In Molise 3mila abitanti in meno l’anno, ma a Termoli si cresce e aumentano gli stranieri

I dati Istat ven 26 febbraio 2021

Termoli, Isernia, Campobasso La popolazione censita in Molise al 31 dicembre 2019 ammonta a 300.516 unità. Il comune più popoloso è Campobasso con 48.337 abitanti, quello più piccolo è Castelverrino, in provincia di Isernia, con 104 abitanti.

Attualità di La Redazione
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Piazza Sant'Antonio Termoli (foto archivio) ©Termolionline.it
Piazza Sant'Antonio Termoli (foto archivio) ©Termolionline.it

ROMA. Sono 3mila, in media, i residenti di cui il Molise si è impoverito negli anni a cavallo tra il 2018 ed il 2019: i dati, diffusi dall’Istat, mostrano la nostra regione concludere il 2019 con un segno meno, perdendo il 10,8 per mille di abitanti rispetto all’anno prima: sono, infatti 300.516 i residenti al 31 dicembre 2019.

Le cifre sono pressoché identiche lungo tutto il territorio, eccezion fatta per i due comuni costieri di Termoli e Campomarino che, invece, guadagnano punti – e abitanti - rispetto al resto della regione.

Nel corso del 2018 e del 2019, l’Istat ha svolto le prime due rilevazioni del Censimento permanente della popolazione previsto dall’art. 3 della legge 221/2012. La realizzazione del censimento ha comportato un radicale cambiamento di strategia rispetto alla rilevazione diretta, esaustiva e a cadenza decennale su tutti gli individui e tutte le famiglie che ha caratterizzato i censimenti fino al 2011. Il nuovo censimento si basa, infatti, sulla combinazione di rilevazioni campionarie e dati di fonte amministrativa trattati statisticamente, è realizzato ogni anno ed è inserito all’interno del Sistema Integrato dei Registri statistici gestito dall’Istat.

I dati resi disponibili riguardano gli anni 2018-2019 e sono stati ottenuti attraverso due indagini annuali sul territorio (una basata sulle liste anagrafiche e l’altra su un campione areale d’indirizzi), condotte su un campione di circa 2.800 comuni (di cui circa 1.100 coinvolti ogni anno e circa 1.700 che effettuano le rilevazioni con rotazione annuale). A queste indagini si affianca l’utilizzo di numerose fonti amministrative integrate, finalizzato al consolidamento dei risultati annuali riferiti alla totalità dei comuni italiani.

Tutti i dati dettagliati a livello di singolo comune sono consultabili, dal 15 dicembre 2020, su tre piattaforme caratterizzate da diverse funzionalità e contenuti:

  • Data Warehouse tematico dei Censimenti permanenti (raggiungibile al link: http://dati-censimentipermanenti.istat.it/). Sono disponibili i dati per gli anni 2018 e 2019; le tabelle sono personalizzabili ed esportabili in formato .xls e .csv.
  • Data Browser (link: http://esploradati.censimentopopolazione.istat.it/). Sono disponibili i dati in formato tabellare, sotto forma di grafici e mappe. I dati, riferiti agli anni 2018, 2019 e alla serie storica 1951-2011 (riportata ai confini territoriali del 2019) sono navigabili e visualizzabili per territorio e per tema ed esportabili in formato .csv.
  • Mappe GIS (http://gis.censimentopopolazione.istat.it/). Sono disponibili elaborazioni cartografiche interattive per la popolazione residente in serie storica 1951-2019.

A seguire viene riportata una presentazione dei risultati delle rilevazioni svolte nel 2018 e nel 2019.

