«Infiltrazioni della malavita sulla costa», la conferma dal giudice Laronga

Testimonianze lun 29 novembre 2021
Attualità di Alberta Zulli
4min
La quarta mafia: incontro con Vincenzo Musacchio e Antonio Laronga

GUGLLIONESI. La quarta mafia e quattro tipi diversi di mafie, quella cerignolana, quella garganica, la società foggiana e ora la criminalità organizzata di San Severo.

Variegato il fronte della illegalità nella vicina provincia a Nord della Puglia che confina col Molise e che proprio alla costa adriatica mira, sino ad arrivare nelle Marche, passando per basso Molise e Abruzzo, per riciclare i proventi dei crimini. Lo sostiene il Procuratore aggiunto di Foggia, Antonio Laronga, intervenuti sabato da remoto in un incontro coordinato da Vincenzo Musacchio col liceo delle Scienze umane di Guglionesi, condotto dalla dirigente scolastica Patrizia Ancora. Le infiltrazioni di “famiglie” mafiose sono ovunque.

Alcune minacciano, alcune uccidono, alcune usano il racket, il riciclaggio. A domanda precisa che gli abbiamo posto, Laronga, che è vicario del Procuratore capo Ludovico Vaccaro, quest'ultimo già Procuratore a Larino, non ha nascosto il grossissimo rischio che sta correndo il nostro territorio. «Abbiamo contezza di numerose acquisizioni di attività, in diversi campi, avvenute da personaggi della mafia foggiana in basso Molise». E poi ci sono quelle ancor più pericolose, quelle silenti. Quelle che nel silenzio più totale, senza farsi riconoscere, “lavorano”. E lo fanno con modi subdoli. Creano alleanze e vivono da sempre ancorate al territorio del Foggiano. Non fanno notizia ma sono presenti da oltre 50 anni in questa bellissima chiamata Puglia. Nell’incontro svolto da remoto dall’istituto omnicomprensivo di Guglionesi, il Procuratore della Repubblica Aggiunto di Foggia, Antonio Laronga ha spiegato i passaggi salienti di questa realtà che miete vittime da oltre 50 anni. Presentando il suo libro dal titolo, appunto, “Quarta mafia. La criminalità organizzata foggiana nel racconto di un magistrato sul fronte”, ha raccontato come i vari clan cerignolani, foggiani, sanseveresi abbiano fatto una vera e propria scalata per arrivare a una organizzazione a tutto tondo, identica a tutte le altre mafie del territorio. Non solo, racconta di come la realtà criminale di San Severo si stia espandendo anche nella realtà bassomolisana, a Termoli e Campomarino. «Non abbiamo dati Istat che ce lo assicurano ma è questione di breve tempo per poterlo accertare».

Le mafie moderne stanno progressivamente abbandonando la componente violenta, oggi le mafie corrompono di più e sparano meno. Si stanno infiltrando nella politica e nella pubblica amministrazione.

La quarta mafia, dicevamo, nasce negli anni ’70 e ha mietuto in tutti questi anni tante vittime. Tanti e troppi omicidi avvenuti anche alla luce del giorno. Guerra tra bande rivali e anche dello stesso clan, dove il più delle volte a rimetterci la pelle sono state anche persone estranee a queste faide.

Un episodio che è rimasto impresso nella mente di Laronga riguarda un vescovo che dal Piemonte arriva a Monte Sant’Angelo, luogo scontro di faide durato tanti anni. In questo luogo, una domenica di cresime, tutti i cresimandi si sono presentati con lo stesso padrino. Alla domanda posta al parroco sul perché di questa scelta, il parroco disse che era una persona rispettabile e tutti volevano lui. Qualche tempo dopo fu ucciso, era una persona rispettabile perché mafioso.

Si è parlato, quindi, di organizzazioni criminali che sono state riconosciute come associazioni di tipo mafioso con sentenze definitive e i nomi, i luoghi e le storie sono tutte vere. Le faide garganiche raccontano il mondo agro-pastorale e le motivazioni che hanno spinto le famiglie coinvolte nella faida a scontrarsi. Da questa faida, poi, nasce una nuova associazione mafiosa. Appunto quella che ha vinto.

L’opera di Laronga, spiegata ai circa 100 presenti on line, si divide in tre parti. La “Società foggiana” con Raffaele Cutolo fino ad  arrivare all’ultima grande operazione antimafia, denominata “Decimabis”.

A seguire, la mafia garganica e a quella forse meno conosciuta, la mafia cerignolana.

Alla domanda di uno studente dell’istituto bassomolisano, sulla paura, sulla paura di minacce, il procuratore aggiunto ha così risposto, «il muratore che sale su un ponteggio, si espone a rischi peggiori». Una risposta che riporta indietro nel tempo, a quasi 30 anni fa, quando un grande magistrato disse «chi ha paura muore ogni giorno, chi non ha paura muore una volta sola».

Forse è da qui che tutti dovremmo partire. Dovremmo lasciare da parte la paura e provare a riscattare un paese che, da troppi anni ormai, è sotto scacco di queste società di organizzazione mafiosa.

Bisogna partire dalle scuole, fino ad arrivare alle istituzioni. Bisogna sradicare con tutte le forze la criminalità organizzata. E alla fine, forse, saranno loro che si piegheranno alla gente per bene.

Forse, solo allora, questa terra non piangerà più quei figli che si trovavano nel posto sbagliato nel momento sbagliato.

Un grazie alla dirigente scolastica Patrizia Ancora, che ha invitato la nostra redazione e, un grazie al Procuratore Aggiunto Antonio Laronga per il lavoro che svolge da anni con passione e dedizione.

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