C’era una volta a Termoli...

Flashback gio 21 gennaio 2021
Attualità di Civis
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Il vecchio ospedale San Timoteo, ora sede dell'Asrem ©Termolionline
Il vecchio ospedale San Timoteo, ora sede dell'Asrem ©Termolionline

TERMOLI. C’era una volta a Termoli … L’ incipit non riguarda ‘la fanciulla orfana’ ma l’Ospedale di Termoli e la Sanità Regionale, anche per la forza incontenibile del Covid 19 che in questi giorni ha inferto alla stessa un colpo durissimo determinando la chiusura del reparto di Chirurgia dell’Ospedale Cardarelli di Campobasso con conseguente smantellamento eriallestimento in parte a Termoli e in parte a Isernia. Al problema della Chirurgia si aggiunge il complicato trasferimento delle relative specialità con la strumentazione tecnologica che le rende possibili.

La mancata elezione di un presidio ospedaliero a ‘Centro Covid Regionale’ ha contribuito ad aggravare la situazione del Cardarelli nel quale allo smantellamento della Chirurgia sono seguite la chiusura del Reparto di Medicina e prospettive non confortanti per altri Reparti. Ma torniamo al ‘San Timoteo’.

Nel 1978, allorché il Parlamento Italiano con la Legge n. 833 dava attuazione all’art. 32 della Costituzione istituendo il Servizio Sanitario Nazionale per assicurare pari assistenza ai cittadini italiani, c’era a Termoli un Ospedale che si stava proponendo e imponendo come punto di riferimento, sia per l’eccellenza delle prestazioni che per la qualità dell’organizzazione.

Nel novembre 1980, alcuni mesi dopo l’entrata in vigore della Riforma, nel Molise vennero istituite sette Unità Sanitarie Locali: al “San Timoteo” fu attribuita la denominazione di ‘USL n. 7-Termoli’, con territorio e parte della popolazione del Basso Molise (la restante parte fu assegnata alla USL di Larino), un’Assemblea formata da rappresentanti dei Comuni (una settantina, con diritto a rimborso-spese e forse a un ‘gettone’ di presenza) e un Comitato di gestione costituito da nove membri la cui indennità equivaleva a un discreto stipendio.

Quella data coincise con il raggiungimento del citato Ospedale di un livello di eccellenza tale da richiamare buona parte dei molisani, gente dell’Alta Puglia e del Vastese. Un livello mantenuto nel decennio successivo al quale seguirono, nel corso degli Anni Novanta, la riduzione delle USL da sette a quattro e a una nuova denominazione: Aziende Sanitarie Locali (ASL), equiparando il termine ‘Servizio’ a quello di ‘Azienda’, come se un ospedale dovesse produrre pneumatici. L’ultimo passaggio riguarda l’accorpamento di queste ultime in una sola Azienda denominata ASReM(Azienda Sanitaria Regione Molise) la quale, sulla scia delle precedenti, ha dato il proprio contributo nel ridurre il ‘San Timoteo’ a un ospedaletto conosciuto da chi ha la sventura di imbattervisi.

Complice, involontaria, è stata la modifica del Titolo V della Costituzione avvenuta a seguito della emanazione della Legge costituzionale n. 3 del 2001 la quale conferendo la potestà legislativa alle Regioni, anche in materia di Sanità, ha determinato in molte di esse, e tra queste la nostra, la crescita della spesa pubblica e il costante declino della qualità del servizio ospedaliero dovuto anche ai mancati bandi concorsuali per sostituire medici e altre figure professionali che andavano in pensione. Se le restrizioni finanziarie e le Leggi non consentivano le assunzioni sorge spontanea una domanda: gli Amministratori regionali si sono confrontati con il Ministero della Salute per illustrare la situazione tragica di una regione che si distingue per l’alto numero degli anziani per i quali l’assistenza e la cura non significano porre una inesistente barriera alla morte ma migliorare la qualità della loro frazione di vita? Hanno rappresentato la situazione orografica del territorio e le condizioni di vita nei paesi alla soglia della scomparsa causata dalla morte degli anziani e dalla fuga dei giovani, non con la valigia di cartone ma con una valigetta con il Note Book?