Sintesi dei principali risultati

  • La popolazione censita in Molise al 31 dicembre 2019 ammonta a 300.516 unità, con una riduzione di 3.274 abitanti (-10,8 per mille) rispetto all’anno precedente e di 13.144 abitanti (-5,3 per mille in media ogni anno) rispetto al Censimento 2011.
  • In merito al 2011 i residenti diminuiscono in entrambe le province. La riduzione è maggiore a Isernia (-6,0 per mille in media annua). Oltre il 70% dei residenti è concentrato nella provincia di Campobasso dove la densità abitativa nell’arco di otto anni scende da 77,4 a 74,3 abitanti per km2.
  • Il comune più popoloso è Campobasso con 48.337 abitanti, quello più piccolo è Castelverrino, in provincia di Isernia, con 104 abitanti.
  • La struttura per genere della popolazione residente si caratterizza per una maggiore presenza di donne, sono 152.563, il 50,8% del totale.
  • L’età media è 46,7 anni contro i 45,2 dell’Italia. Il confronto con i dati del Censimento 2011 evidenzia un progressivo invecchiamento della popolazione, con ritmi superiori alla media nazionale. Tutte le classi di età sotto i 50 anni vedono diminuire il proprio peso relativo rispetto al 2011.
  • Il comune più giovane è Campodipietra, con una età media di 43,3 anni; quello più vecchio è San Biase, entrambi in provincia di Campobasso, dove l’età media è pari a 60,9 anni.
  • Nel periodo 2011-2019 la popolazione di cittadinanza straniera è aumentata del 6% in media ogni anno. I cittadini stranieri risultano in crescita in entrambe le province; la variazione percentuale più elevata si registra a Isernia (+6,2% in media annua).
  • L’età media degli stranieri è più bassa di 13 anni rispetto a quella degli italiani (34,3 anni contro 47,3 nel 2019). Tra gli stranieri l’indice di dipendenza, ovvero la quota di popolazione in età non lavorativa (con meno di 15 anni o con 65 anni e più) rispetto alle persone in età da lavoro (15-64 anni), è pari al 22,8% mentre tra gli italiani è il 59,3%. Se ci si limita alla componente a carico in età 65 e più, i precedenti valori sono, rispettivamente, 5,8% e 41,7%.
  • Nel 2019 oltre la metà (51,5%) degli stranieri residenti in Molise proviene dall’Europa, il 29,7% è originario di un paese africano mentre i cittadini di Asia e America rappresentano, rispettivamente, il 12,4% e il 6,3% del totale. I cittadini rumeni sono il 28,7% del totale degli stranieri residenti e costituiscono la comunità straniera più numerosa, seguiti da marocchini (11,1%) e albanesi (5,9%).
  • Il rapporto di genere nella popolazione straniera è eterogeneo rispetto alle varie provenienze. L’incidenza della popolazione femminile prevale tra coloro che provengono dall’America centro- meridionale (66,8%) e dall’Unione europea (63,4%).
  • Il 34,6% della popolazione con 9 anni e più ha un diploma di scuola secondaria di secondo grado o di qualifica professionale, il 16,9% la licenza elementare e il 27,7% la licenza di scuola media. Le persone con un titolo terziario e superiore sono il 15,3%.
  • Rispetto al 2011 il peso della presenza degli analfabeti si è quasi dimezzato (dall’1,6% allo 0,9%) e sono diminuiti gli alfabeti privi di titolo di studio (dal 6,9% al 4,7%). Le persone con un titolo universitario e superiore sono aumentate dal 12,2% al 15,3%.
  • Tra la popolazione residente di 15 anni e più le forze di lavoro sono 131.218, 2.450 in più rispetto al 2011 (+1,9%). L’incremento delle persone attive sul mercato del lavoro è dovuto alla crescita del numero di persone in cerca di occupazione, nel 2019 sono 21.233, 3.370 in più rispetto al precedente censimento (+18,9%) e all’aumento degli occupati di genere femminile (+0,5%).
  • Il tasso di attività[1] è pari al 49,2%, 3,3 punti percentuali in meno rispetto al corrispondente valore dell’Italia; gli occupati rappresentano il 41,2% della popolazione di 15 anni e più contro il 45,6% della media nazionale. Più elevato, invece, il tasso di disoccupazione (16,2% Molise e 13,1% Italia).
  • Il mercato del lavoro presenta un forte squilibrio di genere. Il tasso di occupazione maschile è al 50,7%, quasi venti punti più elevato di quello femminile; il tasso di disoccupazione è pari al 13,3% e al 20,2%, rispettivamente per uomini e donne.

La popolazione residente al 2018 e 2019

Distribuzione territoriale e confronti con i censimenti passati

Al 31 dicembre 2018, data di riferimento della prima edizione del Censimento permanente della popolazione, la popolazione censita in Molise ammonta a 303.790 unità; un anno dopo il censimento ha rilevato nella regione 300.516 residenti. Al netto degli aggiustamenti statistici derivanti dalla nuova metodologia di calcolo[2], i dati censuari registrano, anche per la popolazione molisana, la perdita di capacità di crescita per effetto della riduzione della natalità.

Negli ultimi 20 anni il saldo negativo del bilancio naturale è stato in minima parte mitigato dal saldo migratorio (positivo), ma dal 2016 è costantemente negativo anche quest’ultimo.

Tra il 1951 e il 1981 i residenti in Molise sono diminuiti di oltre 78 mila unità, con un tasso di decremento medio annuo (-7,1‰), in contrasto con la media nazionale; nei trent’anni successivi il tasso, anche se resta negativo, si riduce considerevolmente (-1,5‰), avvicinandosi alla media nazionale (+1,7‰). Negli ultimi otto anni invece, a fronte della sostanziale stazionarietà della popolazione italiana (+0,4‰), la popolazione molisana si riduce di 13.144 unità (-5,3‰).

La distribuzione territoriale della popolazione evidenzia un significativo squilibrio tra le aree dei due capoluoghi di provincia, in cui si rilevano i più elevati valori di densità di popolazione, e le zone interne, sempre più colpite dallo spopolamento. Negli 84 comuni della provincia di Campobasso, si concentrano poco meno dei tre quarti della popolazione. I residenti nella provincia di Isernia sono appena il 27,7% della popolazione della regione.

Al Censimento del 1951 la provincia di Campobasso contava 289.577 residenti, con una densità di 99,0 abitanti per km2; 68 anni dopo la popolazione è diminuita di oltre 72 mila unità e la densità è scesa a 74,3 abitanti per km2, a fronte dei 67,4 abitanti per km2 della media regionale.

Tra il 1951 e il 2019 la popolazione diminuisce anche nella provincia di Isernia. Il processo di spopolamento si interrompe soltanto tra il 1971 e il 1981 (+358 residenti). Nel 2019 la provincia di Isernia conta 34.092 residenti in meno rispetto al 1951 (-5,0‰ tasso medio annuo) e 4.087 rispetto al 2011 (-6,0‰ tasso medio annuo).

Tra il 1951 e il 2019 in 76 comuni si registra una decrescita sistematica di popolazione che riduce di quasi due terzi (da 195.605 a 71.398) il numero dei residenti. Tale decrescita interessa prevalentemente i comuni con popolazione fino a 1.000 abitanti (52 comuni su 71), ma anche 23 comuni fra 1.000 e 5 mila abitanti e un comune (Riccia) tra i 5 e 10 mila abitanti. Solo due comuni della provincia di Campobasso (Campomarino e Termoli) registrano una crescita sistematica e rientrano nei comuni della fascia costiera.

Sono invece 2 i comuni che registrano un’inversione di tendenza (da crescita a decrescita); Campobasso per l’omonima provincia e Sesto Campano per la provincia di Isernia.

