Le opere di urbanizzazione della Cooperativa "Giustina"

L'osservatorio lun 21 giugno 2021
Attualità di Claudio de Luca
3min
Palazzo Ducale ©Web
Palazzo Ducale ©Web

LARINO. Fra i tanti piani da approvare, i consiglieri di Palazzo ducale hanno dovuto dedicarsi a quello per la valorizzazione e le alienazioni di immobili al patrimonio comunale disponibile. La civica Assemblea se n’è occupata di recente, sia pure con un ‘minimo’ di ritardo (non addebitabile agli attuali componenti), dopo che – nel lontano 1981 – era stata posta la prima pietra alla vicenda, dopo l’intestazione a Giacomo Matteotti di una strada della cosiddetta Coop. edilizia ‘Giustina’, un complesso di villette allocate alla prima periferia del Paese. Nel 2011 (vale a dire 30 anni dopo, come nelle vicende di cappa e di spada dei romanzi di Dumas padre), si prese atto della volontà degli abitanti di eseguire a proprie spese il frazionamento dei terreni di proprietà da cedere al Comune. Pure costoro se la presero comoda, tant’è che – solo nel 2012 – trasmisero le certificazioni richieste; e, solo nel 2017, quella della particella ospitante le rimanenti opere di urbanizzazione a rete.

Ancora un piccolo sforzo (del resto perché adoperarsi a correre se nessuno ci corre dietro?); e, nel 2018, il Consiglio comunale decide di assumere su di sé le opere di urbanizzazione realizzate in Via Matteotti nonché il primo tratto di Via Campobasso, prendendo finalmente atto della volontà dei proprietari di cedere - a titolo gratuito - le particole a Palazzo ducale. Evidentemente la procedura non doveva essere di agevole momento se l’Ente si rivolse allo Studio Colalillo per vedersi puntualizzare che, conformemente alla normativa, le opere di urbanizzazione primaria (ivi comprese le strade a servizio di insediamenti e gli allacciamenti alla viabilità principale), potevano essere acquisite dall’Ente così come le altre opere di urbanizzazione insistenti nel tracciato stradale, concretizzando l’esercizio di un bene necessitante alla collettività. Inoltre, non andava trascurato che il Comune aveva manifestato l’inequivocabile volontà di denominare e di inserire tale arteria nel suo stradario.

A ben vedere, l’inserimento nell’elenco ha natura dichiarativa di mera presunzione di demanialità. Gli elementi di presupposto sono: 1) l’uso di un numero indeterminato di persone, e non solo dei frontisti; 2) l’ubicazione dei beni all’interno dei luoghi abitativi; 3) l’inclusione nella toponomastica del comune; 4) il comportamento degli abitanti della zona. Per ciò stesso, su conforme relazione dell’esercente di funzioni dirigenziali (ed in conseguenza alla decisione n. 67/1990 del Consiglio comunale), ritenuto necessario effettuare un atto ricognitivo degli immobili, destinati da anni agli usi della collettività, l’Assemblea ha determinato – in sua ultima seduta – di inserire gli immobili posti in via Campobasso nel Piano, determinandone la conseguente classificazione a patrimonio disponibile e disponendone espressamente la destinazione urbanistica.

Naturalmente detto inserimento ha effetto dichiarativo della proprietà. Tanti cittadini si sono chiesti perché la sola via Campobasso sia stata acquisita al patrimonio dell’Ente e le altre strade no. Se lo sono domandato anche gli abitatori delle arterie interne escluse; ma la deliberazione n. 24/2021 nulla rivela in proposito; anzi, non solo il Consiglio se ne astiene quanto addirittura non cita la circostanza. Or bene, ciò può voler dire che gli altri abitanti della ‘Giustina’ non abbiano provveduto a formare – a loro volta – l’attività amministrativa e fiscale posta in opera dai signori di via Campobasso; ragion per cui il loro caso non è stato trattato in Consiglio. Ma viene ancora da sottolineare – nel solo interesse delle parti in causa - alcune incongruenze. Le opere concernono sia il soprasuolo che il sottosuolo? Tra i consiglieri che hanno dato il proprio assenso agli atti, vi sono - per caso - parenti prossimi di chi abbia ceduto le opere al patrimonio comunale? Le opere in questione hanno il crisma della piena funzionalità? In virtù di quali documentazioni?

I pareri tecnici e contabili esposti in delibera sono presenti nella loro totalità o ve n’è di carenti? Purtroppo nulla è evincibile dall’atto amministrativo in questione; e c’è da temere che il Consiglio possa essere costretto a ritornare sull’argomento.

Claudio de Luca

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