Epidemia Covid ancora in espansione, restrizioni ulteriori nel nuovo Dpcm

L'emergenza coronavirus mer 13 gennaio 2021
Attualità di La Redazione
21min
Coronavirus ©Personale
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Comunicazioni del Ministro Speranza alla Camera su nuove misure per fronteggiare emergenza Covid-19

ROMA. "Non c'è altra strada diversa dall'unità per affrontare questa emergenza, la piu grande dal dopoguerra. Ecco perche mi rivolgo alla maggioranza e all'opposizione", ha detto il ministro della Salute, Roberto Speranza, aprendo l'informativa alla Camera sulle misure anti-Covid. "Nei prossimi mesi sara' tutto terribilmente complicato, teniamo fuori dalla battaglia politica la salute degli italiani, sarebbe errore imperdonabile rallentare nell'ultimo miglio", ha aggiunto.

IL NUOVO DPCM

Quindi Speranza ha accennato alle misure del nuovo dpcm, affermando che "è intenzione del governo confermare il divieto di spostamento anche tra Regioni in zona gialla e vietare l'asporto dopo le 18 dai bar e stabilire l'ingresso in area arancione di tutte le regioni a rischio alto".

C'è poi intenzione di riaprire i musei in area gialla.

"Questa settimana - ha sottolineato Speranza alla Camera - c'è un peggioramento generale della situazione epidemiologica in Italia, aumentano le terapie intensive, l'indice Rt e focolai sconosciuti. Non facciamoci fuorviare. L'epidemia è nuovamente in una fase espansiva". Pertanto "il governo ritiene inevitabile prorogare al 30 aprile stato di emergenza". (Fonte Ansa)

Termolionline ha condiviso la diretta Facebook del Ministro della Salute nell'aula di Montecitorio.

L'intervento integrale:

"Nel corso del 2020, un anno lungo e difficile che abbiamo da poco messo alle nostre spalle, ho costantemente informato il Parlamento, relazionando sia in Aula che nelle Commissioni competenti sull'andamento della pandemia e relativamente alle misure che il Governo ha adottato per contrastare una diffusione incontrollata del virus che ha stravolto le nostre vite.

Come ho più volte ripetuto in questi mesi, non considero questo appuntamento un atto dovuto da svolgere semplicemente in ossequio a quanto previsto dal comma 1, articolo 1, del decreto-legge n. 19: è il lavoro del Parlamento, la leale collaborazione tra Governo, regioni, province autonome e comuni che in tutti i passaggi più difficili ci hanno consentito di resistere e tenere coeso il Paese, anche quando siamo stati investiti dalle onde più alte di questa emergenza sanitaria senza precedenti.

Dal 20 febbraio, dai primi casi di Codogno, è stato subito chiaro a tutte le persone responsabili e di buona volontà che, senza uno sforzo unitario delle istituzioni repubblicane e di ogni cittadino, non si sarebbe arginato, né tantomeno sconfitto, questo nemico incredibilmente forte che all'improvviso ci ha costretto a rinunciare a libertà personali che ritenevamo inattaccabili ed ha colpito duramente le nostre attività economiche e sociali. Non c'è altra strada diversa dall'unità per affrontare l'emergenza sanitaria economica e civile più grande che abbiamo conosciuto dal dopoguerra. Sono state illuminanti, a tal proposito, le parole del Presidente Mattarella, a cui va la nostra gratitudine, nel suo discorso alla nazione di fine anno (Applausi dei deputati dei gruppi MoVimento 5 Stelle, Partito Democratico, Italia Viva, Liberi e Uguali e di deputati del gruppo di Forza Italia). Ecco perché, con la preoccupazione che vivo da Ministro della Salute anche rispetto alle tensioni di questi giorni, voglio rivolgere a tutti un accorato messaggio di responsabilità per l'unità a Roma, come in tutte le regioni d'Italia. Mi rivolgo con lo stesso spirito alla maggioranza e all'opposizione: siamo nell'ultimo miglio, ad un passaggio delicato e decisivo per vincere finalmente questa lunga e difficile battaglia che stiamo conducendo da mesi contro questo terribile nemico invisibile. Adesso, ancor di più che in altre fasi dell'emergenza, serve uno sforzo unitario, una leale collaborazione, a Roma come in tutte le regioni. Le prossime settimane ed i mesi che verranno saranno difficilissimi perché il virus può tornare a colpirci duramente e perché dovremo contemporaneamente portare avanti la più grande campagna di vaccinazione della nostra storia recente; sarà tutto terribilmente complicato. Ecco perché insisto: nei prossimi giorni teniamo fuori e lontana dalla battaglia politica, da vere o presunte tensioni elettorali, la salute degli italiani. Sarebbe davvero un errore imperdonabile distrarci o rallentare a poche centinaia di metri dal traguardo.

