Un Molise più grande, diverse le idee: ma si arriverà mai al dunque?

L'osservatorio mer 21 aprile 2021
Attualità di Claudio de Luca
3min
Abruzzo e Molise ©Wikipedia
Abruzzo e Molise ©Wikipedia

MOLISE. Secondo l’eurodeputato Aldo Patriciello, Abruzzo e Molise dovrebbero unirsi, tanto più che le due regioni avrebbero a maturare una maggior valenza a livello di competitività e di rappresentanza politica ed istituzionale. La nuova programmazione europea privilegia tali unioni, prevedendo più risorse per il Mezzogiorno. “Ecco perché io sono favorevole e desidero essere uno di quelli che auspicano un ritorno all’antico congiungimento tra Abruzzi e Molise: ben 15.191 kmq sino alla separazione del 1963. Le due realtà hanno bisogno di un aiuto europeo per ridare forza e fiducia al mondo imprenditoriale locale ed al lavoro in generale. Noi siamo cittadini d’Europa prima di essere abruzzesi o molisani, ma è necessario cambiare e modernizzare le cose. Siamo impegnati su questo versante perché ci crediamo. Vogliamo essere attori ed artefici di questa modernizzazione richiesta dalla società civile. Non scordiamo che noi siamo stati i padri fondatori di questa istituzione. Abbiamo tutte le ragioni per contare di più ma dipenderà molto da noi e dalla nostra classe politica che deve credere maggiormente nell’Europa”. 

Anni fa, fu partorita un’altra proposta, ancora più dirompente perché formulata ben al di là degli schemi tradizionali. Non era fantapolitica e manco una ‘fake news’. Ben oltre gli antichi e modesti progetti collegati alla  Moldaunia oppure alla ‘macroregione adriatica’, e persino lontanissima dalla divisiva (nel senso che il Molise ne sarebbe uscito smembrato in 3 lacerti) vecchia idea del deputato dem Morassut. La visione era realistica e fu presentata da Stefano Caldoro. Se il Nord può reclamare la propria identità ed unirsi, allora anche il Sud può farlo. E così, questo oriundo molisano, già Presidente della Regione Campania, si fece promotore di un ‘referendum’ per la costituzione di una «macroregione del Sud» che, dopo la fase di raccolta delle firme, ebbe il disco verde per gli otto quesiti da sottoporre a consultazione popolare territoriale. Al Consiglio regionale della Regione Campania fu presentata la proposta di deliberazione che, nell’ipotesi di Caldoro, avrebbe dovuto coinvolgere Campania, Molise, Abruzzo, Puglia, Basilicata, Calabria e Sicilia. «Autonomia con identità, in una logica di Sud unito» spiegò all’epoca il già ‘governatore’ di sangue molisano, principale motore dell’idea.

«È già previsto dalla Costituzione che le Regioni possano costituire dei processi ‘macro’ su grandi temi quali l’ambiente, i trasporti e la Sanità. E questa è una via moderna rispetto alla politica dello scontro», spiegò Caldoro ai colleghi di un quotidiano telematico della Calabria. All’epoca, il Presidente del Comitato promotore della macroregione del Sud, Alessandro Sansoni, ritenne che il Mezzogiorno d’Italia avesse «bisogno di avviare un processo di autonomia sulla base delle proprie esigenze. Questo processo avrebbe posto le varie componenti all’avanguardia perché la macroregionalizzazione è già l’indirizzo dell’Unione Europea».

Ma non tutti la pensano allo stesso modo. Ciriaco De Mita, che oggi si rende utile alla sua Comunità come Sindaco di Nusco, non si occupa solo di ordinaria amministrazione. Ha ideato un'"area vasta" in luogo della vecchia Provincia ed ha avviato una scuola per avviare i giovani alla politica. Il suo è un modo come un altro per evitare di sentirsi uno dei "rincoglioniti rottamati" che certi "pischelli" della politica attuale intenderebbero far fuori. Insomma De Mita ha ancora l'occhio lungo ed ha capito che, lasciando da parte le Province, occorrerebbe abolire le Regioni, soprattutto quelle (come il Molise) utili solo a consentire alla classe politica di vedersi somministrare indennità e "benefit". L’hanno sempre pensato allo stesso modo Chiamparino (Pd) e Francesco P. Sisto (Forza Italia), relatore della legge di riforma istituzionale:"Solo una riforma delle Regioni può ammodernare il sistema e spingere la crescita economica, arginando il debito pubblico". Perciò pure Ciriaco cavalca le macro-regioni:"Non bisogna pensarle sulla scorta degli attuali confini ma partire dalle funzioni e convenzionarsi per fruire dei Fondi europei. Bisogna ragionare in un contesto più ampio, superando i confini regionali. Non servono strutture nuove quando sia auspicabile solo maggiore collaborazione".

Claudio de Luca

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