Sorveglianza sanitaria, il 78,5% dei molisani si dichiara in buono stato di salute

Il rapporto mar 18 ottobre 2022
Attualità di La Redazione
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Sorveglianza sanitaria, il 78,5% dei molisani si dichiara in buono stato di salute ©TermoliOnLine
Sorveglianza sanitaria, il 78,5% dei molisani si dichiara in buono stato di salute ©TermoliOnLine

MOLISE. Il 78,5% dei molisani intervistati nell'ambito del sistema 'Passi' dell'Istituto superiore di sanità (Iss), dichiara un buono stato di salute.

È quanto emerge dai dati della sorveglianza della popolazione adulta relativi al biennio 2020-2021.

La media nazionale è del 75,9%. In Italia, nel periodo preso in esame, ogni intervistato dichiara di aver vissuto in media poco più di 4 giorni (6 in Molise) in cattiva salute nel mese precedente l'intervista, 2 giorni in cattive condizioni di salute fisica per malattie e/o incidenti (2,5 in Molise) e 2,6 giorni vissuti in cattive condizioni di salute psicologica per problemi emotivi, ansia, depressione o stress (3,9 in Molise). Poco più di un giorno al mese (Molise nella media nazionale) è stato vissuto con reali limitazioni nel normale svolgimento delle proprie attività, per motivi fisici e/o psicologici.

La sorveglianza Passi si caratterizza come una sorveglianza in sanità pubblica che raccoglie, in continuo e attraverso indagini campionarie, informazioni dalla popolazione italiana adulta (18-69 anni) sugli stili di vita e fattori di rischio comportamentali connessi all’insorgenza delle malattie croniche non trasmissibili e sul grado di conoscenza e adesione ai programmi di intervento che il Paese sta realizzando per la loro prevenzione.

I temi indagati sono il fumo, l’inattività fisica, l’eccesso ponderale, il consumo di alcol, la dieta povera di frutta e verdura, ma anche il controllo del rischio cardiovascolare, l’adesione agli screening oncologici e l’adozione di misure sicurezza per prevenzione degli incidenti stradali, o in ambienti di vita di lavoro, la copertura vaccinale antinfluenzale e lo stato di benessere fisico e psicologico, e ancora alcuni aspetti inerenti la qualità della vita connessa alla salute.

Perché nasce

Passi nasce in risposta all’esigenza di monitorare il raggiungimento degli obiettivi di salute fissati dai Piani sanitari nazionali e regionali e di contribuire alla valutazione del Piano nazionale della prevenzione poiché la conoscenza dei profili di salute e dei fattori di rischio della popolazione è requisito fondamentale per realizzare attività di prevenzione specifiche e mirate ai gruppi di popolazione vulnerabili e necessaria per il monitoraggio e la valutazione dell’efficacia degli interventi attuati.

Nel 2006, il Centro nazionale per la prevenzione e il controllo delle malattie (Ccm) del ministero della Salute, affida al Centro nazionale di epidemiologia, sorveglianza e promozione della salute (Cnesps) dell’Istituto superiore di sanità il compito di progettare e sperimentare un sistema di sorveglianza dedicato al monitoraggio dei progressi verso gli obiettivi dei Piani sanitari nazionali e regionali e per la valutazione del Piano nazionale della prevenzione, dove le informazioni raccolte possano essere utilizzate dalla programmazione aziendale e regionale e consentire una valutazione e un ri-orientamento delle politiche di sanità pubblica a livello locale.

Nel 2007, in collaborazione con tutte le Regioni e Province Autonome italiane, viene avviato in forma sperimentale Passi, che entra a regime nel 2008 caratterizzandosi come strumento interno al sistema sanitario in grado di produrre, in maniera continua e tempestiva, informazioni a livello di Asl e Regione.

Come si articola

Passi viene disegnato come un sistema di sorveglianza gestito dalle Asl, che lo portano avanti in ogni fase, dalla rilevazione all’utilizzo dei risultati, giovandosi del supporto e dell’assistenza di un coordinamento centrale, che assicura la messa a punto e diffusione di procedure standardizzate di rilevazione (il piano di campionamento, il questionario standardizzato per la raccolta delle informazioni, strumenti di monitoraggio della qualità dei dati raccolti e delle performance nella rilevazione delle singole aziende) e di strumenti di analisi dei dati (per l’analisi dei dati aziendali e regionali), e assicura la comunicazione dei risultati (per esempio con la diffusione sul sito web dei principali risultati a livello nazionale e regionale).

Adattandosi bene al servizio sanitario regionalizzato, Passi è costruito dunque come sistema su tre livelli:

un livello aziendale con le attività di rilevazione, registrazione dei dati, analisi e comunicazione alle comunità locali

un livello di coordinamento regionale che prevede, tra l’altro, l’analisi e la comunicazione ai pianificatori regionali

un livello centrale con compiti di progettazione, ricerca, formazione e sviluppo.