Una forte e leale collaborazione istituzionale, un Paese intero che si stringe a coorte è certamente anche la via maestra per essere vicini ai nostri medici, infermieri, personale sanitario, che ogni giorno da mesi combattono in prima linea e che in queste ore sono impegnati in modo straordinario anche nella campagna di vaccinazione. Dobbiamo ringraziarli tutti (Applausi) ed essere uniti e coerenti nel sostegno al nostro Servizio sanitario nazionale è anche il modo più concreto per valorizzare il lavoro prezioso ed insostituibile che essi svolgono.

Con l'avvio della campagna di vaccinazione - come è stato detto più volte in queste giornate - finalmente si intravede la luce in fondo al tunnel. Adesso sappiamo con ragionevole fiducia che il Covid ha i mesi contati e che, grazie ad uno sforzo senza precedenti della comunità scientifica, con i nuovi vaccini sconfiggeremo anche questo virus che ha colpito così duramente il nostro pianeta.

Mi sia consentito in quest'Aula di rimarcare il ruolo della scienza dentro questa partita: la conoscenza, la ricerca, la capacità delle migliori intelligenze di lavorare insieme hanno prodotto questo risultato straordinario. Mai nella storia un vaccino era stato così veloce, dobbiamo ricordarlo sempre, soprattutto quando decidiamo dove investire le risorse pubbliche. La scienza sta illuminando la strada che ci porterà fuori da questa stagione terribile e noi dobbiamo investire, ogni giorno di più, sui nostri ricercatori che ringraziamo e di cui siamo sinceramente orgogliosi.

È vero, finalmente vediamo la luce e possiamo affrontare con più fiducia i prossimi mesi, ma non abbiamo ancora vinto. Facciamo molta attenzione e non sbagliamo la lettura di questa fase decisiva. La nottata non è ancora passata, l'ultimo miglio è ancora lungo e irto di ostacoli da superare. Dobbiamo affrontarlo con rinnovata fiducia, ma senza abbassare la guardia e tenendo saldamente i piedi per terra. Certo, siamo tutti felici ed orgogliosi per l'avvio della campagna nazionale di vaccinazione, per i primi incoraggianti risultati raggiunti, ma siamo solo all'inizio, alle prime battute di una lunga e difficile maratona. Ma soprattutto - questo è il punto che mi preme mettere subito in evidenza - dovremo continuare a convivere con una forte circolazione del virus sino a quando le vaccinazioni non avranno un positivo effetto epidemiologico. Lo dico con chiarezza e con il senso di responsabilità che sento nei confronti del Paese, con parole semplici e spero chiare: attenzione, in tutta Europa sta montando una nuova forte tempesta. Angela Merkel ha detto la verità quando ha affermato che ci aspettano i mesi più duri della pandemia. Il virus, quando verranno autorizzati e poi distribuiti ulteriori vaccini, verrà piegato, ma adesso continua a circolare con forza crescente e può di nuovo colpirci molto duramente. Non dobbiamo farci alcuna illusione: i prossimi mesi saranno molto difficili e se li affrontiamo pensando che siamo già fuori pericolo, andiamo incontro a drammatiche disillusioni.