La struttura della popolazione per genere ed età

La struttura per genere della popolazione residente si caratterizza per una maggiore presenza della componente femminile. Nel 2019 le donne sono 152.563 - il 50,8% del totale - e superano gli uomini di 4.610 unità. Il maggior peso, dovuto al progressivo invecchiamento della popolazione e alla maggiore sopravvivenza delle donne sino alle età senili, fa sì che in Molise ci siano 97 uomini ogni 100 donne (95 in Italia). Tuttavia, la struttura di genere è in maggiore equilibrio rispetto al 2011, quando il rapporto di mascolinità era al 95%.

Le differenze territoriali sono poco significative. Il rapporto di mascolinità è più basso in provincia di Campobasso (96,5%), 98,1% in provincia di Isernia.

Ci sono però 59 comuni (il 43,4% dei comuni molisani) dove il rapporto di mascolinità risulta sbilanciato a favore della componente maschile, con il primato che spetta a Castelverrino (153,7%) per la provincia di Isernia e a Provvidenti (128,3%) per la provincia di Campobasso. All’estremo opposto, si collocano Cercepiccola (85,2%) per la provincia di Campobasso e Belmonte del Sannio (85,7%) per quella di Isernia.

La popolazione molisana presenta una struttura per età più vecchia di quella italiana, evidenziata anche dalla forma delle piramidi delle età. Con una età media di 46,7 anni contro i 45,2 dell’Italia, il Molise si conferma tra le regioni più vecchie: il 44,5% dei molisani ha meno di 45 anni (il 46,5% a livello nazionale), il 25,3% ne ha più di 64 (il 23,2% in media Italia).

Il confronto con il Censimento 2011 evidenzia anche in Molise un progressivo invecchiamento della popolazione con ritmi superiori alla media nazionale. Tutte le classi di età sotto i 50 anni registrano variazioni negative. I bambini con meno di 10 anni diminuiscono di 3.576 unità (-14,4%, a fronte del -11,5% dell’Italia); il numero di giovani da 10 a 19 anni cala di 4.271 unità (-14,3%, contro +0,7% a livello nazionale), quello dei 20-29enni di 4.012 (-11,1%, Italia -3,8%). Crescono, come nel resto d’Italia, consistenza e peso delle classi più anziane. Sono 75.887 i residenti con più di 64 anni (con un +9,3% in Molise e +11,9% in Italia); i grandi anziani (con 85 anni e più) passano da 10.897 a 13.895 (+27,5%, +29,4% Italia).

Le variazioni nella composizione per età della popolazione si riflettono sui principali indicatori demografici. L’età media sale da 44,4 anni del 2011 a 46,7 del 2019 (in media Italia da 43,3 a 45,2); l’indice di vecchiaia (rapporto tra la popolazione di 65 anni e oltre e la popolazione di età 0-14 anni, moltiplicato per 100) passa da 178,1 a 226,2, l’indice di dipendenza strutturale degli anziani (rapporto tra la popolazione di 65 anni e oltre e la popolazione in età attiva, 15-64 anni, moltiplicato per 100) passa da 33,8 a 39,7. Si modifica anche il rapporto tra la componente più anziana e quella più giovane in età lavorativa (indice di struttura della popolazione attiva): se nel 2011 ci sono 118,2 residenti nella classe di età 40-64 ogni 100 residenti con età compresa fra 15 e 39 anni, nel 2019 se ne contano 138,1.

La provincia di Campobasso presenta una struttura demografica leggermente più giovane rispetto a Isernia (età media 46,6 anni, indice di vecchiaia 224,1, indice di dipendenza anziani 39,4, indice di dipendenza totale 56,9) salvo che per l’indice di struttura della popolazione attiva che a Campobasso è 138,6 mentre a Isernia è 136,9.

Il comune più giovane è Campodipietra, in provincia di Campobasso, con un’età media di 43,3 anni mentre il più vecchio è San Biase, sempre in provincia di Campobasso, dove l’età media sale a 60,9 anni. In provincia di Isernia il più giovane è Pesche (44,2) e il più vecchio è Poggio Sannita (55,8). Il più piccolo comune molisano è Castelverrino in provincia di Isernia con 104 abitanti, ne annovera 35 con 65 anni e più e solo un abitante con meno di 15 anni.

La popolazione straniera

Al Censimento del 2019 la popolazione straniera rilevata ammonta a 12.768 unità. Rispetto al 2011 si registra una crescita di 4.745 unità (+6% medio annuo). Questo incremento, pur rilevante, non è tuttavia sufficiente a impedire il declino della popolazione complessiva (-13.144 unità), trainato da una forte contrazione della componente autoctona (-17.889).

Se ci si limita ad osservare le tendenze demografiche dell’ultimo anno, la componente straniera perde la caratteristica anti-declino che l’ha connotata in passato: diminuisce di 529 unità (-4,0%) mentre la popolazione italiana perde 2.745 residenti.

Si rileva come la dinamica per genere favorisca la componente maschile (con un tasso di crescita medio-annuo dell’8,5% contro il 3,9% delle donne), circostanza che riporta in equilibrio numerico i due sessi dopo una netta prevalenza di donne nel 2011 (58,2%).

Poco meno dei tre quarti degli stranieri (9.163, pari al 71,8% del totale) si concentra nella provincia di Campobasso, il restante nella provincia di Isernia (3.605 unità, 28,2%).

Rispetto al 2011 entrambe le province accrescono la presenza di stranieri, e il tasso di crescita medio annuo è del 5,9% per la provincia di Campobasso e del 6,2% per la provincia di Isernia.

