A un anno dalla chiusura del San Timoteo: il riscatto dell'ospedale di Termoli, sempre più centrale

Emergenza coronavirus ven 05 marzo 2021
Attualità di Emanuele Bracone
2min
Ospedale chiuso ©TermoliOnLine
Ospedale chiuso ©TermoliOnLine

TERMOLI. Cinque marzo 2020-cinque marzo 2021: un anno di emergenza sanitaria all’ospedale San Timoteo, ma come cambia il peso specifico del presidio di viale San Francesco nella gestione del Covid in Molise e nel territorio di riferimento.

Un anno fa, alle 12, il Governatore Toma in conferenza stampa assieme ai vertici Asrem Oreste Florenzano e Maria Virginia Scafarto, annunciò la chiusura di ambulatori e del Pronto soccorso di Termoli, a causa di contagi Covid, tra i primi del Molise, dopo i pazienti di Montenero di Bisaccia, proprio tra il personale ospedaliero.

In accordo con l’Asl teatina, gli utenti dovettero rivolgersi al Pronto soccorso di Vasto, una situazione di estremo disagio per popolazioni come quella del basso Molise e dell’alta Puglia che fanno capo al San Timoteo.

I ricoveri vennero riaperti dopo due settimane, ma il territorio visse come una profonda ferita questa decisione.

A distanza di 365 giorni la sanità molisana non può fare a meno dell’ospedale San Timoteo, allestita una tenda da campo della Croce Rossa italiana, come abbiamo documentato nelle ultime settimane, ma soprattutto la struttura è stata riconvertita, di fatto, a ospedale Covid, con ben 26 ricoveri a oggi, tra area grigia della Medicina d’urgenza e il quarto piano (ex Urologia), fino ai moduli aggiuntivi di Terapia intensiva work in progress.

Proprio alla vigilia di questo anniversario nefasto è giunta anche la notizia della vittoria al Tar Molise sul Punto nascita, a chiusura di un cerchio avviato da Commissario e Asrem nel giugno 2019, con la decisione di chiudere il reparto a causa della carenza del personale, per questioni di sicurezza.

Gli ultimi 13 mesi sono stati vissuti nel Paese e non solo in Molise, sull’onda della pandemia, che ha sconvolto gli equilibri maturati nel mondo dalla fine della seconda guerra mondiale, ripristinando quell’attenzione, purtroppo a posteriori, verso il diritto alla salute, che era stato accantonato per altri scopi socialmente meno utili.

Una sberla di proporzioni colossali, costata milioni di morti, come un conflitto bellico internazionale, ha fatto destare, ma non fino in fondo, chi governa e amministra ai vari livelli, denudando responsabilità e inadeguatezze, basti pensare alla figuraccia rimediata dall’Unione Europea con i vaccini anti-Covid.

Ma senza andare troppo in là, tutto il mondo è paese, adesso prima di chiudere e ridimensionare ospedali e presidi sanitari ci si penserà molto bene, poiché la coperta corta è costata lutti e sofferenze.

Il San Timoteo non è ancora risorto, è vivo, ma necessita di essere potenziato e riportato agli antichi fasti, poiché il Molise non può e non deve permettersi il lusso – a discapito della gente – di economizzare mettendo a repentaglio la salute pubblica, centralizzando le cure al Cardarelli, scoppiato nella fase epidemica.

Va ripensato l’intero sistema ospedaliero regionale, guai ad abdicare con accordi di confine extraterritoriali, dobbiamo tornare a nutrire fiducia tutti verso la sanità molisana, a cominciare dall’ospedale San Timoteo, dopo anni di vituperazioni, la cittadinanza si è accorta sulla propria pelle ciò che significa poterlo avere come punto di riferimento.

La politica ne prenda atto e agisca di conseguenza, atti, non proclami o sterili polemiche.

Intanto, ringraziamo chi ha combattuto in trincea, dentro le mura e chi dall'esterno ha supportato medici, infermieri e personale sanitario.

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