Nell'anno che è alle nostre spalle abbiamo, purtroppo, imparato che i numeri, nella loro progressione e connessione, sono come il barometro che, con la bassa pressione, anticipa l'arrivo di una nuova tempesta. Nel mondo i numeri restano terribili, nella loro evidente drammaticità: un caso confermato ogni 89 abitanti; un decesso ogni 4.080 abitanti. Sono numeri impressionanti che, ancora una volta, si commentano da soli. In Europa, purtroppo, la situazione attualmente è ancora peggiore: un caso confermato ogni 27 abitanti; un decesso ogni 793 abitanti. Mentre si svolge il nostro dibattito, grandi nazioni come la Germania e il Regno Unito sono in lockdown totale. In Gran Bretagna è il terzo lockdown dalla scorsa primavera, questa volta anche con le scuole chiuse. La Germania, per la prima volta, ha superato per più giorni di fila i mille decessi al giorno. L'Inghilterra sfonda il numero dei 60 mila casi quotidiani. La Francia è vicina ai 3 milioni di contagiati e continua ad avere circa 20 mila casi ogni 24 ore. La Spagna, l'8 gennaio, ne ha registrati 25 mila. Per la prima volta anche la Svezia, che non aveva mai adottato severe misure restrittive di contenimento, si è dotata di una legge nazionale che conferisce al Governo il potere di decidere lockdown totali.

In questo contesto, pesano anche le valutazioni sulla maggiore capacità di trasmissione delle varianti del virus, a partire da quella diffusa in Gran Bretagna, che i nostri scienziati stanno approfondendo anche grazie al lavoro di sequenziamento che è stato fortemente rafforzato nelle ultime settimane. In Italia, non facciamoci portare fuori pista dalla circostanza che attualmente abbiamo un numero di casi leggermente più basso rispetto ad alcuni altri grandi Paesi europei. I dati dell'ultima cabina di monitoraggio sono molto chiari e non vanno assolutamente sottovalutati. Questa settimana si osserva un peggioramento generale della situazione epidemiologica del Paese: aumentano contemporaneamente l'Rt, l'incidenza, il tasso di occupazione delle terapie intensive e i focolai di origine sconosciuta. Per essere particolarmente preciso, riporto, anche se in modo veloce e schematico, i principali dati emersi dall'ultima cabina di monitoraggio. Partiamo dall'Rt: nel periodo 15-28 dicembre 2020, dopo quattro settimane di decrescita, torna a crescere l'Rt e per la prima volta nell'ultima settimana, dopo sei settimane, il dato è superiore a 1. Già questo dato, preso singolarmente, indica chiaramente che stiamo, molto probabilmente, ad un nuovo cambio di fase: l'epidemia è nuovamente in una fase espansiva. I dati ci dicono che l'Rt, calcolato sui casi sintomatici, è pari a 1,03: tre regioni hanno un Rt puntuale maggiore di 1 anche nel livello inferiore di valutazione; sei regioni lo superano nel valore medio, una lo raggiunge e tre lo sfiorano. L'incidenza: quella nazionale, a quattordici giorni, torna a crescere dopo alcune settimane di decrescita; negli ultimi quattordici giorni passiamo da 305,47 nuovi casi per 100 mila abitanti nel periodo 14-27 dicembre, a 313,28 nuovi casi nell'arco temporale che va dal 21 dicembre al 3 gennaio. Nonostante la settimana in valutazione sia stata caratterizzata da un numero più basso di tamponi nelle giornate festive, si osserva di nuovo un aumento dell'incidenza nel Paese, che oggi è di 166,02 per 100 mila abitanti in una settimana. Come rileva il report della cabina di monitoraggio, l'incidenza su tutto il territorio nazionale è, dunque, ancora lontana da livelli che permetterebbero il completo ripristino sull'intero territorio nazionale dell'identificazione dei casi e del tracciamento dei loro contatti. Con un valore di incidenza settimanale maggiore di più di tre volte del tetto di 50 nuovi casi, considerata la soglia massima gestibile dai servizi sanitari nazionali, non c'è da meravigliarsi se aumenta sensibilmente il numero di nuovi casi non riconducibili a catene di trasmissione note, che sono passati da 31.825 a 40.487. L'altro effetto automatico dell'aumento del contagio e dei tassi di incidenza è il progressivo sovraccarico delle strutture ospedaliere. Sempre nel report della cabina di monitoraggio, si rileva che sono passate da dieci a tredici le regioni e province autonome che hanno un tasso di occupazione in terapia intensiva o in area medica sopra la soglia critica. In particolare, per quel che riguarda il tasso di occupazione delle terapie intensive, va rilevato che, a livello nazionale, esso torna ad attestarsi sopra la soglia critica del 30 per cento.

