L’incredibile storia del gatto Steve, fuggito in Molise e ritrovato dopo 6 mesi

Lieto fine gio 27 gennaio 2022

Campomarino Adottato a due anni, arrivato dalla Sardegna a Firenze in aereo, Steve è un gatto che ama viaggiare con la sua amica Maurizia e che ha scelto Campomarino come sua casa temporanea.

Animali di Valentina Cocco
7min
Maurizia ed il suo Steve riuniti a Prato ©TermoliOnLine
Maurizia ed il suo Steve riuniti a Prato ©TermoliOnLine
Maurizia riabbraccia Steve dopo 6 mesi di latitanza in Molise

CAMPOMARINO-PRATO. La vicenda di cui vi rendiamo partecipi non è solo il racconto di come il gatto Steve abbia ritrovato la sua proprietaria ma è, soprattutto, la storia di un Molise autentico, solidale, che non si arrende dinanzi alle difficoltà, ma mostra il suo lato più umano.

A giugno dello scorso anno il gatto Steve, di circa 8 anni, e la sua padrona Maurizia sono partiti da Prato, città di residenza, per conoscere il Molise, uno scrigno di bellezze fino ad allora sconosciuto per loro: quella che era partita come un’avventura da vivere in due, tra natura incontaminata e convivialità, si è presto tramutata in un incubo quando Steve ha deciso di assaporare un po’ di libertà nella pineta di Campomarino, lasciando Maurizia con un guinzaglio ed il cuore a pezzi, soprattutto dopo il suo trascorso.

Adottato nel 2015, quando aveva circa due anni, Steve, all’epoca Rosino, è apparso sulla home del profilo facebook di Maurizia sette anni fa: «Seguivo il gruppo ‘I mici felini della Brianza’ e, un giorno, mi apparse la foto di Rosino, un gatto brianzolo di circa due anni in cerca di una casa. Non ho risposto subito perché pensavo che un gattino così bello sarebbe stato subito adottato ed io, essendo in Toscana, non avrei avuto possibilità. Dopo tre settimane mi riappare il suo annuncio, ripostato dalle volontarie. Mi dico che si trattasse di un segno del destino. Le contatto e mi informo per adottarlo scoprendo che Rosino non era brianzolo ma sardo. Mi metto subito in moto per adottarlo. I volontari si sono organizzati e me lo hanno portato a Firenze grazie ad viaggio in aereo pilotato da uno dei volontari. Ha vissuto con me tante avventure, traslochi e convivenze con altri amici pelosi». 

La scomparsa

La scomparsa di Steve avviene in un giorno di giugno 2021 quando Maurizia, dopo aver vissuto mille esperienze con il suo Steve tra traslochi e cambi di vita, decide di regalarsi un viaggio con il suo amico, scegliendo come meta il Molise. «Avevo già da tempo intenzione di fare una vacanza per conto mio e ho colto l’occasione lo scorso anno, visto che ero da sola e non stavo con nessuno – ha raccontato Maurizia al telefono con TermoliOnLine - Mi sarebbe sempre piaciuto farlo anche con lui e non fargli cambiare solo casa e dunque ho preparato tutto l'itinerario e tutti i bagagli anche per lui e venire in Molise per girarlo tutto. Sono partita da Isernia, ho fatto l'Oasi delle Mainarde, Campobasso, Collemeluccio, fino ad arrivare a Campomarino». 

È qui che, in un giorno che sembra come gli altri, Steve decide di restare e fare del Molise, e di Campomarino, la sua seconda casa: «Dopo una dozzina di giorni di vacanza, tra cascate, spiagge ed esperienze uniche, arriviamo a Campomarino: decido di portare Steve in spiaggia, per regalargli l’ultima avventura prima del ritorno a casa. Rientrando in pineta, però, Steve ha tirato un po’ troppo e si è sfilato la pettorina. Avveniva spesso, ma restava immobile e mi consentiva di riprenderlo».

Forse attratto dalle bellezze della pineta di Campomarino o dal richiamo della libertà, fatto sta che Steve non aveva alcuna intenzione di lasciare il Molise e, approfittando della temporanea libertà dal guinzaglio, ha guardato Maurizia prima di «galoppare via come un cavallo». 

I tentativi di riprenderlo

La sua fuga è stata veloce e, soprattutto, inaspettata. Nell’attimo in cui Steve ha deciso di lasciare Maurizia, lei non si è mai arresa. Ha iniziato a cercarlo per la pineta, malgrado il territorio spesso impervio costellato da rimesse di barche e cespugli, tappezzando quasi ogni centimetro di Campomarino con il suo faccino: «Ho allertato subito il campeggio dove soggiornavo e ho trovato massima disponibilità sia dai villeggianti che dai proprietari e da chi ci lavorava all'interno che si sono prodigati per aiutarmi a ritrovarlo. Ho tappezzato, e ancora me ne scuso, Campomarino con svariati volantini, ho fatto una denuncia alla polizia. Sono rimasta due giorni in più per cercarlo ovunque. Ho camminato non so quanto e ho fatto veramente di tutto per ritrovarlo. Purtroppo tutto questo non ha avuto l'effetto sortito. Era come trovare un ago in un pagliaio. Ho controllato tutte le oasi feline a Campomarino, ma niente. A quel punto, a malincuore, sono dovuta ripartire. Non avendo i social network ho chiesto alle mie amiche ed alla mia famiglia di aiutarmi mettendo annunci sui vari siti internet e sui social. Ho fatto tutto quello che potevo per ritrovarlo». 

