Capitolo impianti sportivi, arrivano i soldi dell'Enel

L'osservatorio sab 10 aprile 2021
Attualità di Claudio de Luca
4min
impianti sportivi a Larino ©TermoliOnLine
impianti sportivi a Larino ©TermoliOnLine

LARINO. E’ danaro maturato in altri tempi quello girato dall’Enel al Comune di Larino appena nei giorni scorsi. Si tratta di 355.322 euro dovuti dall’Ente con riferimento alla convenzione del 29 ottobre 1992, corrispondenti alla quota per gli impianti sportivi di c.da Montarone, da versare nella misura di 88.830 entro l’aprile del 2021 e – per analoga cifra – alla scadenza dei mesi di gennaio del 2022, 2023 e 2024. E così riuscirebbe chiusa una partita iniziata nel secolo scorso da altri Esecutivi comunali a cui pervennero - nel 2002 - varie richieste volte all'ottenimento dell'autorizzazione per l'installazione di Centrali turbogas in alcuni centri del Molise: dal Termolese a Venafro.

La Regione espresse parere positivo in ordine alla valutazione di impatto ambientale mentre la Provincia di Campobasso deliberò in senso negativo. I Comuni di Larino, Campomarino, Guglionesi e S. Martino in P. espressero la propria contrarietà. Associazioni e cittadini raccolsero firme e manifestarono preoccupazione in ordine alle profonde modifiche temute al sistema-ambiente. Sarebbero state necessarie enormi quantità di acqua per il funzionamento e per il raffreddamento delle Centrali (quindi notevoli immissione in fumi, in zone di pianura) e si sarebbero ingenerati fenomeni di surriscaldamento in un territorio dov’erano già presenti insediamenti chimici rischiosi.

Quelle strutture avrebbero inciso sulla vocazione agricola e turistica del territorio, stravolgendone i connotati. Ad esempio il consumo di acqua, previsto per quella di Termoli, era di circa 200 lt/sec., ossia 6,15 milioni di mc l'anno: una quantità sufficiente ad irrigare gli agri di Larino e di S. Martino in P. Però questo enorme fabbisogno avrebbe provocato un forte deficit idrico a causa dei ricorrenti prelievi dall'invaso del Liscione che - già in condizioni normali - si svuota durante alcuni mesi dell'anno, tanto più – poi - se tali attingimenti si sarebbero dovuti sommare a quelli destinati per contratto alla Puglia. Secondo dati accertati, solo in c.da Piane si sarebbero generati 4.500 kg/die di ossidi di azoto, causando piogge acide e deposizioni acide secche che avrebbero avuto effetti sull’ambiente e sull'uomo (a carico dell'apparato respiratorio). La quantità di acqua immessa in atmosfera sotto forma di vapore sarebbe stata di circa 150 lt/sec., con tracce residue di additivi del circuito di raffreddamento; 50 lt/sec. di acqua calda sarebbero stati versati in mare con ripercussioni negative su flora e fauna. Una centrale sarebbe dovuta sorgere a meno di 5 km da Termoli ed un’altra a 3 km da Campomarino.

A 2 km da Portocannone vi era una zona in cui esisteva già un forno di incenerimento per rifiuti liquidi ad alto carico inquinante ed una discarica per rifiuti speciali. In sostanza, la Centrale sarebbe stata posta in una posizione estremamente pericolosa, proprio a ridosso delle industrie chimiche a rischio di incidente rilevante. Dopo tanto tergiversare, una sola trovò ricetto in Molise; guarda caso nel centro frentano che, evidentemente, aveva pochi difensori politici.

Esaurita la fase della valutazione d’impatto ambientale, la struttura partì a tamburo battente, funzionando solo quando gli alti consumi ne avessero richiesto il supporto. Eppure, ogni volta che veniva attivata, originava dei piccoli sismi al punto che alcune abitazioni dell’area dovettero essere abbandonate. Questo il quadro che, oggi, a struttura oramai inattiva, ha originato – come vedremo - una serie di ’gialli’. A distanza di anni, ci si è dovuti rioccupare della questione soprattutto per comprendere i motivi del contrasto intercorso tra due Sindaci (quello ‘past’ e l’odierno) e del perché il palesemente accusato Notarangelo non abbia mai risposto alle accuse del duo Puchetti-Bonomolo.

Non era facile dipanare un glomero fattosi pieno di nodi. Un pensiero mi dice che la domanda da cui partire può essere la seguente: perché un Sindaco (che, a Palazzo, riesce a tenere sotto controllo ogni cosa, ma non le azioni di taluni esercenti di funzioni dirigenziali) ha voluto ‘lanciare’ questa storia di una lettera dell’Enel involata, coinvolgendo – in un presunto (ma dichiarato) ratto – il suo immediato predecessore? Questi è stato posto sotto il riflettore delle civiche assise quale presunto ‘mariuolo’ di una missiva-Enel del luglio 2016 (di seguito improvvisamente ricomparsa) che, senza riferimento alcuno agli impianti sportivi, riferiva all'Esecutivo la volontà di realizzare a Larino un Museo dell'energia. Insomma si trattava di contenuti marginali di cui nessuno aveva più parlato per anni interi.

Dopo di che, ‘ex abrupto’, Puchetti ne ha fatto una questione da prima pagina quasi che il suo predecessore avesse voluto tenere serbato il documento in un cassetto solo per nascondere una eventuale perdita del contributo-Enel, atteso per la realizzazione degli impianti sportivi. La mente mi dice, invece, che - per Notarangelo, che è un avvocato - il contributo era acquisito proprio in virtù della convenzione del 1992 che non poneva decadenza alcuna. Per ciò stesso, quale necessità avrebbe avuto di nascondere la missiva?

Perché tutti questi marchingegni? Può esserci una sola risposta: dimostrare alla pubblica opinione di essere stati capaci (come Esecutivo Puchetti) di recuperare una cifra superiore tanto ingente che altri, invece, avrebbero perduto o mal tutelato, nascondendo – nello stesso tempo - di avere pubblicato un bando ritenuto non supportato da una copertura finanziaria, attribuendone la colpa ad altri. Alla luce di quanto rappresentato, se non ancora si concludono i lavori di costruzione degli impianti sportivi, la colpa può essere attribuita ad un Sindaco decaduto tre anni fa? Nella sostanza i fatti verrebbero ‘girati’ verso Notarangelo al solo fine di evitare di esporsi al giudizio della pubblica opinione. Ma, se tutto questo è vero, perché il past-Sindaco non è mai intervenuto ufficialmente nella diatrìba?

Claudio de Luca

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