Bellezza Selvaggia, la Lucarelli incantata dal Molise: è una continua scoperta

L'intervista gio 29 luglio 2021
Attualità di Emanuele Bracone
14min
Selvaggia Lucarelli e il compagno Lorenzo Biagiarielli ©Facebook
Selvaggia Lucarelli e il compagno Lorenzo Biagiarielli ©Facebook

TERMOLI. Sono ripartiti dal Molise da qualche giorno, diretti in Sicilia. La loro meta principale delle vacanze estive. Tuttavia, si sono spostati in Molise, per spezzare il lungo viaggio, sì, ma anche per onorare una promessa, quella di tornare nella nostra regione, che anche grazie alla loro promozione social ha vissuto momenti di gloria inattesa.

Potere di chi come blogger, più che influencer, dispensa pensieri e opinioni per mestiere.

Parliamo di Selvaggia Lucarelli e del suo compagno Lorenzo Biagiarielli. Certo, lei non ha bisogno di presentazioni, giornalista, attivissima sui social, scrittrice e commediografa, sì perché nasce proprio nel mondo del teatro, ormai nella sua ventennale carriera, che l’ha portata a sperimentare il mondo della comunicazione, dell’informazione e dello spettacolo in ogni sua forma.

Disponibile, cortese e soprattutto legata al territorio, più di quello che avremmo mai potuto immaginare. Così come fece nell’estate 2020, svelando ai più che il Molise esiste (divenuto anche slogan olimpico grazie alla judoka di bronzo Maria Centracchio).  Non era passata per nulla inosservata la presenza di Selvaggia Lucarelli col suo compagno Lorenzo Biagiarelli nella scorsa estate, la prima dopo il lockdown.

Ebbene, anche nel 2021, Selvaggia Lucarelli è tornata in vacanza nel Molise, stavolta al confine con l’Abruzzo, a Montenero di Bisaccia. L’ennesima dimostrazione di come si possa essere competitivi “fuori dalle rotte del turismo di massa”.

Sia lei che lui hanno postato delle foto da un angolo di paradiso e poi, ciliegina sulla torta anche un post su Instagram da Termoli, in piazzetta Mercato.

«Avevamo promesso di tornare e noi manteniamo le promesse», le parole impresse sui social. La presenza della Lucarelli dello scorso anno e tutti quello che ne seguì, dopo alcuni suoi interventi, scatenò un dibattito infinito sul nostro territorio, coinvolgendo anche le istituzioni, sul modello di promozione e di accoglienza turistica molisana. Nel frattempo, in questi giorni di vacanza in Molise, conclusi con visita alla marina di Petacciato, ad Agnone, Frosolone e Campobasso, abbiamo avuto modo di intervistarla, scoprendo che sua nonna paterna è proprio agnonese e che lei da bambina veniva a Termoli, vista la sua origine cupellese, quasi sul confine trignino tra le due regioni.

Non ha potuto che tradire quello che fa trasparire in ogni ambito, diretta, senza filtri, ma anche affabilissima e gentile. Desiderosa di scoprire il mondo, soprattutto l’Italia che ancora non conosce, compreso quegli angoli di Molise inesplorati, per raccontarli e invitare gli altri a fare altrettanto, in una sorta di effetto domino della consapevolezza di quanto il Bel Paese sia proprio così.

«Lo avevamo promesso che saremmo tornati e siamo stati di parola. In realtà quest'anno le vacanze lunghe sono in Sicilia, un'altra regione del Sud Italia che conosciamo relativamente poco. Dovevamo prendere un traghetto da Genova e arrivare direttamente a Palermo, poi ci siamo detti: “beh, se andassimo in macchina in Sicilia senza prendere il traghetto potremmo passare dal Molise”, quindi abbiamo fatto questa tappa che sostanzialmente sarà l’unica prima della Sicilia (a parte pernottare a Scilla per non prendere subito il traghetto). Questa è l’unica  sosta vera che abbiamo fatto, quindi ci fermiamo per tre giorni per vedere un paio di cose che non avevamo visto venendo l'altra volta, in un tour abbastanza veloce ma speriamo piacevole».

Come mai il Molise vi ha colpito così tanto?