I primi avvistamenti

La comunità di Campomarino e quella molisana si sono immediatamente prodigate per aiutare Maurizia a riabbracciare il suo Steve. Nei giorni e nei mesi seguenti la sua ripartenza, Maurizia ha ricevuto centinaia di segnalazioni: «Ho iniziato a ricevere messaggi da persone che non conoscevo, che avevano letto la mia storia e che mi mandavano foto ed aggiornamenti su gattini che assomigliavano al mio Steve, corredandole con numeri da contattare. È grazie a loro se la mia speranza di ritrovarlo non mi ha mai lasciata».

Le segnalazioni che all’inizio erano serrate e quotidiane, nel mese di dicembre, si sono assopite, riducendosi ad un pugno di mosche, scemando man mano che le ore trascorrevano. 

La svolta

Un mese di silenzio assordante in cui di Steve non c’era più traccia: nessuna chiamata o messaggio a rincuorare Maurizia e farle sperare che quel gatto adottato nel 2015 potesse ancora essere vivo. Fino a un giovedì di metà gennaio quando Antonietta, una volontaria di Campomarino, contatta Maurizia perché riconosce Steve in un gatto che si è unito ad una delle oasi a cui porta da mangiare. «Aveva conosciuto Steve tramite Catia (Odorisio ndr), un'altra volontaria della zona che mi ha supportata, e sopportata, fin dall’inizio. Antonietta ha preso il mio numero e mi ha videochiamata per farmi vedere Steve. Purtroppo il video non era granché e io non sono riuscita a capire se si trattasse davvero del mio Steve».

Antonietta, come Maurizia, non si è fatta scoraggiare dalla tecnologia che ha remato contro ed ha deciso di descrivere quel gatto che lei conosceva da pochi mesi: «Mi ha dato tre particolarità: una cisti sulla schiena, la mancanza dei dentini ed un orecchio tagliato. Con questi tre elementi in mani e fidandomi del mio istinto da gattara, ho capito che fosse davvero lui e che dovevo tornare a prenderlo».

Di lì il lungo viaggio di Maurizia per riabbracciare il suo compagno di vita felino: «Lavoro tanto ed esco di casa alle 6.30 per lavoro, ma sono partita di notte per Campomarino. Ho dormito in auto, anche perché nessuno fa il check-in alle 22, in attesa di accordarmi con Antonietta il giorno seguente intorno alle 10 e decidere dove incontrarci».

La speranza ripagata

Dopo la notte in auto, in un freddo giorno di gennaio, Maurizia decide di affrontare la verità e recarsi nell’oasi dove Antonietta ha segnalato Steve: «La conoscevo perché ci ero stata il giorno in cui lo avevo perso ed ho deciso di andarci da sola. Ero molto scoraggiata perché pensavo che non mi vedeva da quasi sei mesi e che non si sarebbe mai fatto vedere se non ci fosse stata anche Antonietta. Ho deciso di provarci comunque. Sono arrivata lì, il clima era fresco e il sole mi batteva sul volto. Decido di provare a chiamarlo, ma nulla». 

Sfiduciata, Maurizia torna in auto per aspettare l’arrivo di Antonietta. «Dopo qualche secondo dal rientro in auto, mi guardo attorno sperando di vederlo. Noto una figura che esce da un cancello e non credo ai miei occhi. Era il mio Steve. Esce lentamente, zampettando pian piano, con il sole che gli illumina il musino. Scendo dall’auto in lacrime, chiamandolo. Lui mi guarda e mi fa un flebile miagolio mentre gli vado incontro. Mi avvicino per prenderlo in braccio e lui non fa resistenza. Lo guardo più volte per accertarmi che fosse davvero lui e lo era davvero. Da allora l’ho abbracciato e non l’ho più mollato fino all’arrivo di Catia e Antonietta, due persone squisite che mi sono state vicine in un periodo triste» 

Prima di ripartire, l’amicizia tra le tre si trasforma da telefonica a reale: «Antonietta mi ha invitata a casa sua per bere un caffè prima di ripartire e ho promesso loro che saremmo tornati a trovarle. Antonietta mi ha fatto promettere di aggiornarla su Steve che lei chiamava il suo ‘Ciccio’. Mi è rimasta impressa una frase che mi ha detto: “Mi dispiace Ciccio non ti rivedrò più, ma sono sicura che tornerai a casa tua, in un posto in cui starai meglio”». 

Il rientro a Prato

«Sono tornata a Prato ed ero ancora incredula. È stata una sorpresa sia per me che per mia madre che non credeva che fosse davvero Steve. Pensava che le avrei portato un sostituto che assomigliasse a Steve. Invece era lui, in carne ed ossa».

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