I guai del Vigile che aveva dato del gay a un collega

lun 26 marzo 2018
Veicoli al crocevia di La Redazione
3min
Vigile urbano ©TermoliOnLine
Vigile urbano ©TermoliOnLine

Avere dato del ‘gay’ ad un collega (definitosi tale per sua esplicita ammissione) ha permesso la condanna del vigile urbano appellante. Solitamente, non si pensa ad alta voce; e manco un “balengo”, potrebbe mai riuscire ad indovinare i pensieri altrui. Però c'è pure chi parla da solo, magari mentre fa la doccia o mentre viaggia sul ‘bus’ cittadino. Così facendo, potrebbe commettere chissà quanti reati: Tizio è un “pirla”, Caio ha le corna, Sempronio è un ladro …

Oggi, pure questo signore dalla loquèla solitaria deve necessariamente cominciare a preoccuparsi dopo i contenuti di una sentenza della Corte di Cassazione i cui Giudici hanno condannato un Vigile urbano che aveva dato del ‘gay’ ad un collega. La pena? Una multa di 400 euro. Da questo momento in poi, sarà bene che comincino a preoccuparsi un poco tutti, compresi quelli che “diffamano” il prossimo parlando tra sé e sé. Potrebbero essere intercettati, col pensiero, da una squadra di telepati che, dopo di averli sorpresi a pensar male del prossimo, gli piomberebbero addosso, condannandolo. Quando i pregiudizi contro gli omosessuali rappresentavano una deviazione sociale molto seria, dare a qualcuno del finocchio o del “ricchione” (come si diceva a Napoli), era un insulto. Oggi che il pregiudizio è svanito, la forza dell’offesa comunque non può essersi attenuata, seppure abbia perso ogni efficacia per resistere - al massimo - quale ingiuria scherzosa e bambinesca. Non si può dare seriamente del ‘gay’ a qualcuno per insultarlo, tant’è vero questo che la ‘gag’ viene largamente utilizzata nei ‘films kitsch’, semplicemente per eccitare al facile riso. La parola potrebbe conservare l’antica virulenza soltanto in ambienti sociali e culturali anomali, laddove dare a qualcuno dell'hitleriano, o del fanatico religioso (che ovunque si configurerebbe come un insulto da vendicare a ceffoni) suonerebbe come un complimento.

Tra gente normale, mediamente educata, “gay” rappresenta ormai un vocabolo sicuramente tranquillo, senza più le connotazioni aggressive detenute una volta dalle parole che, nel linguaggio corrente, designavano gli omosessuali. Checché ne abbia detto la Cassazione, non può esservi ombra di disprezzo nell’uso della parola ‘gay’, diffusa proprio perché innocua e addirittura igienizzata. E se l'intenzione di chi l’abbia usata fosse stata quella di mostrare tutto il proprio disprezzo? La cosa potrebbe essere lecita, a meno che anche il disprezzo sia diventato un reato. Ma, se fosse così, il 90% dei politici di destra, di sinistra, e finanche di centro, pagherebbe importi per multe dal mattino alla sera. Peraltro, il disprezzo potrebbe costituire una valvola di sfogo, servendo a sgombrare dagli equivoci i rapporti umani. Più o meno, esso è una forma socialmente sostenibile di odio.

Dunque, conserviamo le forme tollerabili di conflitto emotivo, teniamocele care, o finiremo male, come replicanti dei moralisti da ‘talk show’ quando correggono i cafoni, colpevoli d'aver pronunciato una parola forse esatta, ma immorale. Questo è il mio auspicio. Ma purtroppo la Cassazione ha punito chi ha dato del ‘gay’ al collega. Presto potremmo essere toccati pure noi da una condanna simile e finire con il dovere saldare una multa per aver dato dell'“ingegnere”, in tono sprezzante, a un ingegnere. Già adesso chiamiamo con una certa apprensione “idraulico” un idraulico e “cameriere” un cameriere; ed il rag. Fantozzi, quando aveva le visioni, chiamava “geometra” Gesù Cristo, ritenendo di gratificarlo. Oggi un sordo, nel linguaggio edulcorato della burocrazia e del giornalismo cialtrone, è diventato un “non udente”; gli spazzini si sono trasformati da tempo in “operatori ecologici”, lasciando svanire queste figure da ogni orizzonte logico. Ma, forse, stiamo demolendo il vocabolario umano, spingendoci ben oltre il “1984” di George Orwell. Mai un organo giudiziario aveva stabilito che certe parole sono reato. Ma d'ora in avanti, per decreto della Cassazione, è vietato dare del ‘gay’.

Claudio de Luca

TermoliOnline.it Testata giornalistica

Reg. Tribunale di Larino N. 02/2007 del 29/08/2007 - Num. iscrizione ROC:30703

Direttore Responsabile: Emanuele Bracone

Editore: MEDIACOMM srl
Via Martiri della Resistenza, 134 - 86039 TERMOLI(CB)
P.Iva 01785180702

© Termolionline.it. 2024 - tutti i diritti riservati.

Realizzato da Studio Weblab

Navigazione