Campanili: paesi molisani soppressi (e poi rinati)

L'osservatorio mar 15 giugno 2021
Attualità di Claudio de Luca
3min
Campanili: paesi molisani soppressi (e poi rinati) ©Wikipedia
Campanili: paesi molisani soppressi (e poi rinati) ©Wikipedia

MOLISE. Campanili: paesi molisani soppressi (e poi rinati) per le ‘grandi’ Campobasso ed Isernia. 

In Molise il Fascismo diede una certa autonomia, a livello locale, soltanto nei primi tempi; poi il movimento attuò un controllo rigoroso che, dal centro, scendeva a cascata fino ad incidere pure nella periferia, non preoccupandosi di rivalità demografiche e geografiche. I vari territori venivano gratificati tràmite stanziamenti di bilancio per sopperire a lavori pubblici (acquedotti, strade e edilizia scolastica, danni per il terremoto …). In effetti, prendere in considerazione una periferia poverissima costituisce una sorta di ‘case study’ per indagare il fenomeno dall’interno. In proposito un libro de ‘il Mulino’ (“Il Fascismo ed il governo del ‘locale’” di Elena Vigilante) sottolinea “il complesso gioco del potere nelle sue dimensioni e nella sua asimmetria”, attingendo dai documenti del partito, delle Prefetture e del Viminale.

Per quanto concerne il Molise “i nodi storiografici” furono “quelli del totalitarismo e della sua mai risolta realizzazione per il ruolo e il peso delle ‘èlites’ locali”. Un breve ‘excursus’ aiuterà a riscoprire il regìme in Molise. Nella regione perdettero l’autonomia tanti Comuni (oggi rinati!) per formare agglomerazioni di ben altra natura. Nicola Mignogna ricostruisce la parabola del nazionalismo nostrano dal Congresso di Firenze (dicembre 1910), ai cui lavori partecipò il larinese Spiridione Caprice, sino alla fusione con il Partito fascista (aprile 1923). Un diritto di primogenitura, quello dei nazionalisti, che aveva fondate ragioni di rivendicazione, appalesandosi anche in Molise. Scorrendo le pagine de “La Nostra ora”, si ritrova l’armamentario dialettico e dottrinario del Movimento: la giustificazione dell’uso della forza contro gli oppositori; la paura dell’avanzata del partito socialista e delle organizzazioni operaie, presenti a Campobasso, Isernia, Agnone. S. Croce di M. e nelle zone costiere; da buon ultima la visione di un nuovo ordine sociale. Fra le varie personalità dell’epoca emerge quella di Vincenzo L. Fraticelli, che rappresenta l’intellettuale organico più avanzato della Destra spirituale e antiliberale. I rapporti tra fascisti e nazionalisti non furono sempre idilliaci; e, mentre i primi, dopo la Marcia su Roma, beneficiarono del passaggio degli ex-combattenti nelle loro file (utilizzando la struttura organizzativa ed il dinamismo dimostrato dai reduci), i secondi non riuscirono ad irradiarsi ed a radicarsi in modo consistente. Sul campo non mancarono scontri fra i seguaci (accadde a Bojano).

Il Congresso del 25 marzo (tenuto a Campobasso), che seguì di poche settimane il Congresso nazionale, ratificava lo scioglimento dell’Associazione nazionalista nel Fascismo, fornendo al movimento, anche in provincia, una valida base ideologica ed intellettuale. Tra i nazionalisti, oltre al succitato Fraticelli, figuravano Giuseppe Altobello, Luigi A. Trofa, Antonio Staffieri, Benedetto Florio, il larinese Spiridione Caprice (che divenne deputato). Le elezioni politiche del 6 aprile 1924 consegnarono alle due liste fasciste molisane quasi il 90% dei voti validi espressi e furono occasione di un radicale ricambio della classe dirigente. L’autonomia comunale, provinciale e degli altri organi periferici fu limitata o profondamente modificata, vennero istituiti i Podestà e fu rafforzata la figura del Prefetto. Si provvide, altresì, ad una riorganizzazione del territorio e della sua popolazione.

I piccoli Comuni furono aggregati con i più grandi, dando vita – per esempio - alla “Grande Campobasso” (con i paesi di Ferrazzano, Mirabello ed Oratino) e alla “Grande Isernia” (con Longano, Macchia, Miranda, Pesche, Pettoranello e Sant’Agapito). Si insediarono i primi podestà, in Campobasso (Renato Pistilli Sipio) ed in Isernia (Giovanni Buccigrossi). Insomma, tra il 1925 ed il 1927, vediamo disegnarsi compiutamente le linee di sviluppo della politica interna fascista: l’accentramento amministrativo, la denuncia dei danni causati dall’urbanesimo, la preferenza accordata all’agricoltura, le campagne propagandistiche per l’aumento della natalità, il controllo dell’educazione dei giovani.

Claudio de Luca

TermoliOnline.it Testata giornalistica

Reg. Tribunale di Larino N. 02/2007 del 29/08/2007 - Num. iscrizione ROC:30703

Direttore Responsabile: Emanuele Bracone

Editore: MEDIACOMM srl
Via Martiri della Resistenza, 134 - 86039 TERMOLI(CB)
P.Iva 01785180702

© Termolionline.it. 2024 - tutti i diritti riservati.

Realizzato da Studio Weblab

Navigazione