Critiche ai docenti, la replica della prof: «Non siamo attaccati ai soldi»
TERMOLI. Dad, Covid, protocolli, mascherine, quant’è difficile oggi insegnare. La pandemia ha colpito non duro, ma durissimo il mondo della scuola, che per il terzo anno consecutivo, dal 2019-2020, è alle prese con la pandemia.
Tanti anche gli attacchi al corpo docente, come quello a cui risponde, in maniera netta, la professoressa Rosanna Colecchia, petacciatese doc, che insegna al liceo Alfano.
«Docenti attaccati ai soldi è l’accusa del filosofo Galimberti, queste le sue parole: “Mica tutti i professori hanno la vocazione e sono innamorati della scuola. Molti insegnanti sono innamorati dello stipendio e del posto di lavoro. Se c’è una buona scusa per non andare a scuola la si usa".
Mi spiace smentire il Chiarissimo Professore, ma il suo è un attacco generalizzato e gratuito agli insegnanti che sinceramente non condivido. Certamente esistono i nullafacenti, gli svogliati e i furbetti, ma la nostra è una categoria che vive, ormai da svariati decenni, problemi seri e frustrazioni pesanti, e attualmente anche difficoltà oggettive legate alla pandemia, come del resto tutti i lavoratori che in questo periodo particolare vivono disagi e situazioni ben più pesanti, soprattutto gli operatori sanitari.
Ma non può essere sempre e solo colpa dei docenti e della scuola!
Ci hanno chiesto a marzo 2020 di diventare tecnologici in tre giorni, attrezzandoci per la famigerata Dad, e lo abbiamo fatto a tempo di record, per i ragazzi, per continuare a garantire il loro diritto allo studio.
Ci hanno voluto in presenza in pieno lockdown nel giugno 2020 e lo abbiamo fatto, per gli studenti, solo per dare loro la possibilità di sostenere in presenza un momento così importante della propria crescita qual è considerato quello degli Esami di Stato.
Ci hanno chiesto di vaccinarci a marzo 2021 e tra i primi, insieme al personale sanitario e alle forze dell’ordine, lo abbiamo fatto, motivati esclusivamente dalla speranza di riavere in classe i nostri ragazzi che avevano già sofferto abbastanza, reclusi nelle loro abitazioni ormai da due anni.
Ci hanno riportati in classe nel 2021, e lo abbiamo fatto, accomodati nei traballanti banchi a rotelle, e con la gioia nel cuore, non solo per le finalità educative, ma anche per restituire ai discenti la sacrosanta normalità.
Ora ci chiedono di restare a casa qualche giorno in più, e lo stiamo facendo cercando di limitare gli aspetti negativi della Dad, sempre per non lasciare mai i ragazzi abbandonati a loro stessi, e cercando di cogliere gli aspetti positivi della stessa, primo fra tutti il sorriso degli studenti che a distanza abbiamo finalmente riscoperto, libero dalle mascherine, sincero, fiducioso.
E dopo quanto fatto ora noi saremmo anche quelli che non hanno vocazione e che vanno in cattedra per i soldi. La maggior parte degli insegnanti profonde impegno e serietà nel proprio lavoro, con un pensiero fisso che non sono certo solo i compiti da correggere, la preparazione continua, lo studio quotidiano, ma il futuro dei nostri giovani, la loro preparazione, le loro competenze con le quali dovranno affrontare il mondo e costruire ciascuno la propria strada, e, non ultimo, il pensiero costante della ricerca di quella empatia emotiva che possa metterci in contatto con il loro animo.
Tanto abbiamo fatto, e certamente tanto e sempre di più dovremo ancora fare, e non per i soldi, ma per voi, ragazzi, in presenza o a distanza, vicini o lontani, in classe o in giardino per il saluto dell’ultimo giorno di scuola!»