Il sorriso di Michela Marzola in Antartide, la missione dell'anestesista termolese
TERMOLI. Ci sono persone che stupiscono, sempre, giorno dopo giorno.
Ci sono nostri concittadini, o meglio concittadine, che danno lustro a quanto di meglio significhi il termine termolesità, ossia la generosità a prescindere.
Ci sono professionisti nel mondo della sanità e della medicina come l'anestesista termolese Michela Marzola, in servizio al Policlinico Gemelli di Roma, capace di vivere e offrire le proprie competenze in tutto il mondo.
Ha preso parte a numerose campagne denominate Operation Smile, è stata in Malawi, Marocco, Perù, India, Haiti, Congo, Messico, Filippine, Ghana, Nicaragua.
Ma l’affascina anche l’Antartide, dove il Gemelli ha stretto legami col Programma Nazionale Ricerche in Antartide. Michela e i suoi colleghi nel tempo, «medici particolarmente esperti in tecniche di soccorso sanitario in “ambienti estremi”, hanno superato una scrupolosa valutazione psico-fisica da parte dell’Istituto Medico Legale dell’Aeronautica Militare; idonei, pertanto, a svolgere il proprio lavoro in un ambiente tra i più inospitali del pianeta per motivi climatici ed ambientali, il tutto a enormi distanze da qualsiasi struttura sanitaria. In queste condizioni anche una banale camminata sul ghiaccio può essere definita “ad alto rischio”. Non a caso l’emergenza più temuta, cioè il politrauma, è sempre dietro l’angolo». Come riferì il bollettino dell’Ateneo capitolino.
«All’interno della base è presente un’infermeria ben attrezzata per garantire misure di pronto soccorso e dotata di sala operatoria. Le linee guida prevedono, in caso di emergenza, che si cerchi comunque di trasferire il paziente in un centro qualificato dove possa ricevere i trattamenti più appropriati; ma questo significa organizzare un trasporto sanitario fino alla Nuova Zelanda, a più di 4000 km di distanza, con una sosta alla stazione americana di Mac Murdo per il cambio di aereo – spiegano dal Gemelli - essere in Antartide significa essere esposti alle condizioni climatiche più dure del pianeta, non sempre compatibili con le attività di volo. Tutto ciò obbliga a preventivare, per un trasporto sanitario non meno di 12 ore nelle più favorevoli delle condizioni. I sanitari presenti nella base debbono, pertanto, nella maggior parte dei casi “farcela da soli”. Tuttavia, a volte, la natura delle lesioni da trattare travalica la loro competenza come, ad esempio, eventuali lesioni oculari o ortopediche. Si è quindi avvertita l’esigenza di avere a disposizione, 24 ore su 24, la possibilità di chiedere e ottenere una consulenza specialistica a distanza».
Ora sta partendo dalla Tasmania dopo un periodo di quarantena per la base scientifica italiana in Antartide 🇦🇶 Mario Zucchelli dove vi resterà fino a febbraio, questa è la sua seconda volta in Antartide.
Innumerevoli le missioni di Michela in giro per il mondo, sempre al fianco delle popolazioni più deboli e impegnata in prima linea nell'assistenza sanitaria nei paesi poveri, nell'ambito di un'iniziativa della Fondazione 'Operation Smile', onlus che segue con le sue equipe di medici, chirurghi ed anestesisti volontari i bambini affetti da malformazioni facciali.
Lei, con altri medici, ridonano il sorriso ai bambini affetti da labioschisi (labbro leporino) e palatoschiei.