Nel 2019 la componente straniera incide per il 4,2% sulla popolazione totale in Molise (la metà del dato nazionale, pari a 8,4%) contro il 2,6% rilevato nel 2011 (6,8% la media nazionale). In ambito provinciale il peso degli stranieri è sostanzialmente uguale tra Campobasso (4,2%) e Isernia (4,3%). Scendendo nel dettaglio comunale, l’incidenza risulta più elevata nei seguenti comuni: Castellino del Biferno (12,1%), Campomarino (10,4%), Castel del Giudice (10,1%). Per quanto riguarda i capoluoghi di provincia, Campobasso (3,8%) presenta un peso inferiore alla media regionale, Isernia (5,2%) un peso superiore.

La piramide delle età della popolazione straniera residente in Molise mostra nel 2019 alcune differenze significative rispetto a quella straniera riferita all’intero territorio nazionale, che ne evidenziano una maggiore “maturità” demografica. Le prime due classi di età presentano incidenze inferiori (età da 0 a 19 anni) mentre la quota relativa alle persone da 20 a 39 anni risulta più ampia.

Questi divari, tuttavia, tendono a ridursi rispetto al 2011 in quanto nelle età sotto i 10 anni il dato nazionale evidenzia un calo più rilevante rispetto a quello regionale: -2,3% nelle età 0-9 (contro –1,4% in Molise); il dato si inverte nelle età 10-19, -1,1% (contro –2,6%). Nelle età da 40 a 49 anni il valore regionale decresce (-1,5%) mentre quello nazionale cresce dell’1,3%; infine, da 50 a 59 anni il valore nazionale cresce a un tasso più che doppio (+3,6%) rispetto a quello regionale (+1,7%).

La struttura demografica della popolazione di cittadinanza straniera appare notevolmente diversa rispetto a quella di cittadinanza italiana da diversi punti di vista. In primo luogo, l’età media degli stranieri residenti in Molise al Censimento 2019 è di 13 anni più bassa rispetto a quella degli italiani (34,3 anni contro 47,3). Il differenziale è quasi in linea rispetto a quanto rilevato a livello nazionale (quasi 12 anni), per effetto sia dell’età media degli italiani (46,2 anni), sia di quella degli stranieri (34,7 anni).

Gli indicatori strutturali di italiani e stranieri risultano piuttosto vicini al rapporto di 1 a 7 sia a livello nazionale che regionale. In Molise il numero di ultrasessantaquattrenni ogni 100 bambini e ragazzi (under 15) è pari a 236,7 per gli italiani e a 34,5 per gli stranieri, con un rapporto pari a 6,9. Sul territorio nazionale il rapporto è pari a 7,2 (199,1 per gli italiani e 27,6 per gli stranieri). In Molise il rapporto tra la popolazione convenzionalmente non attiva (under 15 e over 64) e quella attiva (15-64) nel caso degli stranieri è quasi tre volte più basso rispetto agli italiani (22,8 contro 59,3). Il divario è più alto rispetto al territorio nazionale, dove i valori sono rispettivamente di 29,1 e 59,9.

Per quanto riguarda il genere, le differenze tra italiani e stranieri sono meno marcate e di verso opposto tra il dato regionale e quello nazionale. Sul territorio molisano il rapporto di mascolinità è al 102,1% per gli stranieri e al 96,8% per gli italiani. A livello nazionale il rapporto è invece più basso per gli stranieri (93,2%) che per gli italiani (95,1%).

Scendendo nel dettaglio dei territori si riscontra una situazione pressoché analoga rispetto al dato regionale, con qualche particolarità. Nella provincia di Isernia l’indice di vecchiaia degli stranieri (42,7) e quello degli italiani (241,2) è più elevato di quello della provincia di Campobasso (rispettivamente 31,5 e 235,0).

La composizione per cittadinanza

Nel 2019 poco più della metà (51,5%) degli stranieri residenti in Molise proviene dall’Europa, il 29,7% è originario di un paese africano mentre i cittadini di Asia e America rappresentano, rispettivamente, il 12,4% e il 6,3% del totale. Del tutto residuali si rivelano le presenze dall’Oceania e nulle quelle delle persone senza cittadinanza (apolidi).

Gli stranieri cittadini di un paese dell’Unione europea rappresentano il 38,2% del totale e quelli dell’Europa centro-orientale il 13,2%. Con riferimento all’Africa, l’area occidentale è quella maggiormente rappresentata (13,6% del totale stranieri), seguita da quella settentrionale (13,1%). I cittadini asiatici provengono in prevalenza da paesi centro-meridionali e orientali del continente (rispettivamente 9,1% e 2,3%) Infine, il 5,2% di tutti gli stranieri residenti è originario di un paese dell’America centro-meridionale.

Il rapporto di genere nella popolazione straniera è eterogeneo rispetto alle varie provenienze. L’incidenza della popolazione femminile prevale tra gli americani (64,5%) e gli europei (62,5%). È minoritaria tra gli africani (31,4%), soprattutto tra i cittadini dell’area occidentale del continente (19,2%) mentre l’Africa settentrionale si differenzia dal resto del continente per una presenza di donne superiore alla media (42,8%). Gli asiatici registrano una quota di popolazione femminile pari al 31,3%, con valori inferiori alla media per le comunità dell’Asia centro-meridionale (24,2%) mentre dall’area orientale del continente provengono in maggioranza donne.

Rispetto alla media nazionale, nel 2019 in Molise è maggiore la quota di europei (51,5% contro 49,6%) e di africani (29,7% contro 22,0%) mentre è inferiore quella di americani (6,3% contro 7,3%) e di asiatici (12,4% contro 21,0%). L’incidenza dei vari continenti, fatta eccezione per l’America, risulta diversa a seconda della provincia di riferimento. Quella di Campobasso registra una quota più elevata di stranieri europei (54,4% contro il 44,3% di Isernia). La popolazione africana supera la media regionale nella provincia di Isernia (34,4% contro 29,7%) dove più di un terzo della popolazione immigrata proviene da questo continente. Nella provincia di Isernia si rileva la maggiore concentrazione di asiatici (14,8%).

