Infiltrazioni camorristiche in Molise, inchieste tra Sannio e Toscana segnalate dalla Dia

L'osservatorio lun 06 dicembre 2021
Attualità di Claudio de Luca
3min

MOLISE. In una delle ultime relazioni della Direzione investigativa antimafia sono stati sottolineati gli addentellati della Camorra in territorio molisano. Il documento si riferisce alle attività di due fratelli, protagonisti di un’indagine, nata nel 2016, che mette in luce certi affari emiliani. I relatori dicono che la coppia operi pure in Toscana e nel Molise attraverso società occulte (e cooperative), dedite al subappalto di manodopera ed a false fatturazioni. In tale àmbito, tra le persone che avrebbero contribuito ad un sistema di riciclaggio di danaro, sono stati segnalati persino alcuni percettori del reddito di cittadinanza. I succitati fratelli (già custoditi in carcere, ma ora sottoposti ai trattamenti domiciliari) sono accusati di avere creato diverse società tra di loro collegate, gestite da prestanome e da affiliati. Il sodalizio-capogruppo controllava tutte le altre al fine di perseguire gli obiettivi comuni. Le operazioni interessavano soprattutto l’edilizia, un settore dove riuscivano ad aggiudicarsi svariati lavori. Da qui la trama di fatturazioni per operazioni inesistenti che alla fine facevano confluire in cassa 8 milioni di euro, come documentato dagli accertamenti eseguiti su due commercialisti casertani collegati.

Fu nel 2019 che il Pm Giulio Monferini pose gli occhi sugli affari dei fratelli, nel frattempo radicatisi nel Molise grazie ai presunti contatti di un uomo che vestiva un’uniforme (già consigliere comunale, vicesindaco ed assessore al bilancio in un Comune del venafrano). Vigilanza stretta pure su di un altro politico locale che, all’epoca, si era impegnato a promuovere - nell’Agro aversano - la candidatura alle europee della beneventana Mariagrazia Chiusolo, presentemente assessore a Benevento. Le indagini delle Fiamme gialle toscane quantificarono in circa 400 i voti di preferenza procurati alla candidata che – per questo - si congratulò personalmente con i fratelli. Stando alle indagini, nella zona di Isernia e nel Beneventano, dopo il 2019, le attività di questi ultimi si sarebbero intensificate grazie alla partecipazione a diversi bandi ed a gare pubbliche. Secondo il Gico delle Fiamme gialle, in molte occasioni, le ditte riconducibili alle attività dei due sono risultate vincitrici. I fatti suesposti hanno spinto gli investigatori a ritenere possibili condotte di scambio elettorale politico-mafioso. La circostanza ha portato a trasmettere gli atti raccolti sulla rete attivata dai fratelli (nel Molise ed a Benevento) alla Dda di Napoli a cui ora compete di approfondire i fatti, al momento ipotetici, che - come tali - potrebbero rivelarsi non fondati. Tant’è vero che sono ben tre gli indagati che, ritenuti innocenti fino a prova contraria, non sono stati ancora iscritti nell’apposito Registro. Rimane affidato, insomma, agli inquirenti partenopei il compito di approfondire il lavoro avviato dai ‘finanzieri’ fiorentini.

Le Fiamme gialle avevano acceso i riflettori sui fratelli con l’indagine ‘Minerva’ (che ha portato a 34 misure cautelari). Questa era tesa a tracciare la trama degli investimenti intessuti al Nord che, secondo l’accusa, sarebbero stati fondati su procedure illecite peraltro garantite dalla mafia del clan dei Casalesi. Secondo la Dda di Firenze, sarebbe stata messa in piedi un’associazione a delinquere al fine di commettere frodi fiscali, di riciclare denaro e di intestare beni per favorire la mafia dell’Agro aversano incardinata nei territori della Toscana e dell’Emilia-Romagna. Sono stati diversi i collaboratori di giustizia che hanno collegato i germani al clan dei Casalesi. Dopo l’indagine della Procura distrettuale fiorentina il Gip Federico Zàmpoli ha disposto il giudizio immediato. Ma alcuni imputati hanno scelto di affrontare il dibattimento, decidendo di essere processati – con il rito abbreviato - a fine dicembre.

Claudio de Luca

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