Giornata mondiale del suolo: parola agli esperti su clima, ambiente e agricoltura

Intervista doppia lun 05 dicembre 2022
Attualità di Emanuele Bracone
10min
Vincenzo Michele Sellitto e Claudio Massimo Colombo ©TermoliOnLine
Vincenzo Michele Sellitto e Claudio Massimo Colombo ©TermoliOnLine

TERMOLI. “Ripartiamo dal suolo”, è il monito che viene fuori nel giorno dedicato proprio a questo “pezzo” determinante per la vita. Oggi, 5 dicembre, è la Giornata mondiale del suolo. Prima la pandemia e poi la guerra hanno spostato l’attenzione a livello globale verso altre emergenze, ma quella connessa a clima e ambiente resta un campanello d’allarme assoluto e la devastazione subita a ogni ondata di maltempo dal territorio lo comprova.

«Il suolo è un organismo vivo che nutre e sostiene i popoli. Il suo degrado, che avviene a ritmo allarmante ed è indissolubilmente legato alla perdita di biodiversità e agli impatti dei cambiamenti climatici, mette in pericolo l’esistenza dell’intera umanità. Un problema, senza una rapida azione correttiva, che è destinato a peggiorare coinvolgendo tutti: aumento dell’insicurezza alimentare, aumento dei prezzi dei prodotti alimentari, aumento degli impatti ambientali e della perdita di servizi ecosistemici.

La salvaguardia del suolo, che oltre ad assicurare la vita ha permesso lo sviluppo della società così come la conosciamo oggi, passa attraverso la sua conoscenza e la consapevolezza che è esso vivo ed è parte integrante di un ecosistema interconnesso. Il cambio di questo paradigma in una agricoltura che deve evolversi, in cui bisogna conoscere e salvaguardare il suolo vivo, è una sfida che deve coinvolgere tutti».

Questi i concetti messi a fuoco oggi in un webinar organizzato da Edagricole, in occasione della giornata Mondiale del Suolo, dal titolo “Ripartiamo dal suolo: biocontrollo, biostimolazione, microrganismi, microalghe per un’agricoltura innovativa e sostenibile” apre le porte a un sistema complesso nel quale interagiscono molti e diversi organismi viventi: insetti, lombrichi, nematodi, protozoi, batteri, funghi, microalghe e cianobatteri. Si partirà dal suolo e del suo microbioma e il suo uso in agricoltura, per poi esplorare le sue interconnessioni nel fantastico mondo del wood wide web, fino a incontrare la componente fotosintetica del microbioma, le microalghe. Infine dal campo al laboratorio per scoprire come viene concettualizzato e realizzato un bio-preparato a base di microrganismi. Un viaggio per tutti, che ci permetterà di conoscere e amare e salvaguardare ancora di più la nostra risorsa superficiale terrestre più importante, il Suolo vivo.

Tra coloro che vi hanno preso parte c’è una nostra vecchia conoscenza, l’agronomo e docente accademico Vincenzo Michele Sellitto, che insegna all’Università di Timisoara e Claudio Massimo Colombo dell’Università degli Studi del Molise; assieme a Manuela Giovannetti dell’Università di Pisa e Andrea Baglieri dell’Università di Catania.

Abbiamo approfittato dell’evento per intervistare entrambi, sugli aspetti di propria pertinenza.

Il professor Claudio Massimo Colombo è Ordinario di Pedologia, delegato del Rettore per le Relazioni Internazionali nel Dipartimento di Agricoltura, Ambiente Alimenti (AAA) dell’Università del Molise, Vincenzo Michele Sellitto è Project Leader Biolchim spa.

L’INTERVISTA A CLAUDIO MASSIMO COLOMBO

Tra energia e cibo, dove sta andando l’agricoltura?

«Andiamo verso l’agricoltura industriale per quanto riguarda la produzione di alimenti, la sostenibilità nel gestire e nel produrre purtroppo sta passando in secondo piano. Il repentino aumento dei costi energetici ha messo in crisi questo modello perché le aziende agricole devono affrontare rincari dei prezzi fino al 50% per il gasolio necessario per le lavorazioni agricole, l’aumento del costo dei fertilizzanti, ad esempio l'urea passata da 350 euro a 850 euro a tonnellata, l’aumento del costo del riscaldamento delle serre per ortaggi. Nel futuro le aziende dovranno utilizzare più fonti energetiche rinnovabili e puntare all’efficientamento energetico».

Il Molise è autosufficiente o potrebbe esserlo nell’approvvigionamento dei beni alimentari?