In Molise le prime 10 nazionalità estere, in ordine di numerosità, aggregano il 69,2% degli stranieri residenti e si dividono in prevalenza tra i paesi dell’Europa orientale e dell’Africa Settentrionale (Marocco); in Italia le medesime collettività ne rappresentano il 59,2%. I cittadini rumeni coprono il 28,7% del totale degli stranieri residenti e costituiscono la comunità più numerosa. Essi mostrano un’incidenza più accentuata rispetto a quanto si registra nel complesso del Paese (22,7%). Seguono i cittadini marocchini, l’11,1% del totale (l’8,2% in Italia). Il peso degli altri paesi, a partire dall’Albania (5,9%), è molto inferiore. Le comunità asiatiche più numerose sono quelle dell’India (4,1%) e del Pakistan (2,8%).

La mappa per comune dei cittadini dei vari continenti indica una maggiore propensione delle diverse nazionalità – con l’eccezione degli africani – a stabilirsi nei tre comuni più grandi della regione (Campobasso, Isernia e Termoli) ove sono presenti il 38% degli europei, il 35% degli asiatici, il 34% degli americani e il 27% degli africani residenti nella regione. Nei comuni capoluogo di provincia 1 straniero su 2 è europeo, 1 su 4 è africano, 1 su 8 è asiatico, a Termoli due terzi degli stranieri sono europei.

Il grado di istruzione

Al 31 dicembre 2019, tra i 281.639 molisani di 9 anni e più, il 34,6% ha un diploma di scuola secondaria di secondo grado o di qualifica professionale[3], il 16,9% la licenza elementare e il 27,7% la licenza di scuola media. Le persone con un titolo terziario e superiore[4] sono il 15,3%: il 4,1% ha conseguito un titolo di primo livello, il 10,8% uno di secondo. I dottori di ricerca residenti in Molise sono 924, pari allo 0,3%. Le persone analfabete rappresentano lo 0,9% della popolazione di 9 anni e più mentre gli alfabeti privi di titolo di studio sono il 4,7%.

Tra il 2011 e il 2019 il livello dell’istruzione nella regione Molise è nettamente migliorato, in linea con quanto si registra a livello nazionale.

La presenza degli analfabeti è quasi dimezzata mentre gli alfabeti privi di titolo di studio passano dal 6,9% al 4,7%. Rimane stabile la quota di persone con la licenza media mentre diminuisce quella di persone con la sola licenza elementare (dal 20,8% al 16,9%) a favore dei titoli di studio più alti e non obbligatori.

Infatti, i residenti molisani con un titolo universitario e superiore sono passati dal 12,2% al 15,3%. I possessori di un titolo terziario di primo livello salgono dal 2,9% al 4,1%, quelli di un titolo di secondo livello dal 9,0% al 10,8%. Resta invariata la percentuale dei dottori di ricerca (0,3%).

Concentrando l’attenzione sulle variazioni intercorse tra il 2011 e il 2019, le differenze più significative, rispetto a quelle nazionali, riguardano gli alfabeti privi di titolo di studio e gli analfabeti (in Molise si riducono in maniera assai più significativa che in Italia); di verso opposto la performance regionale riguardo all’alta formazione e a quella terziaria di primo e secondo livello.

I risultati del censimento permettono di cogliere le differenze territoriali nei livelli di istruzione come uno degli elementi cardine per una migliore conoscenza dei contesti in cui le persone vivono. L’istruzione, in quanto elemento circolare tra persone e ambiente di riferimento, è fortemente condizionata dal contesto, a partire dalla presenza sul territorio di strutture scolastiche e universitarie fino alla disponibilità di infrastrutture di mobilità adeguate.

Il confronto fra le due province molisane non mostra differenze apprezzabili, sebbene si rilevi una situazione leggermente migliore in quella di Isernia. Lo scarto più elevato riguarda la minore incidenza tra i residenti nella provincia di Isernia di persone con un titolo di studio fino all’istruzione secondaria di primo grado (49,0% contro il 50,6% della provincia di Campobasso).

La percentuale di persone con il diploma di scuola secondaria di secondo grado o di qualifica professionale in Molise è pari al 34,6%; si attesta al 35,3% nella provincia di Isernia che così supera quella di Campobasso (34,3%).

Dalla distribuzione percentuale della popolazione per grado di istruzione nei diversi comuni si nota che l’istruzione terziaria è più diffusa nei centri di grandi dimensioni, anche se non mancano casi di piccoli comuni (primo fra tutti Ferrazzano) che registrano un’elevata incidenza di popolazione in possesso di un titolo studio terziario.

Viceversa, la percentuale di popolazione con al più la scuola secondaria di primo grado è maggiore nei piccoli centri: in 45 comuni, che rappresentano soltanto il 13,8% della popolazione con più di 9 anni, è superiore al 60%. Il dato più alto (74,5%) si riscontra a Civitacampomarano (CB), che è anche il comune con la più bassa percentuale di popolazione con il titolo di studio intermedio (diploma di scuola secondaria di secondo grado).

Rispetto alla distribuzione dei titoli di istruzione per genere, la situazione del Molise si presenta sostanzialmente in linea con quella nazionale.

Nel 2019, su 100 persone residenti in Molise con titolo di istruzione terziario e superiore le donne sono 57 e rappresentano il 17,1% delle donne con oltre 9 anni di età (56 a livello nazionale, il 15,5% della popolazione femminile di riferimento). Tra i dottori di ricerca molisani il 49,1% è di sesso femminile (51,9% a livello nazionale).

