Monitoraggio Gimbe: il Molise prima regione per vaccinazione Over80

Emergenza coronavirus gio 08 aprile 2021
Attualità di La Redazione
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Monitoraggio settimanale Fondazione Gimbe ©Termolionline
Monitoraggio settimanale Fondazione Gimbe ©Termolionline

TERMOLI. Puntuale come ogni giovedì mattina arriva l'atteso monitoraggio settimanale indipendente della Fondazione Gimbe, con analisi su andamento epidemia, forniture e somministrazioni vaccini.

In dettaglio il monitoraggio analizza:

·         il trend settimanale dei nuovi casi, dei decessi, dei casi attualmente positivi, isolamento domiciliare, ricoveri con sintomi e terapie intensive;

·         i posti letto in terapia intensiva occupati da pazienti Covid-19 per Regione;

·         gli ingressi giornalieri in terapia intensiva;

·         le dosi di vaccino consegnate per settimana;

·         le dosi di vaccino previste per il 2° trimestre;

·         le dosi di vaccino somministrate dal 1 marzo 2021;

·         la percentuale di popolazione che ha completato il ciclo vaccinale;

·         le vaccinazioni negli over80 e della popolazione 70-79 anni;

·         gli indicatori regionali nella settimana 31 marzo-6 aprile.

In particolare, secondo i dati ufficiali disponibili sul Molise:

·         nella settimana 31 marzo-6 aprile risulta in miglioramento l’indicatore relativo ai “Casi attualmente positivi per 100.000 abitanti” e si registra una diminuzione dei nuovi casi rispetto alla settimana precedente. Sopra soglia di saturazione i posti letti in terapia intensiva occupati da pazienti COVID-19;

·         la percentuale di popolazione che ha completato il ciclo vaccinale è pari al 7,6% (Media Italia 6%);

·         la percentuale di over80 che ha completato il ciclo vaccinale è parti al 51,8% (Prima fra le regioni - Media Italia 36,8%);

·         la percentuale di popolazione 70-79 anni che ha completato il ciclo vaccinale è pari al 2,3% (Media Italia 2,2%).

Il monitoraggio indipendente della Fondazione GIMBE rileva nella settimana 31 marzo-6 aprile 2021, rispetto alla precedente, una diminuzione dei nuovi casi (125.695 vs 141.396) (figura 1), legata in parte alla netta riduzione dell’attività di testing. In lieve calo anche i decessi (2.868 vs 3.000) (figura 2), i casi attualmente positivi (555.705 vs 562.832) e le persone in isolamento domiciliare (522.625 vs 529.885). Sostanzialmente stabili i ricoveri con sintomi (29.337 vs 29.231) e le terapie intensive (3.743 vs 3.716) (figura 3). In dettaglio, rispetto alla settimana precedente, si registrano le seguenti variazioni:

  • Decessi: 2.868 (-4,4%)
  • Terapia intensiva: +27 (+0,7%)
  • Ricoverati con sintomi: +106 (+0,4%)
  • Isolamento domiciliare: -7.260 (-1,4%)
  • Nuovi casi: 125.695 (-11,1%)
  • Casi attualmente positivi: -7.127 (-1,3%)

«Per la terza settimana consecutiva – dichiara Nino Cartabellotta, Presidente della Fondazione GIMBE – continua la lenta discesa dei nuovi casi, anche se il calo degli ultimi giorni è sovrastimato per il tracollo dell’attività di testing durante il periodo pasquale: -128.141 persone testate rispetto alla settimana precedente e -304.499 rispetto a quella ancora prima». Se a livello nazionale la variazione percentuale dei nuovi casi e i casi attualmente positivi sono in calo, la variazione percentuale dei nuovi casi cresce in 4 Regioni, in particolare in Sicilia e Sardegna dove l’incremento supera il 50%. In 10 Regioni, infine, l’aumento dei casi attualmente positivi attesta inequivocabilmente che il calo dei nuovi casi è ancora esiguo (tabella).

«La lentezza con cui scendono i nuovi casi – afferma Renata Gili, responsabile Ricerca sui Servizi Sanitari della Fondazione GIMBE – insieme alla limitata copertura vaccinale dei soggetti più fragili non permettono di ridurre la pressione sugli ospedali, dove la situazione rimane critica». Le soglie di allerta di occupazione dei posti letto da parte di pazienti COVID in area medica (>40%) e in terapia intensiva (>30%) si attestano rispettivamente al 44% e al 41%, con 8 Regioni sopra soglia per l’area medica e 14 sopra soglia per le terapie intensive. Per queste ultime preoccupa il superamento del 50% in Piemonte, Provincia Autonoma di Trento, Marche, Valle d'Aosta, con una punta del 60% in Lombardia (figura 4). «Sui nuovi ingressi giornalieri in terapia intensiva – sottolinea Marco Mosti, Direttore Operativo della Fondazione GIMBE – la media mobile a 7 giorni ha iniziato la discesa, ma il valore registrato il 6 aprile (229 ingressi/die) rimane ancora superiore a quello di un mese fa (202 ingressi/die)» (figura 5).