«Io sono di Cupello, la famiglia di mio padre è di Cupello quindi ero un po’ al confine. Noi abbiamo una casa di proprietà a Cupello, ho sempre frequentato questi luoghi. Mio padre mi portava anche a Termoli, a Montenero, quindi c'è un legame. La nonna paterna era di Agnone ed anche per questo sono andata lì. Avevo tralasciato proprio il paese di origine di mia nonna che si chiamava Leonilde Paolantoni che è un cognome proprio della zona di Agnone, da qui un legame sicuramente affettivo con questi luoghi. Ho portato il mio fidanzato che non conosceva assolutamente queste zone e se è innamorato anche lui. Visitare il Molise, come dico sempre, fa sentire un po’ pionieri. Luoghi belli in Italia ne abbiam visti tanti ma qui si ha un po' la sensazione della scoperta. Il poter raccontare agli altri cose che, magari, non conoscono: dai siti archeologici, ai paesini suggestivi, alle Morge (quindi natura) ecc... Non è solo la bellezza del posto ma anche la sensazione che dà: permette di diventare narratori di luoghi che a tanti italiani sono sconosciuti».

Termoli come l’hai trovata?

«Termoli io la conoscevo per come la ricordavo da ragazzina quando ogni tanto venivo a fare un giro. L’ho trovata molto migliorata. Il centro e anche la parte vecchia sono diventati molto carini, non c’era praticamente nulla quando venivo io. Tutti questi ristorantini all’aperto, l’area pedonale ecc.. Piacevole davvero. L’altra sera abbiamo cenato all’aperto, da Z’ Bass, e sembrava di essere in Puglia, in una di queste cittadine sul mare meravigliose con questa passeggiata… E comunque la città vecchia è veramente molto bella: è suggestivo l’ingresso… è proprio bella, è unica in questo suo segmento Termoli, nell’ambito della costiera adriatica è unica che è veramente sul mare. Forse un po’ Vasto ma è un altro mondo».

Il diario della vostra presenza nella scorsa estate ha innescato un dibattito nella nostra regione, dal quale non ti sei sottratta, come tuo costume.

«La polemica, se non ricordo male, è nata dal mio lamentare di scarse indicazioni stradali per l’area archeologica di Sepino. Io pensavo di suggerire qualcosa che potesse essere utile, non volevo innescare una polemica: volevo suggerire all’amministrazione d’indicare meglio la strada perché quello è un piccolo gioiello in questa regione. Noi siamo muniti di navigatore ma non è così scontato che il turista, magari un po’ agée, abbia un navigatore, è come se a Roma non ci fossero le indicazioni per il Colosseo».

Oltretutto la cartellonistica funge anche da promozione del territorio.

«Infatti, se uno passa di lì e non ha idea di cosa ci sia, lo scopre grazie alle indicazioni. Lì davvero devi essere molto determinato ad arrivare, devi avere il traguardo bene in testa, altrimenti superi e dici: “Non lo trovo, vado a casa”. Il mio era assolutamente un atteggiamento propositivo e positivo, il fatto che sia stato colto, non da tutta la regione per fortuna perché sono stata ricoperta d’affetto e gratitudine (questo voglio specificarlo), però che qualcuno mi accusasse di aver dato dei trogloditi ai molisani perché non mettono le indicazioni, mi è molto dispiaciuto. Detto ciò, come dicevo all’inizio, io non ho mai ricevuto così tanto affetto dagli abitanti di una regione. Noi giriamo tanto, raccontiamo i luoghi come accaduto in Molise ma qui ho sentito proprio che c’era l’affetto di chi diceva: finalmente si parla di Molise un po’ come di regione turistica e non solo come di un luogo dimenticato».

Che consiglio sentiresti di dare ai molisani e a chi governa i nostri territori per un vero rilancio dell’immagine turistica?