Riguardo all’istruzione secondaria di secondo grado, nella regione la componente maschile risulta prevalere (52,4%) mentre a livello nazionale si rileva una situazione di sostanziale parità.

In Molise, in linea con il dato nazionale, sono in maggioranza donne (51,3%) le persone che possiedono al massimo un titolo di studio non superiore a quello secondario di primo grado (in Italia sono il 51,6%). All’interno di questo sottoinsieme della popolazione di 9 anni e più, le donne risultano sempre sfavorite, registrando in tre casi su quattro percentuali anche marcatamente superiori a quelle degli uomini. Infatti, su 100 persone analfabete, 67 sono di genere femminile; su 100 alfabete prive di titolo di studio, le donne sono circa 62 e su 100 con la sola licenza elementare 57 sono ancora donna.

La condizione professionale

Al 31 dicembre 2019, le forze di lavoro sono 131.218, 2.450 in più rispetto al 2011 (+1,9%). L’incremento delle persone attive sul mercato del lavoro è dovuto alla crescita delle persone in cerca di occupazione (+18,9%), soprattutto fra le donne (+21,4%).In calo, invece, il numero degli occupati, nel 2019 sono 109.985: 920 in meno rispetto al precedente censimento (-0,8%). Tra le non forze di lavoro si contano 62.208 percettori di pensioni da lavoro o di redditi da capitale (-16,2% rispetto al 2011), 28.957 persone dedite alla cura della casa (-0,7%), 22.156 studenti (-10,7%) e 22.406 persone in altra condizione (+26,4%).

Il calo degli occupati e l’aumento del numero di persone in cerca di occupazione non ha modificato in maniera significativa il gap degli indicatori del mercato del lavoro molisano rispetto alla media nazionale.

Il tasso di attività sale al 49,2%, 3,3 punti percentuali sotto il corrispondente valore dell’Italia; gli occupati rappresentano il 41,2% della popolazione di 15 anni e più contro il 45,6% della media nazionale. Più elevato, invece, il tasso di disoccupazione (16,2% Molise e 13,1% Italia). Le differenze sono più marcate per la componente femminile, con un tasso di occupazione (32,1%) di 5,3 punti più basso della media nazionale e un tasso di disoccupazione (20,2%) che supera di 5,1 punti il corrispondente valore nazionale.

Nonostante una maggiore partecipazione delle donne molisane al mercato del lavoro, testimoniata anche dall’aumento - seppur minimo (+0,5%) - nel numero delle occupate, lo squilibrio di genere permane e assume valori più ampi rispetto alla media nazionale. Nel 2019, il gap di genere del tasso di attività (40,3% per le donne e 58,4% per gli uomini) è di 18,1 punti, la distanza tra il tasso di occupazione delle donne (32,1%) e quello degli uomini (50,7%) di 18,6 punti mentre il tasso di disoccupazione delle donne (20,2%) supera di quasi sette punti il corrispondente valore degli uomini (13,3%). A livello nazionale, il gap di genere è di 17,5 punti per il tasso di attività e di 17 per quello di occupazione; il divario uomo-donna si ferma a 3,5 punti per il tasso di disoccupazione.

Le province di Campobasso e Isernia presentano valori del tasso di occupazione in linea con la media regionale. Guardando ai dati per genere, notiamo che la provincia di Campobasso registra una percentuale di occupazione maschile di poco più elevata rispetto a quella di Isernia (51,2% contro 49,3%). La provincia di Campobasso ha registrato l’incremento maggiore nel numero degli occupati (+0,5%), interamente dovuto alla crescita dell’occupazione femminile (+1,9%). Anche per le persone in cerca di occupazione la provincia di Campobasso registra l’aumento maggiore (+28,5%); allo stesso tempo questa provincia presenta il tasso di disoccupazione più alto, sia in complesso (17,5%) sia per genere (14,3% per gli uomini e 21,9% per le donne).

Rispetto all’ampiezza demografica, le maggiori quote di occupati (43,2%) si rilevano nei comuni con popolazione compresa tra 10 mila e 20 mila abitanti. Il tasso di disoccupazione supera la media regionale di circa tre punti nei comuni della classe 5-10 mila abitanti (19,0% contro 16,2%).

In provincia di Campobasso il comune con il tasso di occupazione più elevato è Ripalimosani (48,0%) mentre in provincia di Isernia il primato spetta a Macchia d’Isernia (45,1%). Da notare che i primi cinque comuni per tasso di occupazione sono tutti limitrofi al capoluogo di regione (Ripalimosani, Ferrazzano, Vinchiaturo, Oratino e Mirabello Sannitico).

Caratteristiche della popolazione secondo la classificazione dei comuni della Strategia nazionale delle aree interne

Nell’ambito della Strategia Nazionale per le Aree Interne, che costituisce una delle linee strategiche di intervento dei Fondi strutturali europei del ciclo di programmazione 2014-2020, è stata introdotta una zonizzazione del territorio nazionale basata su una “lettura policentrica del territorio Italiano, cioè un territorio caratterizzato da una rete di comuni o aggregazioni di comuni (centri di offerta di servizi) attorno ai quali gravitano aree caratterizzate da diversi livelli di perifericità spaziale”[5].

La mappatura ha riguardato tutti i comuni italiani e si è sviluppata in due fasi:

  • individuazione dei Poli, rappresentati da singoli comuni (Polo) o da aggregati di comuni confinanti (Polo intercomunale) capaci di offrire, simultaneamente, tutta l’offerta scolastica secondaria, ospedali sedi di DEA di primo livello e stazioni ferroviarie Platinum, Gold o Silver;
  • aggregazione dei restanti comuni in base alle distanze dai poli misurate in tempi di percorrenza corrispondenti mediamente a meno di 20 minuti per le aree peri-urbane (Cintura), tra i 20 e i 40 minuti per le aree Intermedie, tra i 40 e i 75 minuti per le aree Periferiche e oltre i 75 per quelle Ultra-periferiche.