Dai parametri precedentemente riportati, ne consegue effettivamente un drammatico mutamento dell'indice di rischio attribuito alle singole regioni: dodici regioni e province autonome sono ad alto rischio, otto sono a rischio moderato, di cui due in progressione a rischio alto nelle prossime settimane, e una sola regione è in questo momento a rischio basso. Quando tutti i parametri peggiorano contemporaneamente, abbiamo l'obbligo di prendere nuove misure, proporzionali al rischio di una diffusione incontrollata dell'epidemia. Per le ragioni che ho finora esposto, il Governo ritiene inevitabile prima di tutto prorogare al 30 aprile lo stato di emergenza che scade il 31 di gennaio. Questo passaggio, ampiamente giustificato da tutte le argomentazioni epidemiologiche finora riportate, consente all'architettura istituzionale dell'emergenza, impegnata in queste ore anche nella campagna di vaccinazione, di continuare ad esercitare le sue funzioni ed il suo fondamentale lavoro. Nella giornata di lunedì, attraverso un confronto con le regioni, abbiamo avviato anche il lavoro per la stesura del nuovo DPCM, che sostituirà quello in scadenza il 15 di gennaio. Nel nuovo decreto prevediamo una conferma delle misure fondamentali già vigenti e del modello per fasce differenziate che ci ha consentito di abbassare la curva tra novembre e dicembre. È inoltre intenzione del Governo confermare il divieto di spostamenti tra regioni anche in zona gialla, ridurre gli assembramenti negli spazi antistanti i locali pubblici a rischio di aggregazione attraverso la limitazione dell'asporto per i bar a partire dalle 18, confermare l'indicazione di poter ricevere a casa massimo due persone non conviventi, come già avvenuto durante le vacanze di Natale, e stabilire l'ingresso in area arancione di tutte le regioni a rischio alto, secondo i 21 parametri definiti dal DM del 30 di aprile.

È, inoltre, intenzione del Governo stabilire una quarta area, oltre a quelle rosse, arancioni e gialle; un'area bianca, che potrà scattare solo con livelli epidemiologici molto bassi, incidenza sotto i 50 casi settimanali ogni 100 mila abitanti, Rt sotto 1 e indice di rischio basso. In quest'area le limitazioni saranno relative alle regole fondamentali del distanziamento e dell'utilizzo delle mascherine. È difficile che questa area possa scattare nel breve, ma iniziamo a indicare un percorso di speranza per i mesi a venire. Con lo stesso spirito è intenzione del Governo, in area gialla e nel rispetto di tutte le misure di distanziamento, riaprire i musei come luogo simbolico della cultura del nostro Paese. Venendo ora all'ultima parte della mia relazione, quella relativa ai vaccini, voglio in premessa ricordare che il 2 dicembre ho illustrato sia alla Camera che al Senato il Piano strategico nazionale di vaccinazione, con voto finale sulle mie comunicazioni. Il nostro è stato il primo Parlamento europeo a discutere ed assumere il documento di indirizzo e programmazione per la somministrazione dei vaccini.