Versatilità, comunicazione e disseminazione

Tarato quindi sui bisogni locali, utile ai fini della programmazione regionale e aziendale e della verifica delle performance raggiunte e della eventuale adozione di misure correttive agli interventi già adottati, il sistema si è mostrato flessibile e adattabile a rispondere a esigenze generali o locali, anche in situazioni di emergenza (stagione 2009-2010 pandemia di influenza A/H1N1 2009-2010, terremoto de L’Aquila 2009) o per indagini mirate. Consulta la pagina dedicate ai focus.

Per la gestione della comunicazione dei dati ai responsabili e la diffusione dei risultati al cittadino ci si avvale di una piattaforma web, ad accesso riservato, e di un sito web dedicato, aperto a tutti.

Tra gli obiettivi non secondari della sorveglianza Passi, quello di registrare l’opinione della popolazione sulla propria salute. L'indagine sancisce così l’idea che il progresso sanitario di un sistema di salute (anche quello aziendale) passa per una maggiore interazione fra domanda e offerta dei servizi, fra utenti ed erogatori di cure su quali siano le priorità di salute e sull’evoluzione degli interventi. Passi vuole essere una vera e propria piattaforma di comunicazione che, se ben strutturata e utilizzata, può trasformarsi in un’occasione reale di empowerment del sistema di salute aziendale, regionale e delle comunità stesse.

La percezione del proprio stato di salute è una dimensione importante della qualità della vita.

Dai dati del biennio 2020-2021 risulta che la gran parte della popolazione adulta italiana (76 persone su 100) lo giudica positivo dichiarando di sentirsi bene o molto bene. Una piccola percentuale (meno de 3%) riferisce di sentirsi male o molto male; la restante parte degli intervistati dichiara di sentirsi “discretamente”.

I più soddisfatti della propria salute sono i giovani (il 91% dei 18-34enni riferisce di star bene; mentre questa quota scende a 63% fra i 50-69enni), gli uomini (79% vs 73% nelle donne), le persone con un livello socio-economico più elevato, per istruzione o condizioni economiche, i cittadini stranieri rispetto agli italiani e chi è libero da condizioni patologiche croniche fra quelle indagate da PASSI (82% vs 48% fra chi ha una diagnosi di patologia cronica). Il gradiente geografico è poco ampio e non significativo, ma al Nord le P.A. di Trento e Bolzano si distinguono per la più alta prevalenza di persone soddisfatte del proprio stato di salute e nel Meridione si distingue la Puglia con la più alta prevalenza di persone che si dichiara soddisfatta della propria salute). Dal 2008 è aumentata in modo statisticamente significativo la quota di persone che si dichiarano in buona salute, ovunque nel Paese, con un aumento di quasi 5 punti percentuali nel biennio 2020-2021 rispetto al 2019.

Qualità della vita

Il numero medio di giorni vissuti in cattiva salute, sia fisica che psicologica, definiti comunemente unhealthy days può considerarsi un indicatore “quantitativo” che dà conto della gravità dei problemi di salute, nella sua accezione più ampia, e dunque della qualità di vita dell’intervistato.

Nel biennio 2020-2021 ogni intervistato dichiara di aver vissuto in media poco più di 4 giorni in cattiva salute (unhealthy days) nel mese precedente l’intervista, 2 giorni in cattive condizioni di salute fisica per malattie e/o incidenti e 2,6 giorni vissuti in cattive condizioni di salute psicologica per problemi emotivi, ansia, depressione o stress. Poco più di un giorno al mese è stato vissuto con reali limitazioni nel normale svolgimento delle proprie attività, per motivi fisici e/o psicologici. Il profilo socio-demografico per questo aspetto della salute riflette ed è coerente con quanto emerge dai dati sulla salute percepita: dichiarano meno giorni vissuti in cattiva salute i più giovani (3 giorni fra i 18-34enni vs 5 fra i 50-69enni), gli uomini (3 vs 5 fra le donne), le persone socio-economicamente più abbienti, per risorse economiche o istruzione e le persone libere da cronicità (3,4 vs 7,2) e mediamente i residenti nel Meridione (3 vs 5 fra i residenti del Nord).

Ovunque nel Paese si osserva un trend in miglioramento, ovvero di riduzione di giorni vissuti in cattiva salute fisica e/o psicologica (unhealthy days).

NOTA ALLA LETTURA DEI DATI

Impatto della pandemia COVID-19 sulla lettura dei dati

La pandemia di COVID-19 non è priva di conseguenze sui fenomeni indagati dalle sorveglianze PASSI e PASSI d’Argento. Per questa ragione, quest’anno, si è scelto di fornire un aggiornamento al biennio 2020-2021 e non di quadriennio, come invece è stato fatto in passato. In questo modo, per ogni indicatore di ciascuna tematica si disporrà di analisi relative al periodo pre-pandemico, depurate da impatto pandemia (la più recente disponibile resterà riferita al quadriennio 2016-2019) e di una fotografia in piena pandemia, relativa al solo biennio 2020-21.

I dati relativi ai cambiamenti temporali, fino al periodo pandemico, potranno essere letti, come sempre, attraverso i modelli di serie storiche (che utilizzano i dati mensili) o i dati annuali.

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