L’autonomia, che doveva assicurare il miglioramento della qualità dei servizi sanitari e assistenziali ai cittadini, è stata per alcuni Presidenti e Assessori regionali lo strumento del quale si sono avvalsi, conseguendo risultati fallimentari e dannosi: ma torniamo a Termoli dove più di qualche eccellenza del San Timoteo a malapena sopravvive; i tempi per una T.A.C., una Risonanza Magnetica o una Colonscopia sono non lunghi ma lunghissimi come si evince dall’avventura dell’ottantenne M. R. di Castelmauro che da decenni vive a Termoli, con moglie e senza figli. Questo il suo recentissimo peregrinare: almeno un paio d’ore di fila dal medico di famiglia; seconda fila al CUP; terza: RX al torace seguita dall’indicazione di sottoporre subito al proprio medico referto e dischetto; quarta fila, nuovamente dal proprio medico che gli prescrive una T.A.C.; quinta, 31 dicembre scorso: nuova fila al CUP e nessuna possibilità a Termoli prima di giugno, la disponibilità a Campobasso per il 13 gennaio e a Venafro per il 4. Ultima, la settima: accettata Campobasso, sul foglio di autorizzazione vengono riportate delle prescrizioni, a carico del medico di famiglia, necessarie per l’esame.

Una mazzata che lascia interdetto il pensionato sul quale, ai problemi propri dell’età se ne sono abbattuti altri (accompagnamento, mezzo di trasporto, disagi di varia natura, …), come quasi sempre accade alla maggior parte degli anziani: una persona ridotta a pallina da ping-pong (o biliardo) grazie all’organizzazione, o meglio alla disorganizzazione dovuta non alla fatalità ma alla responsabilità degli uomini, o meglio di quei politici che l’hanno trasformata non nel bene primario di una società civile ma in un personale campo di raccolta di voti sulla base dell’antico motto latino do ut des.

Una efficiente organizzazione avrebbe fatto sì che per una precisa valutazione del ‘caso’, o meglio per accertare la presenza o meno di una malattia ad alto rischio, seguisse d’ufficio (si diceva un tempo), in tempi ristrettissimi, la Tac

Una situazione che, ovviamente, non riguarda solo il Molise. Ci sono però anche Regioni nelle quali gli Amministratori, attenendosi alle Leggi nazionali, facendosi carico delle necessità ospedaliere si sono impegnati nella emanazione di disposizioni che hanno fatto dell’organizzazione lo strumento per ottimizzare le con-dizioni di lavoro di medici e personale para-sanitario che ha avuto, come ricaduta, un deciso miglioramento del funzionamento degli ospedali grazie, ovviamente, alle assunzioni di personale dotando, al tempo stesso, Servizi e Reparti della strumentazione tecnologica necessaria.

La disavventura nella quale è incappato il signor M.R.è stata risparmiata alla termolese R. I. che, di recente, in meno di due ore presso l’Ospedale di Vasto è stata sottoposta a una RX al torace seguita da mammografia ed ecografia. La citata signora, cinque anni fa ha subito ad Ortona un delicato intervento chirurgico al quale sono seguiti e seguono, sempre presso il presidio ospedaliero di Vasto, dapprima ogni sei mesi e poi una volta all’annoi richiami di controllo. Questo il peso per la Signora: fi-la dal proprio medico per le impegnative e fila al CUP di Vasto. Si tratta, ovviamente, di un caso clinico diverso come diversa è forse l’organizzazione: alla signora R.I., tanto per precisare, è già stato consegnato un foglio con data e ora dei controlli per il prossimo gennaio e che, due-tre settimane prima, le saranno telefonicamente ricordate da un apposito ufficio della Azienda Sanitaria Chieti-Lanciano-Vasto.

Possibile? Possibile.

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