L’ultimo saluto al Guerriero, Michael ci ha insegnato a vedere i colori nel buio

Addio farfalla bianca dom 02 gennaio 2022

Termoli Cercare un puntino colorato in mezzo al buio ed aggrapparsi a quello per vedere l’arcobaleno: è uno degli insegnamenti che ci lascia Michael Casciotto.

Attualità di Valentina Cocco
3min
L'ultimo saluto al Guerriero Michael Casciotto

TERMOLI. Sono circa le 15 della prima domenica del nuovo anno: l’aria è pesante, la nebbia scende fulminea quasi a voler nascondere il dolore che, come una lama, la trafigge. All’esterno della chiesa di San Timoteo inizia un infinito via vai di persone, in un sommesso silenzio che squarcia l’anima: la bara di Michael Casciotto, appena 29enne, arriva a bordo dell’auto di Tonino Carrino, suo zio.

Un feretro semplice, ma ricco di sfaccettature e dettagli colorati, proprio come la persona che deve proteggere: in legno bianco, con particolari in legno marrone chiaro, al cui centro veglia Santo Padre Pio e l’Angelo. Accompagnata dai suoi genitori, Fortunato ed Annamaria, dalla moglie Elisabetta ‘Betty’, e da Ciro e Rocco, i fratelli maggiori di Michael. Gina, la fedele Golden Retriever, arriva al fianco di Betty e cerca, con il suo simpatico muso, di consolare tutti senza, tuttavia, riuscire a consolare se stessa: i suoi guaiti riempiono il silenzio dei cuori mentre Don Benito dà l’ultimo saluto a Michael.

La chiesa si riempie lentamente, tanto che i posti a sedere sono tutti occupati e molti sono costretti a restare all’esterno. Il silenzio è rotto dalle parole di Don Benito Giorgetta, anche lui commosso a tal punto da doversi fermare in alcuni punti per riprendere fiato e scusandosi «perché spesso le parole mancano». Ricorda Michael con la semplicità, la forza e il coraggio che l’hanno accompagnato fin dal suo primo giorno di vita, come il Guerriero che era diventato.

E, malgrado lui ci avesse preparati alla sua perdita, il vuoto che lascia è incolmabile e dovremo imparare a vivere senza di lui, ma seguendo ciò che ci ha insegnato, come ha ricordato Don Benito durante l’elogio: «La luce splende nelle tenebre e le tenebre non vincono. È questa la nostra certezza. Siamo stati convocati per vivere questo momento nel quale siamo invitati a celebrare la ricchezza, il trionfo e la sinfonia della vita. Anche se davanti a noi abbiamo una bara. Per Michael non c’è che vita ora, la morte esiste per noi. Lui ha soltanto varcato la soglia e ora, davanti a lui, si è spalancata la luce della Resurrezione».

«Ricordo quest’estate – ha continuato Don Benito – Stavo lavorando per pubblicare un libro, e su internet mi imbatto in una notizia di un giovane che si era sposato e mi ha attratto questa frase: “Non voglio morire prima di morire”. Una frase che mi ha incuriosito e più leggevo, più trovavo sintonia, fin quando lessi il nome di Michael e mi sono ricordato della mia condivisione, nella mia comunità precedente, dove ho avuto la gioia di battezzare Michael e di vivere con lui i momenti preparativi per la Comunione. Anche quando la situazione è nera dobbiamo trovare quel puntino colorato in mezzo all’oscurità ed appoggiarci ad esso. Da lì sorgerà un arcobaleno di colori in grado di far vivere le proprie difficoltà con un sorriso. Ecco la cattedra della vita da una persona che sapeva di dover morire e che ci insegna a vivere».

Michael era una vera forza della natura, un ottimista passionale che è stato in grado, malgrado la sua condanna, di godersi ogni singolo secondo appieno, senza sprecare nemmeno un briciolo di quel tempo limitato che abbiamo e vediamo scorrere nella clessidra dei giorni che si susseguono inesorabili: «Aveva fame di vivere, ma non gli è stato concesso di vivere altro tempo – ha concluso Don Benito - Continuiamo ad avere tempo, ma come lo utilizziamo? Per lui anche un attimo è stato importante e lo omaggiava. Se ne nutriva, perché non ne aveva più. E lo sapeva. La vita non si può banalizzare o sfidare, ma va vissuta sorso dopo sorso. Dobbiamo cercare di trovare la gioia, la pace, la serenità, la concordia, la vicinanza, il rispetto, l’accoglienza, la condivisione in ogni attimo. Abbiamo un tempo limitato e spesso lo sprechiamo in cose inutili, ma dovremmo viverlo come se fosse l’ultimo attimo della nostra vita».

Con Michael abbiamo tutti un debito, a prescindere dal fatto di averlo conosciuto o meno: rispettare il tempo che ci viene regalato, impiegarlo godendocelo appieno, facendone tesoro e mettendolo a disposizione degli altri come lui stesso faceva: «Consolava gli altri malati in cura al Meyer di Firenze – ha ricordato Don Benito – Quando lui stesso aveva bisogno di essere consolato. Ecco chi sono gli eroi. Grazie per l’esempio di vita che ci hai dato».

All’uscita dal funerale, la bara è stata accolta da un lungo applauso e da palloncini bianchi e celesti, lasciati volare via, sempre più in alto, fino a raggiungere la pace, quella stessa pace che ha abbracciato Michael dopo tanta, troppa, sofferenza. Il Guerriero ha deposto le armi e ora, finalmente, potrà riposare, pur vivendo per sempre nel cuore di chi gli ha voluto bene.

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