I comuni molisani che svolgono la funzione di Poli dell’offerta di servizi essenziali sono 3: Campobasso, Isernia e Venafro.

I residenti nei comuni Polo sono il 26,9% della popolazione molisana, quelli dei 24 comuni classificati come Cintura il 13,0%. In complesso, quindi, due molisani su cinque vivono in comuni classificati come Centri e possono, almeno in teoria, raggiungere i luoghi di erogazione dei tre servizi essenziali in meno di 20 minuti. Rispetto al Censimento del 2011, i residenti dei Centri calano di 2.188 unità (tasso medio annuo -2,3‰).

Sono invece 109 i comuni ubicati a più di 20 minuti di percorrenza dai comuni Polo; vi risiedono 180.733 abitanti, 10.956 in meno di quelli censiti nel 2011, e registrano cali di popolazione la cui intensità cresce man mano che aumentano i tempi di percorrenza (la variazione media annua nel periodo 2011-2019 è pari a -3,4‰ nei comuni Intermedi, a -10,2‰ nei comuni Periferici e a -21,1‰ in quelli Ultraperiferici).

Rispetto al 2011, il numero di stranieri residenti cresce in tutte le classi. L’intensità della variazione è però alquanto diversificata: si passa da un incremento medio annuo di 87,3 unità ogni mille residenti dei comuni Polo ai 22,6 dei comuni Ultraperiferici. Queste dinamiche hanno portato a un aumento dell’incidenza della popolazione straniera, soprattutto nei comuni Polo (dal 2,1% del 2011 al 4,2% del 2019) e nei comuni Intermedi (dal 2,9% del 2011 al 4,8% del 2019).

Gli indicatori socio-demografici evidenziano significative differenze fra Centri e Aree interne:

  • nei comuni delle Aree interne l’età media è pari a 47,2 anni ma sale a 52,0 in quelli Ultraperiferici; rispetto a chi vive nelle Aree interne, i residenti nei Centri hanno, mediamente, 1,3 anni in meno e quelli dei comuni di Cintura 1,4 anni in meno; l’indice di vecchiaia è pari a 202,7 nei Centri e a 243,2 nelle Aree interne; l’indice di struttura della popolazione attiva dei comuni delle Aree interne (139,1) supera di 2,4 punti quello dei Centri (136,7);
  • nei Centri la percentuale di residenti di 9 anni e più che hanno conseguito almeno il diploma di scuola secondaria di secondo grado è maggiore alla media regionale (56,1% contro 49,9%) mentre nelle Aree interne tale percentuale è inferiore (45,8%); anche la quota di residenti in possesso di un titolo di studio terziario nelle Aree interne è inferiore alla media regionale (12,7% contro 15,3%);
  • le Aree interne presentano un tasso di occupazione (40,2%) inferiore alla media regionale (41,2%) e un tasso di disoccupazione superiore (17,9% contro 16,2%).

Glossario

Alfabeti privi di titolo di studio: coloro che hanno dichiarato di sapere leggere e scrivere, pur non avendo conseguito la licenza di scuola elementare.

Analfabeti: coloro che hanno dichiarato di non sapere leggere o scrivere.

Cittadinanza: vincolo giuridico tra un individuo e lo Stato di appartenenza che garantisce il godimento di diritti e l’assoggettamento a particolari oneri. Viene acquisito per nascita o per naturalizzazione, mediante dichiarazione, opzione, matrimonio o altre modalità previste dalla legislazione nazionale. Ad una persona con cittadinanza doppia o multipla, nella rilevazione censuaria va assegnato un unico paese di cittadinanza, da determinare con il seguente ordine di precedenza:

  • paese dichiarante; o
  • se la persona non ha la cittadinanza del paese dichiarante: altro Stato membro dell'Ue; o
  • se la persona non ha la cittadinanza di un altro Stato membro dell'Ue: altro paese non membro dell'Unione europea.
  • coloro che non hanno cercato lavoro nelle ultime quattro settimane e non sono disponibili a lavorare entro due settimane dall'intervista;
  • coloro che pur non avendo cercato un lavoro nelle ultime quattro settimane si sono dichiarati disponibili a iniziare un lavoro entro due settimane dall’intervista;
  • coloro che hanno cercato un lavoro nelle ultime quattro settimane, ma che non sono disponibili a iniziare un lavoro entro due settimane dall’intervista (forze lavoro potenziali).

Per "Stato membro dell'Ue" si intende un paese che è membro dell'Unione europea al tempo di riferimento dell’indagine. Nei casi di doppia cittadinanza, in cui entrambi i paesi sono Stati membri dell'Unione europea ma nessuno è il paese dichiarante, gli Stati membri determinano il paese di cittadinanza da assegnare.

Diploma di istruzione secondaria di I grado (licenza media o avviamento professionale): titolo di studio conseguito al completamento dei corsi di scuola secondaria di I grado e dopo il superamento dell’esame di stato conclusivo del primo ciclo d’istruzione.

Diploma di istruzione secondaria di II grado: comprende i diplomi di 4-5 anni (ex diploma di maturità) e i diplomi di qualifica professionale di 2-3 anni. I diplomi di 4-5 anni comprendono i titoli di studio conseguiti al termine di un percorso di studi secondari di II grado, attualmente della durata di 5 anni e dopo il superamento dell’esame di stato conclusivo del secondo ciclo di istruzione. Il titolo permette l’iscrizione ad un corso di studi universitari. Per accedere ai corsi è richiesto il diploma di scuola secondaria di I grado. I diplomi di qualifica professionale di 2-3 anni comprendono i titoli di studio conseguiti al termine di un percorso di studi secondario di II grado di durata non superiore a 3 anni (istituti professionali, istituti d’arte, scuola magistrale), che non permette l’iscrizione ad un corso di studi universitario.

