagli articoli giornalistici
di Francesco Jovine (1902-1950)
Proiezione introdotta da Mario Sesti alla presenza degli autori
Liberamente tratto dagli articoli giornalistici che lo scrittore neorealista Francesco Jovine (1902-1950) ha dedicato al Mezzogiorno, alla questione meridionale e alle lotte contadine, il documentario indaga la realtà del Sud contemporaneo, alla ricerca del medesimo legame raccontato dallo scrittore, quello che da sempre lega l’uomo alla terra.
Una favola di immagini e suoni, sospesa tra presente e passato, raccontataci dalla voce di Neri Marcoré e dalle musiche originali di Giuseppe Moffa.
Una favola poetica quanto amara che ripercorre i cicli delle stagioni e svela abusi e dissesti, parla dei diritti dei nuovi braccianti e dei doveri verso l'ambiente, che ricorda antiche superstizioni contadine e ironizza su quanto in fondo non siamo cambiati.
Il curatore della rassegna e critico cinematografico Mario Sesti così sintetizza il film: "A quasi settant’anni dalla morte dello scrittore e cronista, Francesco Jovine, che ha raccontato la vita contadina con lo scrupolo dell’antropologo e l’empatia del poeta, il film rievoca il suo sguardo mappando con la videocamera campi e forre, valli e dirupi, pianure e colline, coltivazioni e pascoli del Molise. La civiltà più antica del mondo, quella rurale, in un canto pastorale, dal dettaglio digitale, che include i nuovi volti dei migranti".