Il guardiano del faro va in pensione

L'intervista mar 26 gennaio 2021
Attualità di Michele Trombetta
3min
Il guardiano del faro va in pensione ©Termolionline
Il guardiano del faro va in pensione ©Termolionline
L'ultimo guardiano del faro va in pensione

TERMOLI. Va in pensione l’ultimo guardiano del Faro a Termoli.

Domenica 31 gennaio il faro termolese non avrà il suo farista che va meritatamente in pensione dopo 41 anni e due mesi di onorato servizio e 43 e due mesi di Marina.

Donato Colaci appende la lanterna al fatidico chiodo.

Lo abbiamo incontrato per farci raccontare da lui stesso le sue emozioni, sensazioni e prospettive future per uno che ha trascorso gran parte della sua vita sulle varie lanterne di segnalazioni d'Italia.

Partiamo dall'inizio perché per la famiglia Colaci il faro, la vita da farista è stata una tradizione di famiglia: “Il faro di Termoli è stato costruito tra il 1959 e 1961 ed è stato inaugurato e acceso per la prima volta nel 1961 da mio padre Antonio Colaci, lui faceva servizio a Termoli ma solo per i segnalamenti dal porto, poi appena costruito il faro, lui è stato il primo farista, dopo 50 anni io l'ho spento, è stato demolito, è stato ricostruito e nel 2018 l'ho riacceso io per la seconda volta , ecco perché fare i faristi nella famiglia Colaci è davvero una tradizione".

Ma veniamo a ripercorrere la tua storia di questo mestiere, intrigante, affascinante, sui fari, e i suoi faristi, si sono scritti romanzi, si sono girati film e telefilm, un grande musicista Federico Monti Arduini, ci costruì una carriera musicale facendosi chiamare il Guardiano del Faro, e incise un grandissimo successo "Il Gabbiano infelice".

Allora Donato quando hai iniziato a fare questa attività e dove?

«Allora il primo faro che ho avuto in servizio è stato sul fiume alla foce del Po a Punta della Maestra, era un posto isolato dal mondo avevo solo il conforto della famiglia e due colleghi, una esperienza per essere la prima abbastanza dura. Poi dal Po sono stato mandato a Vieste qui dalle nostre parti, poi a Ortona e alla fine Termoli ma avevo anche Tremiti, Vieste e Pugnochiuso".

Donato perché secondo te il Guardiano del Faro riveste la figura di un personaggio affascinante, pieno di mistero e molto altro ancora?

"Specificatamente il motivo non lo so, posso dire che comunque che è un lavoro che non è alla portata di tutti, non è un lavoro comune, generico, in Italia non siamo in tanti a farlo attualmente ne siamo meno di 200, purtroppo con l'avvento della tecnologia più raffinata, questo lavoro è il caso di dirlo va spegnendosi.

Quando presi servizio io in Italia eravamo quasi 1000, io come hai ricordato giustamente tu io nei fari ci sono nato”.

Donato cosa ti ha lasciato dentro un lavoro come il guardiano del faro?

"Per prima cosa mi ha lasciato tanti bei ricordi, tanta gente conosciuta, i bei posti che ho potuto conoscere e visitare, ho potuto conoscere persone brave, anche meno però, comunque conservo un ottimo ricordo di tutto e di tutti".

Quale invece è stato il posto dove hai svolto questo tuo lavoro dove non ti sei trovato molto a tuo agio?

“Dunque i posti dove mi sono trovato poco a mio agio sono stati Punta della Maestra alla foce del Po e Vieste, però Punta della Maestra aveva una particolarità importante era circondata da davvero bravissime persone, Vieste posso dire che è stata diversa da Punta della Maestra".

Se venisse un giovane a chiederti di dargli dei consigli perché vorrebbe fare il tuo mestiere cosa gli risponderesti?

“Io lo incoraggerei a farlo, glielo consiglierei, perché è un bel lavoro e lo hai detto anche tu all'inizio à un lavoro che affascina, naturalmente deve piacere prima di tutto".

Dal primo febbraio in pratica tornerai a indossare gli abiti civili, perché questo in sostanza è anche un lavoro militare, abitando al faro con la tua signora Giuseppina (meglio conosciuta come Pinella) i tuoi figli Antonio e Leo dovrete anche lasciare l’alloggio che fino ad oggi erano la vostra casa?

"Per il momento no, in seguito vedremo”.

Quando sarai un normale pensionato e ti capiterà di passare sotto il faro di Termoli cosa penserai?

“Sicuramente avrò qualche attimo di commozione, ripensando e facendo un rapido rewind di quella che è stata la mia vita da farista, i tanti ricordi legati a quel posto, per fare il guardiano del faro, ci vuole soprattutto passione e anche un senso di adattamento che non è patrimonio di tutti io mi sono adattato, ho avuto tanta passione e lascio ora con un po' di commozione quella che è stata la mia vita vissuta con la lanterna del faro”.

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