Successivamente, il 17 dicembre c'è stato un passaggio formale in Conferenza Stato-Regioni. Dunque, l'Italia, con 25 giorni di anticipo rispetto al “Vaccine day” europeo del 27 dicembre, si è dotata del Piano strategico nazionale di vaccinazione. È grazie a questo lavoro preparatorio, partito con largo anticipo anche rispetto al passaggio parlamentare, che il nostro Paese si è fatto trovare pronto, nonostante l'EMA abbia autorizzato il primo vaccino di Pfizer BioNTech circa un mese prima di quanto inizialmente previsto. A ieri notte abbiamo somministrato circa 800 mila dosi di vaccino: un buon risultato, che attualmente ci fa essere la nazione dell'Unione europea che ha somministrato il maggior numero di vaccini. Non rincorriamo le classifiche, ma credo sia una soddisfazione per tutti vedere che oggi noi siamo i primi in Europa (Applausi dei deputati dei gruppi MoVimento 5 Stelle, Partito Democratico, Italia Viva e Liberi e Uguali). Ecco perché voglio ringraziare il commissario Arcuri e la sua struttura (Commenti di deputati dei gruppi Lega-Salvini Premier e Fratelli d'Italia), voglio ringraziare tutte le regioni e le province autonome e il Ministro Francesco Boccia per il loro prezioso lavoro; voglio ringraziare il Ministro Guerini (Applausi dei deputati dei gruppi MoVimento 5 Stelle, Partito Democratico e Liberi e Uguali) per l'importante collaborazione delle nostre Forze armate; voglio ringraziare l'Aifa, l'Agenas, l'Istituto superiore di sanità, il Consiglio superiore di sanità e, naturalmente, tutto il personale del Ministero della Salute, che da mesi è sotto una pressione senza precedenti (Applausi dei deputati dei gruppi MoVimento 5 Stelle, Partito Democratico, Italia Viva e Liberi e Uguali). Quel che mi preme innanzitutto è mettere in evidenza il proficuo gioco di squadra che stiamo riuscendo a mettere in campo e che rappresenta, com'è del tutto evidente, la precondizione indispensabile per il successo della nostra iniziativa. Dobbiamo andare avanti così: piena e totale collaborazione istituzionale, zero polemiche ed un grande lavoro comune assicurato da un costante e puntuale lavoro di coordinamento nazionale. Voglio ripeterlo ancora una volta: siamo solo all'inizio del nostro lavoro di vaccinazione. Questa campagna, che per dimensioni non ha eguali nella storia recente delle nazioni, è una lunga e difficile maratona, non una gara di velocità. Ecco perché guardiamo con soddisfazione alle attuali statistiche, ma siamo tutti consapevoli che siamo solo all'inizio e che c'è ancora tantissimo da fare per raggiungere nuovi risultati e portare avanti il nostro lavoro. Possiamo e dobbiamo farlo avendo chiari obiettivi, tempi e strategia per raggiungere i risultati attesi. Al Parlamento e a tutti gli italiani voglio trasferire un messaggio di fiducia: l'Italia, il Governo nazionale, le regioni e le province autonome, tutto il Servizio sanitario nazionale sono pronti ad aumentare notevolmente il numero di vaccinazioni da effettuare quotidianamente appena saranno autorizzati nuovi vaccini (Applausi di deputati dei gruppi Partito Democratico e Italia Viva). L'Italia è un grande Paese, assolutamente in grado di garantire un numero di vaccinazioni adeguate al nostro fabbisogno. Per raggiungere questo obiettivo serve una puntuale organizzazione, un esercito di vaccinatori e soprattutto il clima giusto. Ecco perché insisto e rinnovo ancora l'appello che ho già svolto nella prima parte del mio intervento: lasciamo fuori dalla quotidiana polemica politica la campagna nazionale di vaccinazione. Lo dico con lo stesso spirito alle forze politiche che in quest'Aula sono opposizione e alle forze di maggioranza che sono invece all'opposizione nella grande parte delle regioni italiane. È troppo importante l'obiettivo che perseguiamo per macchiarlo con polemiche inutili che fanno male a tutti, ed in particolare agli italiani che con il vaccino possono e devono uscire da questo lungo incubo che stiamo vivendo: unità, unità, unità sulla campagna di vaccinazione nazionale (Applausi dei deputati dei gruppi MoVimento 5 Stelle, Partito Democratico e Liberi e Uguali). Il pieno successo di questa campagna non è il successo di una parte politica, è il successo del nostro Paese; ecco perché non dobbiamo alimentare polemiche autolesioniste, anche per il prestigio della nostra Italia.

Siamo un Paese attrezzato e organizzato per poter vincere questa sfida. Oggi il vero problema a livello globale è la scarsità dei vaccini a disposizione rispetto alla fortissima domanda mondiale; non ci sono scorte accumulate e dimenticate in qualche magazzino e non ci sono produttori di vaccino in qualsiasi parte del mondo che dispongono di fiale, regolarmente autorizzate, alle quali colpevolmente non ci si rivolge per acquistarle. L'Italia è stata la prima, con Germania, Francia e Olanda, a lanciare l'alleanza per i vaccini e a promuovere poi la decisione di affidare alla Commissione europea, e non ai singoli Stati nazionali, il ruolo di opzionare prima e acquistare dopo tutti i vaccini che con studi clinici attendibili fossero in una fase avanzata di sperimentazione. Ribadisco la nostra convinzione e la nostra ferma posizione: il vaccino è un bene pubblico globale, diritto di tutti, non privilegio di pochi. Per questo in Italia esso è gratuito e gli acquisti sono effettuati direttamente dallo Stato, che lo distribuisce alle regioni. Ad oggi abbiamo siglato opzioni per circa 226 milioni di dosi, che nelle prossime settimane aumenteranno ulteriormente sino a giungere a 250 milioni, esercitando sempre il diritto di opzione previsto dagli accordi europei che ci consente di bloccare per ogni contratto siglato dall'Unione il 13,46 per cento di vaccini.

