Multe: fungono da bancomat o sono un limite alle infrazioni?

L'osservatorio lun 29 novembre 2021
Attualità di Claudio de Luca
3min

Quanti Sindaci hanno deciso di fare cassa sugli automobilisti, nella pretesa che siano polli da spennare?

Allo scopo si servono dei misuratori di velocità oppure dei semafori-vampiro, quelli che utilizzerebbero – ‘ad usum delphini’ - la durata del giallo. Alcuni primi cittadini, poi (i più guardinghi), temendo di perdere voti, preferiscono far situare i primi apparecchi lontano dagli abitati, ritenendo, in tal modo, di ‘pescare’ solo sugli ‘ospiti’ in trànsito sul territorio ma non sui compaesani che li hanno votati. Che tutto ciò sia vero l’ha documentato, di recente, Paola De Micheli, già ministra delle infrastrutture, sostenendo che – in carenza – potrebbero sussistere gravi problemi di natura economica e finanziaria per l’esistenza delle Province e dei Comuni. In sostanza, si tratta di una sostanziale ammissione: le ‘multe’ servirebbero a mantenere in ordine i bilanci degli enti locali territoriali, cosicché sarebbe da folli per un amministratore far fuori una gallina dalle uova d’oro. Un pennuto che – secondo le stime – varrebbe intorno al miliardo e 200 milioni di euro per ciascun anno che Dio manda sulla terra. Per fortuna, almeno in Molise, non è proprio così, seppure vi siano Comuni di pochi abitanti (e con un solo vigile) che ‘navighino’ alla grande per essere prossimi alla ‘Bifernina’, così da pizzicare al di fuori del proprio centro abitato. Il discorso può valere solo per i tre centri di Campobasso, Isernia e Termoli. Ma, per il resto d’Italia, nel 2019, si è arrivati a 600 milioni di euro. Il Comune di Milano ha introitato 178 milioni; la cifra totale di Roma Capitale è arrivata a 170 (60 euro/ab.), Torino (50), Bologna e Firenze (46 e 47), Napoli (36). Nelle proporzioni, però, chi ha fatto registrare di più sono stati gli inimmaginabili comunelli di Colle S. Lucia (Belluno), con introiti capitari di 1.516 euro, e Roseto Capo Spulico (Cosenza), 1.500 euro ‘pro capite’.

Poste così le cose, tempo addietro diverse Associazioni dell’Isernino chiesero ai Comuni pentri copia del rilascio della relazione trasmessa ai Ministeri delle infrastrutture e dell’Interno sull’ammontare dei proventi introitati per esorbitanza velocitaria, domandando altresì notizie sugli interventi realizzati per la viabilità. Ciò perché la norma prevede l’obbligo di notificare un rapporto esaustivo al riguardo, sanzionando l’omissione o lo scorretto utilizzo dei proventi. Il Comune di Macchia d’Isernia confermò – in pessimo segretariale - che “l’istanza non può essere accolta non esistendo il documento per il quale la stessa è stata formulata atteso che lo stesso non è stato redatto in quanto, ad oggi, non è stato ancora emanato dal Ministero dei Trasporti il decreto di cui all’art. 25, c. 2, della l. n. 120/2010 che avrebbe dovuto, tra l’altro, approvare il modello di relazione di cui all’art. 142, c. 12-quater, dlgs n. 285/1992 nonché definire le modalità di trasmissione in via informatica della stessa”.

Nella sostanza, mentre il Ministro confermava l’obbligo, ‘ope legis’, di relazionare sui proventi incassati entro il 31 maggio di ogni anno, sanzionando le omissioni, il Comune di Macchia diceva che il debito in questione non esisteva. Al contrario la legge n. 120 aveva stabilito che i proventi delle violazioni per esorbitanza velocitaria dovevano essere ripartiti in misura uguale fra l’ente da cui dipende l’organo accertatore e l’ente proprietario della strada e destinate alla manutenzione ed alla messa in sicurezza delle infrastrutture stradali ed al potenziamento delle attività di controllo e di accertamento delle violazioni, ivi comprese le spese relative al personale. Nelle scorse settimane l’obbligo è stato ribadito, cosicché – dal 2022 – i Comuni sono tenuti a pubblicare una relazione annuale sugli importi e sul loro utilizzo. E’ noto che, per il 2019, arrivarono 1.500 rendicontazioni; e, nel 2020, ancora meno. Oggi, però, la legge vigente dispone che l’inadempienza comporti la decurtazione del 90% delle somme ricavate dalle ‘multe’ e le Prefetture, nel caso di riscontri negativi, potranno attivare le procedure amministrative nei confronti degli enti inadempienti. Vogliamo ricordare che gli enti virtuosi sono quelli che producono meno accertamenti, incentivando la sicurezza ed il rispetto del Codice stradale.

Claudio de Luca

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