«Una piccola cosa a livello di comunicazione, visto che è un po’ il mio settore. Sono andata a cena a Termoli con Luigi Farrauto, il ragazzo che ha realizzato la guida “Lonely Planet” di Molise e Abruzzo e con lui, l’altro giorno parlavamo del fatto che non esista un luogo iconico in Molise che evochi il luogo, per intenderci: a Venezia c’è il leone, a Milano il Duomo, a Roma il Colosseo, quindi direi che, intanto, bisogna trovare un luogo simbolo, un qualcosa di riconoscibile che diventi anche vocazione della regione perché, effettivamente, quando si pensa al Molise, qual è la prima cosa che viene in mente? Loro hanno messo sulla copertina di “Lonely Planet” il Trabucco che, però, è quasi più Abruzzo. Io cercherei qualcosa che possa essere anche la roccia di Pietracupa, le Morge, non so ma, intanto, sarebbe alquanto utile nella promozione turistica, proprio perché la regione possa essere identificata con un luogo in modo da cominciare a cercarlo. Sarebbe bello anche fare un sondaggio tra i molisani: “Quale può essere il luogo che ci rappresenta?” Può essere anche un castello, ci sono dei castelli meravigliosi in Molise e per me questa è stata una scoperta, io non sapevo che in ogni paese ci fosse un castello. Nel nostro giro ne abbiamo visti tanti come a Civitacampomarano che c’è il castello visitabile, anche a Carpinone c’è quello abbandonato. Un castello può essere simbolico ma non necessariamente. Sono posti unici, varrebbe la pena di valorizzarli. Una delle pochissime cose belle che ha portato la pandemia è quella di viaggiare in Italia. Lo dico onestamente: non sarei venuta in Molise se non ci fosse stata la pandemia ma semplicemente perché noi, ad agosto, abbiamo fatto sempre viaggi fuori dall’Italia, era un’abitudine. Inoltre il Molise non è dietro l’angolo quindi o si ha qualche settimana di tempo oppure non vieni in Molise per tre giorni. E’ stata sicuramente una grande opportunità».

Infine, un auspicio.

«So che quest’anno sono attesi tanti turisti in Molise e lo so perché me lo scrivono e mi dicono “abbiamo deciso di venire in Molise quest’anno” e spero che questo sia un lancio che non si esaurisca nel tempo dell’epidemia, altrimenti sarebbe triste, però vedo che tante cose stanno pian piano nascendo. Ad esempio, il posto in cui siamo andati l’anno scorso, vicino Larino, si sta ingrandendo, ora hanno un grandissimo ristorante, hanno una grande piscina… Mi sembra che ci sia voglia d’investire. E’ chiaro, è ancora poco. L’ideale è non far scappare il turista dopo qualche giorno. La vera scommessa, secondo me, è quella di non portarlo solo a Termoli, non solo sulla costa».

Per quanto riguarda la pandemia, abbiamo letto le tue ultime dichiarazioni contro chi mostra perplessità sui vaccini.

«Ritengo fondamentale, avendo così tanto seguito, utilizzarlo nella maniera più giusta in questo momento è fondamentale, anche perché proprio sul web nasce l’80-90% della disinformazione sui vaccini di conseguenza, contrastarla “in rete” è importante. Per quanto si possa dirlo in un talk-show televisivo o in un telegiornale o a un convegno, la verità è che il web è il fronte su cui si combatte e ti garantisco che la disinformazione che gira sui social è agghiacciante, quindi, avendo tanta influenza lì, mi batto sullo stesso campo in cui gira. Sono minacciata continuamente, c’è un clima veramente spaventoso, non ho mai ricevuto tante minacce, gente che scrive che ci devono destinare una pallottola in testa, sono messa nel circoletto dei nemici assieme ai vari Burioni, Bassetti e tutti coloro che si spendono nella campagna pro vaccini. Alla fine è questa la strada da seguire se vogliamo che ci sia anche una ripartenza economica oltre che la vita sociale, che è indispensabile, c’è tutto il resto del Paese che deve ripartire, non è che solo l’estate possa essere risolutiva, questi due mesi estivi in cui ci sentiamo tutti un po’ più liberi, in cui l’economia gira un po’. Poi a settembre dobbiamo ricominciare con i problemi nelle scuole, ristoranti chiusi, impianti sciistici chiusi e ricominciamo con le polemiche dello scorso anno ma, soprattutto, c’è chi se non riapre a settembre muore».

Tu ritieni che ci debba essere un intervento per disciplinare, dare un freno a questo sistema di odiatori seriali?

