Appunti di storia della diocesi di Guardialfiera e della sua “Porta Santa”

L'archivio mer 22 settembre 2021
Attualità di Giuseppe Mammarella
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Appunti di storia della diocesi di Guardialfiera e della sua “Porta Santa” ©Termolionline
Appunti di storia della diocesi di Guardialfiera e della sua “Porta Santa” ©Termolionline

GUARDIALFIERA. La diocesi di Guardialfiera fu istituita nella seconda metà del secolo XI da Papa Alessandro II (1061-1073). Secondo un’antica credenza, la cittadina fu insignita della sede vescovile in premio per la calorosa accoglienza fatta a San Leone IX quando questi, nel 1053, transitò nella zona per recarsi nella valle del Fortore a combattere contro i Normanni. Appare certo, però, che a seguito della nascita delle province ecclesiastiche (in questo caso quella di Benevento avvenuta nell’anno 969) i metropoliti avvertirono il bisogno di avere più suffraganei alle proprie dipendenze mediante la creazione, tra il X e l’XI secolo, a volte di minuscole sedi vescovili ottenute attraverso la riduzione degli ampi territori delle più antiche diocesi (Larino nel caso in questione). Il lembo di terra che formava la piccola diocesi guardiese, comprendeva, oltre al capoluogo, i centri di Acquaviva Collecroce, Castelbottaccio, Castelmauro, Civitacampomarano, Lucito, Lupara e Palata.

Tra le cause che determinarono la sua soppressione avvenuta nel 1818, figura l’estrema indigenza in cui versava. Nel 1805 era così composta: 8 centri; popolazione 15.453; rendite lorde 784; pesi 33.

Dal 1968 Guardialfiera è tra le sedi titolari, riservate ai vescovi che non hanno facoltà di guidare direttamente la cura delle anime. L’attuale Presule titolare di Guardialfiera è mons. Adilson Pedro Busin, Ausiliare di Porto Alegre (Brasile).

Sempre secondo la tradizione fu lo stesso Papa San Leone IX a stabilire il privilegio della cosiddetta “Porta Santa” di Guardialfiera che si apre nei primi due giorni del mese di giugno di ogni anno, al fine di poter lucrare la nota “Indulgenza plenaria”. Essa, ancora oggi, rimane chiusa solo quando viene aperta, tra le altre, quella della Basilica di San Pietro per gli Anni Santi ordinari e straordinari.

Il riferimento più antico della “Porta Santa” di Guardialfiera è compreso nella Relazione “ad Limina” di mons. Alessandro Liparolo del 1627.

Ne fa ampio cenno il compianto don Giulio Di Rocco nella sua pregevole opera “La Diocesi di Guardia Alfiera. Relazioni ad Limina (1624-1800)”, promossa dal “Centro Studi 2000” del centro basso-molisano e data alle stampe dall’Amministrazione Provinciale di Campobasso nel 1996.

Il passo in questione, estratto dal documento e tradotto dal latino dallo Storico guardiese è il seguente: “C’è (a Guardia Alfiera) l’antica consuetudine di celebrare solennemente la Dedicazione della Chiesa Cattedrale il tre giugno, nel quale giorno sia i cittadini che i forestieri convengono numerosi per nutrirsi dei Sacramenti della Penitenza e dell’Eucaristia e la porta che si trova nell’area dell’altare Maggiore viene aperta solo in quel giorno. Secondo questa tradizione ereditata dal tempo antico, si ritiene di acquistare l’indulgenza plenaria tante volte per quante si entra attraverso quella porta. Si narra che ciò fu concesso da Sommi Pontefici. L’attuale Vescovo (mons. Liparolo n. d. a.), riconoscendo il grandissimo progresso nel culto di Dio, ha permesso che ciò accadesse” (cfr. Giulio Di Rocco, op. cit., pp. 116-117).

Il Papa Benedetto XVI, “a seguito delle preghiere…rivolte dall’Eccellentissimo e Reverendissimo Mons. Gianfranco De Luca, Vescovo di Termoli-Larino” concesse “l’Indulgenza Plenaria nell’antica cattedrale di Guardialfiera […], ai fedeli in Cristo, debitamente disposti e ravveduti […]”. Essa “va lucrata dal 1° al 2 giugno per la grande esultanza spirituale dei credenti in Cristo, quando rimane […] aperta la “Porta Santa” nel tempio di Guardialfiera, secondo l’immemorabile consuetudine” (traduzione dal latino).

Il Decreto, di “perpetua” efficacia, fu emesso dalla Penitenzieria Apostolica il 13 giugno 2007, “al fine di accrescere la pietà dei fedeli […], in virtù delle facoltà conferitele” dal Papa.

Giuseppe Mammarella

 

 

 

 

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