Vaccini: forniture. Al 7 aprile (aggiornamento ore 15.58) risultano consegnate alle Regioni 14.017.310 dosi, pari al 89,3% delle dosi previste per il 1° trimestre 2021. In dettaglio:

«Fissando a domenica 4 aprile il termine del 1° trimestre – spiega Cartabellotta – risultano consegnati quasi il 90% dei vaccini attesi, anche se va ricordato che la prima versione del Piano vaccinale prevedeva oltre il doppio delle dosi, ben 28,3 milioni». Peraltro, quasi un terzo delle forniture relative al 1° trimestre (4,37 milioni di dosi) è stato consegnato nelle ultime 2 settimane (figura 6): con una simile distribuzione, nei prossimi mesi l’obiettivo dei 500.000 vaccini al giorno rischia di essere disatteso, anche se il “portafoglio vaccini” del 2° trimestre prevede sulla carta 52,5 milioni di dosi (figura 7), di cui oltre 1,5 milioni già consegnate da Pfizer. Inoltre, nel periodo 1 marzo–6 aprile sono state somministrate in media 193.021 dosi al giorno (range 93.612 – 294.187), con un vero e proprio tracollo nei giorni festivi (figura 8) che attesta la necessità di impiegare ulteriore personale per la campagna. «Tra tagli alle forniture, temporaneo stop ad AstraZeneca e consegne trimestrali “last minute” – spiega Cartabellotta – i numeri di marzo sono lontani dagli obiettivi del piano Figliuolo, che prevedeva di raggiungere 210.000 somministrazioni al giorno a metà marzo e 300.000 entro il 23 marzo. E soprattutto le 500.000 somministrazioni al giorno dal 15 aprile sono ancora un miraggio che rischia ulteriori rallentamenti per le eventuali restrizioni e, soprattutto, le diffidenze individuali sul vaccino AstraZeneca».

Vaccini: somministrazioni. Al 7 aprile (aggiornamento ore 15.58) hanno completato il ciclo vaccinale con la seconda dose 3.593.223 milioni di persone (6% della popolazione), con notevoli differenze regionali: dal 7,7% del Piemonte al 4,7% di Campania e Sardegna (figura 9). Rispetto alla protezione dei più fragili:

  • Over 80: degli oltre 4,4 milioni, 1.627.429 (36,8%) hanno completato il ciclo vaccinale e 1.264.690 (28,6%) hanno ricevuto solo la prima dose, con importanti differenze regionali (figura 10).
  • Fascia 70-79 anni: degli oltre 5,9 milioni, solo 131.931 (2,2%) hanno completato il ciclo vaccinale e 853.458 (14,3%) hanno ricevuto solo la prima dose, con rilevanti difformità tra le Regioni (figura 11).
  • Elevata fragilità: impossibile effettuare analisi in assenza di una specifica categoria di rendicontazione dei vaccini somministrati a persone estremamente vulnerabili e a portatori di disabilità gravi.

«La lenta discesa dei contagi nelle ultime due settimane – conclude Cartabellotta – sovrastimata dal drastico calo dei tamponi non deve alimentare irrealistiche illusioni. Oggi siamo in piena terza ondata, con una situazione ospedaliera molto critica in oltre metà delle Regioni e, al di là dell’aneddotica e di studi preliminari, non esistono terapie domiciliari di documentata efficacia utilizzabili su larga scala per ridurre le ospedalizzazioni. Sul fronte vaccini, il ritmo della campagna è ancora lontano dagli obiettivi fissati per aprile dal piano Figliuolo, il caso AstraZeneca rischia di determinare ulteriori rallentamenti, la copertura vaccinale di anziani è ancora insufficiente e quella dei soggetti fragili non nota. Infine, nel piano delle riaperture è fondamentale tenere conto che non sono stati attuati interventi strutturali né a livello sanitario (potenziamento testing & tracing) né a livello di sistema (mezzi di trasporto, areazione scuole e locali pubblici, etc). In questo scenario, spettano al Governo Draghi ardue scelte politiche per contemperare il diritto alla salute con gli altri diritti e le libertà tutelati dalla Costituzione al fine di consentire il rilancio delle attività economiche e la ripresa del Paese».

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