Abbiamo opzionato così quasi il doppio delle fiale necessarie per vaccinare tutti gli italiani. Tutto quello che si poteva e doveva fare per approvvigionarsi del vaccino è stato fatto con attenzione e per tempo, muovendoci sempre guidati dal principio di massima precauzione. Adesso non possiamo fare altro che continuare ad utilizzare presto e bene le dosi di cui disponiamo, attendere con fiducia le autorizzazioni di nuovi vaccini e continuare a curare ogni più piccolo dettaglio per essere pronti ad accelerare quando avremo molte più dosi a disposizione. Tutti noi in Italia e in Europa siamo ragionevolmente fiduciosi che questo aumento delle dosi disponibili avverrà in tempi non lunghi. La ricerca scientifica in questi mesi ha compiuto un lavoro straordinario, senza precedenti nella storia mondiale. Questo lavoro continua e darà certamente altri risultati. Aspettiamo fiduciosi, certi che sia l'EMA che la nostra Aifa non perderanno neanche un giorno nel loro delicato e fondamentale lavoro. Tutti nel mondo e in Europa vogliamo correre nella campagna di vaccinazione; tutti non vediamo l'ora di riconquistare le libertà perdute e di far ripartire la nostra società e le nostre economie; tutti sappiamo quanto siano decisivi i vaccini; tutti, anche in Italia, vogliamo correre, ma dobbiamo farlo in assoluta sicurezza e con la massima trasparenza. Ecco perché è indispensabile dare agli scienziati e all'EMA, l'Agenzia europea dei farmaci, tutto il tempo necessario per completare il loro lavoro.

Solo così possiamo essere certi che quando un vaccino è autorizzato all'immissione in commercio esso è realmente efficace e sicuro. Fare presto e bene è possibile, e io credo che non trascorreranno troppe settimane prima che venga autorizzato anche il terzo vaccino. A proposito della quantità di vaccini a disposizione dell'Italia, voglio aggiornare il Parlamento rispetto alla mia precedente informativa del 2 dicembre. Ad oggi solo due vaccini sono stati approvati dall'EMA e dall'Aifa: il vaccino di Pfizer BioNTech il 23 dicembre e quello di Moderna il 6 gennaio. Riceviamo per il primo trimestre dell'anno da Pfizer 470 mila dosi a settimana e da Moderna un milione 300 mila dosi in tutto il primo trimestre. Sulla base delle informazioni attualmente in nostro possesso, l'EMA può procedere all'autorizzazione del terzo vaccino a partire dalla fine di gennaio: una data segnata in rosso sul nostro calendario è quella del 29 gennaio. Con il vaccino di AstraZeneca avremo naturalmente a disposizione altre dosi fondamentali per la nostra campagna di vaccinazione. E sempre nel primo trimestre dell'anno è attesa l'autorizzazione per il vaccino di Johnson & Johnson.

Aggiungo sulle forniture un'ulteriore informazione. Negli ultimi giorni la Commissione europea ha annunciato l'acquisto di altre 300 milioni di dosi Pfizer BioNTech per un'ulteriore fornitura di vaccini, che per l'Italia significherebbe altri 40 milioni di vaccini di cui i primi 9 a disposizione nel secondo trimestre. Altre interlocuzioni sono in corso anche con Moderna, che ha già aumentato le proprie forniture all'Europa da 80 a 160 milioni di dosi, di cui 20 arriveranno all'Italia. Voglio inoltre ricordare il vaccino ReiThera, che è un vaccino italiano sostanzialmente, i cui risultati di fase 1 sono molto incoraggianti (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico e Liberi e Uguali).

