«Caso Giada Vitale: 14 anni e un giorno e l’abuso è lecito», riflettori accesi in Parlamento

La conferenza stampa gio 06 maggio 2021
Attualità di Emanuele Bracone
5min
La conferenza stampa alla Camera dei deputati ©TermoliOnLine
La conferenza stampa alla Camera dei deputati ©TermoliOnLine

ROMA. «Sono Giada Vitale, sono stata vittima di abusi sessuali dall'età di 13 anni fino all'età di 17. Quattro anni di abusi e una giustizia parziale. Dieci anni di lotte impari dove contro di me hanno costruito un muro di gomma, dove benché io sia rimbalzata continuamente, mi sono fatta un gran male. La mia anima porta i segni degli abusi e cicatrici mai sanate delle ingiustizie subite. Ho confidato prima nella chiesa e poi nella magistratura, ma entrambe hanno sbarrato la porta creando in me uno stato di arrendevolezza a volte di rabbia e ancora di sgomento. Nei tribunali c'è scritto "la legge è uguale per tutti", spero che questa frase valga anche per me.  Considero questa giornata solo un inizio di un cammino, spero che sia in salita. La salita è faticosa ma in genere conduce in posti dove vi è più luce. Spero che questa luce possa illuminare i sentieri oscuri delle ingiustizie e possa far risplendere la verità».

Ha narrato così la sua esperienza di adolescente abusata, Giada Vitale ieri a Roma.

Saletta delle conferenze stampa alla Camera dei Deputati dedicata al caso don Marino Genova nel pomeriggio di ieri. Dalle 14, la deputata del Movimento 5 Stelle Stefania Ascari, che nei mesi scorsi assieme alla collega molisana Rosa Alba Testamento, presente anche lei, aveva depositato una interrogazione a risposta scritta indirizzata al Ministero della Giustizia, chiedendo ispezione alla Procura di Larino, dopo la notizia della mancata riapertura delle indagini sui fatti avvenuti quando Giada Vitale aveva tra 14 e 17 anni, ha voluto riproporre alla ribalta la vicenda. L’interrogazione stessa, come ha avuto modo di precisare in corso di conferenza, non ha sortito gli effetti sperati, così come del resto l’istanza penale dell’avvocato Francesco Stefani per Giada. Attorno alla ragazza, che aveva 17 anni quando denunciò i fatti ormai 9 anni fa, si è schierato anche il Telefono Rosa, istituzione che lotta contro ogni forma di abuso. Di questo si è parlato in via della Missione n. 6, presente anche il senatore molisano Fabrizio Ortis, che presenterà analogo atto ispettivo a Palazzo Madama, ovviamente aggiornato alle ultime novità. «Caso Giada Vitale: 14 anni e un giorno e l’abuso è lecito», il titolo dell’incontro che ovviamente ha visto la partecipazione di Giada, degli avvocati Stefani e della civilista Melody Ciattini, la presidente del Telefono Rosa Maria Gabriella Carnieri Moscatelli con l’avvocato Antonella Faieta e la psicologa Luisa D’Aniello.  A partire dall'interrogazione parlamentare a firma Ascari-Testamento ripercorsa la vicenda di cronaca che vede al centro Giada Vitale, minore all'epoca dei fatti. «Parliamo di una vicenda controversa, accaduta nel 2009 quando l'allora sacerdote di Portocannone don Marino Genova, (oggi in carcere a Rebibbia) ha abusato della sua parrocchiana Giada Vitale per 4 anni consecutivi. Tuttavia a don Marino Genova sono stati contestati solo gli abusi perpetrati fino al compimento del 14esimo anno di età di Giada. Da 14 anni e un giorno la ragazzina infatti è stata considerata ‘consenziente' e si è ritenuto che "i contatti avvenissero all'interno di una relazione". Per questo la magistratura ha archiviato il secondo fascicolo relativo alla vicenda», sviscerato il concetto di "consenso" alla luce di questa nota e controversa vicenda.

Dopo l’introduzione della Ascari e della Testamento, la parola è andata a Giada,che come abbiamo visto ha operato una ricostruzione breve, ma che ha lasciato sgomenti i presenti, quindi sono intervenuti la D’Aniello, che ha ripercorso il cammino di sofferenza di Giada e la sua ricerca della verità, nonché i due legali, fino all’intervento delle rappresentanti del Telefono Rosa. La Ciattini ha evidenziato come sia partita anche la citazione per il risarcimento civile. «Per poter comprendere la linea che la Procura di Larino ha assunto in questi anni basta leggere la prima archiviazione del GIP che in merito allo stato di soggezione psichica - afferma la D’Aniello – “La ragazza ha subito solo un iniziale stato di soggezione poi tramutatosi in un consenso determinato da un effettivo innamoramento e da un interessamento fisico del sacerdote” Dai concetti espressi dal Gip emerge, pertanto, che Giada Vitale vittima di abusi sessuali a 13 anni si è poi innamorata del suo abusante a quattordici anni e un giorno.

Se ne deduce, ancora, che gli abusi sessuali, la manipolazione mentale e il relativo assetto traumatico generato dalle violenze croniche hanno determinato nella Vitale il “successivo” innamoramento del suo carnefice, il relativo interesse ad approcciarsi sessualmente e quindi il pieno consenso. Nulla di più falso e distorto non solo dal punto di vista psicologico ma anche sotto il profilo della logica comune. Ma il Gip continua asserendo che : “va osservato che il Genova non è uno psicologo e nel rapportarsi alla ragazza non le somministrava il Minnesota o altri test per cui non poteva configurare o riconoscere uno stato di soggezione psichica della Vitale( se non quello generale di una ragazzina e di un uomo di 40 anni più grande e socialmente più autorevole) occorrerebbe incriminare una serie di rapporti anomali che la società presenta”.

Trattasi, tuttavia, di una dinamica tipica di rapporto di coppia tra persone consenzienti sia pure dalla differenza di età tra i due che al netto di considerazioni morali estranee alla presente sede non contempla alcunché di illecito. E’ assurdo! Un problema di tipo morale e non penale. Pensare che una ragazzina di 13 e poi 14 anni possa avere una relazione con un uomo di 55 anni è un oltraggio al diritto, alla psicologia e soprattutto all’infanzia. Una posizione folle e istigante che può far pensare ai pedofili che sia lecito manipolare e poi abusare una vittima. L’abuso è un evento traumatico che interrompe il normale flusso vitale e introduce nella vittima un prima e un dopo nel quale il tempo viene congelato poiché nulla potrà essere più come prima. Ciò non ha nulla a che vedere con un reale innamoramento, ma è il risultato di comportamenti disfunzionali derivanti dagli abusi subiti all’interno di una relazione altamente traumatica dove la minore ha ricevuto passione erotica in luogo di tenerezza. La ragazza non poteva, pertanto, prestare un libero consenso a don Marino anche dopo i quattordici anni perché lui stesso l’aveva resa vittima di precedenti esperienze sessuali profondamente traumatizzante».

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