Dare voce al territorio è la strada migliore per disegnare la sanità del futuro

L'opinione mer 20 ottobre 2021
Attualità di Civis
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TERMOLI. Questa nostra strana regione che al suo attivo non ha molte eccellenze di cui vantarsi,  e che nel versante sanità in poco più di tre decenni ha toccato il fondo, pare uscire dal torpore che la pervade. Una sensazione che deriva, più che dalle iniziative dei  movimenti i quali per anni si sono scontrati, e ancora si scontrano, con il muro di gomma della politica, dal recente Forum di Campobasso contro il Pos (Piano Operativo Sanitario) e in particolare dalla finalmente presa di posizione dei Sindaci  del Territorio Termoli-Larino così evidenziata: il mancato coinvolgimento della Conferenza dei Primi Cittadini (prevista dalla normativa vigente) e l’ulteriore ridimensionamento delle prestazioni ospedaliere che porterebbe a fare del ‘San Timoteo’ di Termoli un Pronto Soccorso.

Per le ragioni esposte (la popolazione -fatta soprattutto di anziani e vecchi- sparsa in piccoli disagiati comuni che non possono essere equiparati a un quartiere di Roma, il triplicarsi della stessa durante i mesi estivi, “l’ingente quantità di risorse e posti letto assegnati alle strutture private convenzionate” la cui presenza non viene in alcun modo messa in discussione …) i sindaci evidenziano l’urgenza di riorganizzare la Sanità regionale con l’aiuto del Governo Nazionale che, forse, potrebbe fare ricorso al Recovery Fund dal momento che si tratta di dare attuazione all’Art. 32 della nostra Carta costituzionale il quale recita “lo Stato tutela la salute del cittadino”, un diritto del tutto disatteso da chi avrebbe dovuto metterlo al primo posto nella mission di un Governo regionale, anche per le risorse finanziarie che macina. Gli estremi per un ricorso al Tar non mancano e così ha scelto più di qualcuno, ma dare ascolto alla voce del territorio sarebbe la soluzione meno traumatica per tutti, e anche la più lungimirante: ostinarsi e perseverare nel portare avanti un Pos non condiviso da nessuno sarebbe continuare a infierire su una popolazione già allo stremo. Ma anche una sfida.

L’invito dei sindaci del basso Molise al Commissario ad Acta, al di là di colori e simboli politici,  deve trovare una sponda nello stesso Consiglio regionale, la condivisione dei sindaci dell’intera regione, dei sindacati e del volontariato nonché di ogni altra organizzazione sociale non esclusi gli imprenditori dal momento che i lavoratori in malattia incidono sul processo produttivo di un’azienda: in fondo, se ci si pensa, la malattia non guarda in faccia a nessuno. Da qui il concorso di ognuno e di tutti. Data la particolare natura dell’argomento si ritiene opportuno non fare riferimento, in questo articolo, alle inadeguatezze e alla disorganizzazione che non cessano di affliggere l’ospedale di Termoli.                         

Civis

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