Credo risulti chiaro a tutti che è stato dispiegato un lavoro a tutto campo per approvvigionare tutta l'Europa, e dunque anche l'Italia, dei vaccini necessari per sconfiggere definitivamente il COVID-19 nei tempi più brevi possibili. Con la stessa attenzione e determinazione stiamo lavorando parallelamente ad organizzare nel dettaglio le forze che ci serviranno per portare avanti la campagna di vaccinazione quando il numero di fiale disponibili aumenterà sensibilmente. L'Italia è pronta a mettere in campo una squadra molto larga e forte: alle migliaia di personale che già lavorano oggi, in queste ore, in ogni regione e provincia autonoma, si aggiungeranno gli oltre 40 mila medici di medicina generale, i circa 7.500 pediatri di libera scelta, i potenziali 15 mila professionisti reclutati con il bando del commissario straordinario. Sono uomini e donne del nostro Servizio sanitario nazionale, in tutte le regioni, dalle grandi città al più piccolo comune della nostra Italia, che dopo aver combattuto ogni giorno per un anno saranno ancora in campo per la sfida più importante, quella decisiva, della campagna di vaccinazione. A tutti quanti loro voglio rivolgere un doppio ringraziamento: grazie per quello che avete fatto in quest'anno, grazie per quello che continuerete a fare ancora nei prossimi mesi con il vostro lavoro prezioso e insostituibile (Applausi dei deputati dei gruppi MoVimento 5 Stelle, Partito Democratico, Liberi e Uguali e Italia Viva). In questo importante lavoro, come deciso dal Parlamento, saranno impegnate anche le nostre farmacie, che potranno mettere a disposizione spazi e professionalità capaci di rafforzare la nostra offerta vaccinale. In sintonia con il Piano nazionale vaccini, le prime tappe della nostra campagna di vaccinazione sono chiare e definite: innanzitutto il personale sanitario, le RSA e le persone dagli ottant'anni in su. Si tratta di oltre 6 milioni di persone, di cui più di 4 sono gli italiani sopra gli ottant'anni. Al termine di questa prima fase avremo raggiunto tre obiettivi molto importanti: primo, mettere in sicurezza il nostro personale sanitario, che ha pagato un prezzo altissimo anche in termini di vite umane e che è la nostra prima linea di questa battaglia; secondo, mettere in sicurezza i nostri ospedali e le nostre RSA; terzo, difendere i nostri anziani, che sono stati quelli più duramente colpiti in termini di perdita di vite umane dal diffondersi di questa pandemia.

Sono scelte che, insieme alle misure che adotteremo per contrastare una nuova forte, diffusione del contagio, possono finalmente abbassare sensibilmente il numero di uomini e donne che ogni giorno in Italia perdono la vita in seguito al contagio da COVID-19. Aver scelto questa priorità nella campagna di vaccinazione rappresenta un tratto di umanità e civiltà che io credo sia profondamente giusto. Non penso ci possano essere dubbi. Il Servizio sanitario nazionale, tanto più in una grave emergenza sanitaria, ha l'obbligo di tutelare innanzitutto il diritto alla salute, a partire dai più deboli, da quelli che corrono più rischi di perdere la vita.

Io credo che insieme possiamo fare un buon lavoro e possiamo raggiungere gli obiettivi che ci siamo dati: ci sono le condizioni per farlo. Ero e resto convinto che in un clima positivo e di dialogo la stragrande maggioranza degli italiani deciderà di vaccinarsi, senza necessità di ricorrere all'obbligo. A chi ha dubbi dobbiamo rispondere con la trasparenza, dobbiamo rispondere con l'evidenza scientifica, dobbiamo rispondere con la capacità di ascolto e di dialogo, non con gli insulti o con una guerra ideologica tra fan della scienza e primitivi delle caverne (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico e Liberi e Uguali).

Detto ciò, è chiaro che per il Governo resta comunque fondamentale l'obiettivo dell'immunità di gregge, che perseguiamo con ogni energia. Come recita l'articolo 54 della nostra Costituzione, chi svolge funzioni pubbliche ha il dovere di farlo con disciplina e onore. È un dovere che tutti dobbiamo sentire come un assillo, con disciplina e onore, dando il meglio di noi stessi in ogni circostanza, per l'obiettivo più importante per il quale ogni donna o uomo delle istituzioni, come noi tutti i membri del Parlamento siamo, possa lavorare: tutelare la vita e la salute delle persone, il nostro bene più prezioso. Io sono certo che insieme ce la faremo".

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