Dottorato di ricerca/diploma accademico di formazione alla ricerca: titolo di studio che si consegue dopo un corso di almeno 3 anni. Per accedere a tali corsi è necessario possedere una laurea magistrale/specialistica. Il diploma accademico di formazione alla ricerca si consegue dopo un corso di tre anni. Per accedere a tali corsi è necessario possedere il diploma accademico di II livello.

Età media della popolazione: l'età media della popolazione residente a una certa data, espressa in anni e decimi di anno. È ottenuta come media ponderata con pesi pari all'ammontare della popolazione in ciascuna classe di età.

Forze di lavoro: persone di 15 anni e più, occupate e disoccupate.

Inattivi: persone di 15 anni e più che non fanno parte delle forze di lavoro, cioè quelle non classificate come occupate o in cerca di occupazione (disoccupate). Rientrano nella categoria:

Indice di dipendenza strutturale: rapporto tra la popolazione in età non attiva (0-14 anni e 65 anni e oltre) e la popolazione in età attiva (15-64 anni), moltiplicato per 100.

Indice di dipendenza strutturale degli anziani: rapporto tra la popolazione di 65 anni e oltre e la popolazione in età attiva (15-64 anni), moltiplicato per 100.

Indice di struttura della popolazione attiva: rapporto percentuale tra la popolazione in età 40-64 anni e la popolazione in età 15-39 anni

Indice di vecchiaia: rapporto tra la popolazione di 65 anni e oltre e la popolazione di età 0-14 anni, moltiplicato per 100.

Istruzione terziaria: comprende titoli di istruzione terziaria di I e II livello

Istruzione terziaria di I livello (titolo di): rientrano in questa modalità i seguenti titoli: diploma universitario, diploma rilasciato da una scuola diretta a fini speciali, altro diploma terziario non universitario del vecchio ordinamento, laurea di I livello e diploma accademico Afam di I livello.

Istruzione terziaria di II livello (titolo di): rientrano in questa modalità i seguenti titoli di studio: la laurea magistrale/specialistica (biennale, a ciclo unico, diploma di laurea di 4-6 anni), il diploma di accademia di belle arti, danza, arte drammatica, Isia, ecc., conservatorio (vecchio ordinamento) precedente la riforma del settore Afam (legge 508/99) e il diploma accademico di alta formazione artistica, musicale e coreutica (Afam) di II livello.

Istruzione terziaria e superiore: comprende l’istruzione terziaria, il dottorato di ricerca e il diploma accademico di formazione alla ricerca

Licenza di scuola elementare: titolo di studio che corrisponde al completamento del primo grado del sistema scolastico.

Licenza di scuola media inferiore o di avviamento professionale: titolo di studio che corrisponde al completamento del secondo grado del sistema scolastico e rappresenta la conclusione del primo ciclo di istruzione.

Popolazione residente: popolazione costituita dalle persone aventi dimora abituale in ciascun comune, anche se alla data del censimento sono assenti perché temporaneamente presenti in altro comune italiano o all’estero.

Rapporto di mascolinità: rapporto percentuale tra il numero di persone di sesso maschile e il numero di persone di sesso femminile.

Tasso di attività: rapporto percentuale tra le persone appartenenti alle forze di lavoro (occupati e disoccupati) in una determinata classe di età (in genere 15-64 anni) e la popolazione totale di quella stessa classe d’età.

Tasso di occupazione: rapporto percentuale tra gli occupati di una determinata classe d’età (in genere
15-64 anni) e la popolazione residente totale della stessa classe d’età.

Tasso di disoccupazione: rapporto percentuale tra i disoccupati in una determinata classe d’età (in genere 15 anni e più) e l’insieme di occupati e disoccupati (forze di lavoro) della stessa classe d’età.



[1] Non essendo ancora disponibili i dati per condizione professionale e classe di età, i valori e gli indicatori relativi al mercato del lavoro sono sempre riferiti alla popolazione con 15 anni e più, anziché alla popolazione in età 15-64 anni.

[2] Cfr. nota tecnica disponibile all’indirizzo https://www.istat.it/it/archivio/251687

[3] Comprende il diploma di qualifica professionale di 2/3 anni, l'attestato di qualifica professionale e il diploma professionale IFP, il diploma di maturità/ diploma di istruzione secondaria superiore di 4/5 anni e il Certificato di specializzazione tecnica superiore IFTS.

[4] La categoria ‘Terziario e superiore’ comprende i titoli terziari di primo livello, quelli di secondo livello, il dottorato di ricerca e i titoli rilasciati dalle scuole di alta formazione alla ricerca. I titoli terziari di primo livello includono il Diploma di tecnico superiore ITS, la Laurea o il Diploma accademico AFAM di primo livello, il Diploma universitario (2-3 anni), la Scuola diretta a fini speciali, altro diploma terziario non universitario. Il diploma terziario di secondo livello include la Laurea magistrale/specialistica (biennale, a ciclo unico, diploma di laurea di 4-6 anni), il Diploma accademico di secondo livello (compresi i titoli del vecchio ordinamento – livello unico).

[5] DPS, Le aree interne: di quali territori parliamo? Nota esplicativa sul metodo di classificazione delle aree (http://old2018.agenziacoesione.gov.it/opencms/export/sites/dps/it/documentazione/Aree_interne/Nota_metodologica_Aree_interne.pdf)

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