«Dopo tanti anni in cui ho fatto tante lotte contro l’odio social ecc, credo che ci dovremmo rassegnare a una certa quota di odio che purtroppo non si potrà mai contenere in un regime così democratico come quello che viviamo fuori e dentro al web. Ho capito che, da un certo punto di vista, sembrerebbe di svuotare il mare con un secchiello. Inizialmente ero molto più combattiva: querelavo, cercavo di fare in modo che chiunque insultava, diffamava, pagasse; poi mi sono resa conto che tagliata una testa ne spuntano altre dieci e quindi, secondo me, la strada non è tanto punitiva quanto educativa. Manca una vera educazione digitale. Quando sento che si dovrebbe portare l’educazione digitale nelle scuole, io rispondo sempre: “Sì ma chi fa educazione digitale a chi dovrebbe insegnare educazione digitale e insegna al maestro cosa insegnare?” Noi diamo per scontato che gli adulti abbiano l’educazione digitale ma, in realtà, sono i primi a non averla. I primi odiatori, i primi personaggi che insultano in maniera violenta, feroce, anche con strascichi penali sono proprio gli adulti. Posso dirti che i no vax, quelli più violenti che scrivono minacce ecc.. sono quasi tutte persone di mezza età o più. Per cui, bisogna partire dalla prevenzione educando, intanto, gli adulti».

Nell’ultimo mese Termoli ha ospitato i leader di Lega e Italia Viva, Salvini e Renzi, quest’ultimo proprio pochi giorni fa. Che rapporto hai con la politica?

«Un rapporto molto polemico e molto vigile. Ogni tanto mi propongono anche di entrarvi ecc. ma io dico sempre che si può fare politica al di fuori della politica. Ho un rapporto di grande attenzione, benché m’interessino soprattutto i temi più laterali, per esempio quelli della comunicazione, della propaganda, come i politici utilizzano i social, come comunicano e come commentano le notizie e i trend. Adesso mi sono occupata del fatto che non mostrassero praticamente mai quando si vaccinavano ma questo sia a destra che a sinistra, a parte le posizioni apertamente critiche, nei confronti dei vaccini, come quella della Meloni. C’è una certa ipocrisia di tutto il resto della politica che difficilmente si è mostrata mentre si vaccinava al di là dei governatori di Regione, non abbiamo visto il Conte, Il Di Maio, Letta, Calenda. Lo stesso Renzi finché non gli si è fatto notare, non si era mostrato e non si era neppure vaccinato. M’interessa tutto ciò che è più laterale, ma sono molto attenta a tutto ciò che accade».

Teatro, televisione, social, carta stampata, radio, quale mezzo preferisci per comunicare?

«Paradossalmente nasco con il teatro che è il mezzo con cui si sta più a contatto, in assoluto, col pubblico, poi ho scelto una strada dove il pubblico è virtuale. Io rimango sempre più affezionata alla scrittura, per me è il mezzo più ideale, molto più del video, perché mi permette di raccogliere i pensieri che per me è una cosa importantissima. Spesso non so cosa penso di una certa cosa finché non mi siedo e ci rifletto attraverso il silenzio, mentre, se me lo chiedono lì per lì e sono costretta a raccogliere i pensieri in pochi secondi, non ho una visione propositiva, per cui rimane sempre quello perché si riesce a scegliere con attenzione ogni parola, ogni singolo aggettivo. Mi dà l’idea di essere più onesta e più precisa nel formulare un’opinione o un’idea. Non so se e quella più laboriosa ma è quella che porta a meno fraintendimenti. Stando sui social, l’opinione scritta, pensata e meditata, offre più spunti di riflessione di qualsiasi altro mezzo di comunicazione. Vedo tante parole buttate lì da politici ecc. gente che poi deve chiarire perché si è espresso male. Nella scrittura capita molto meno».

Chi è Selvaggia Lucarelli?

«Domanda difficilissima a cui so rispondere poco e male perché poi, come sempre, chi fa questo lavoro, soprattutto chi esprime molti giudizi sugli altri, ha poca consapevolezza di sé, faccio sempre molta fatica a parlare di me. Penso di essere una persona con un grande senso della giustizia, questo sicuramente. Lo riconosco da sola, ma credo me lo riconoscano anche i miei detrattori, al di là delle simpatie e delle antipatie personali. Io impazzisco di fronte alle ingiustizie sia che riguardino me o che riguardino gli altri, sono una che si spende e ho un grande senso critico. Ma voglio ricordare che a tanti detrattori corrispondono anche tante persone che ti vogliono bene, che sono affettuose, che tifano per te, che si sentono rappresentate, quindi sto bene nella mia dimensione, faticosa ma anche appagante».

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