«Il Molise ha una buona vocazione agricola, ma è necessario andare verso sistemi alimentari sostenibili per ridurre i costi economici ed ambientali. L’approvvigionamento dei beni alimentari non dipende solo dalle produzioni agricole locali ma da quelle estere, lo stiamo vivendo con la guerra tra Russia e Ucraina.  Gli alimenti dopo la raccolta necessitano di una trasformazione e di una rete di distribuzione, passando dai mercati e dai supermercati, fino alle nostre case. Questo lungo processo non permette ad una regione di essere autosufficiente come approvvigionamento alimentare. Se si rompe un passaggio (o non funziona come ci aspettiamo perché, per esempio, non vi è abbastanza produzione), l’intero processo viene interrotto, come può accadere per una guerra, la siccità, una grandinata o una gelata».

Come si possono costruire filiere a km zero realmente competitive?

«Ognuno di noi può contribuire a questo processo scegliendo di comprare cibo prodotto in aziende a km 0 e in modo sostenibile, magari partecipando ai gruppi di acquisti solidali (Gas). Questo è un canale di vendita diretta in modo che i consumatori acquistano prodotti di stagione da piccoli produttori locali. Hanno la possibilità di conoscerli direttamente, sono importanti sia per ridurre l’inquinamento, vedi la plastica, che il consumo di energia per il trasporto».

Possono essere migliorati anche con l’uso di app dedicate dove possono essere inviati gli ordini e pianificate la consegna dei prodotti acquistati. Si possono predisporre calendari da ciascun gruppo in modo da avere sempre prodotti freschi. C’è bisogno di una maggiore diffusione della cultura che gli alimenti buoni sono quelli freschi, cioè quelli che possono essere raccolti e mandati sul mercato nello stesso giorno». 

Il territorio del Molise è ancora fertile?

«I suoli del Molise sono molto fertili e possono produrre molte colture, in particolare cerealicole, viticole ed olivicole. Ci sono molte aziende con una produzione eccellente, per esempio l’azienda herero con la Tintilia di Toro o l’azienda Radatti per l’olio di oliva di Larino, sono due eccellenze molisane.  Ma il vero problema che si sta facendo sempre più critico, riguarda l’adattamento al cambiamento climatico. Ci sono molte aziende cerealicole con elevate potenzialità ma hanno scarse informazioni meteorologiche. Per poter rafforzare la loro capacità di prepararsi ai cambiamenti climatici, manca una rete di centraline meteorologiche a scala regionale che permetta di evitare danni da piogge eccessive e distruttive. Le reti meteo permettono una buona pianificazione delle tecniche colturali e anche di prevedere le condizioni critiche riducendo i danni e le perdite».

Quale correlazione tra la disponibilità calanti di riserve idriche e la capacità di coltivazione?

«L’acqua è una risorsa essenziale per le produzioni e per il rendimento produttivo agricolo. Grazie all’incremento della produttività, la gestione idrica sostenibile (soprattutto se combinata con un’attenta conoscenza e gestione del suolo) contribuisce a garantire una produzione agricola di qualità superiore sia per il consumo diretto che per la vendita commerciale. Per ridurre i consumi idrici in agricoltura è necessario avere delle buone informazioni dei suoli, oltre ai dati meteorologici continui è necessario anche capire il comportamento dei suoli. I consumi idrici sono destinati ad aumentare, la Fao calcola che entro il 2030 le estrazioni idriche mondiali per l’irrigazione aumenteranno di circa il 14%. Nel contesto agricolo italiano il cambiamento climatico influenzerà negativamente la produttività delle colture e in particolare quelle primaverili-estive. Le piogge stanno cambiando e l’aridità estiva è diventata molto più lunga.  Anziché pensare a un incremento d’uso dell’acqua per l’irrigazione bisogna spingere per sistemi di irrigazione più efficienti nella distribuzione e connessi a sensori di umidità nel suolo. L’acqua deve essere somministrata con maggiore attenzione calcolando bene le quantità necessarie per le colture, gli eccessi sono solo una perdita sia in termini economici che ambientali».

L’INTERVISTA A VINCENZO MICHELE SELLITTO

Giornata mondiale del suolo: quali scenari in questo 5 dicembre 2022?

«Il 5 dicembre è un giorno dedicato al Suolo, per ricordarci quanto è fondamentale per la vita e per il sostentamento e sviluppo della società. Sembra incredibile. Un elemento così importante per la nostra esistenza che dobbiamo dedicargli un giorno per ricordarcelo. Ecco il punto. Lo scenario è questo. Una mancanza assoluta per gran parte della popolazione della conoscenza del ruolo del suolo sulla nostra vita. Ma cosa è il suolo? Possiamo definirlo un organismo vivente. Un sistema complesso e dinamico composto oltre che da elementi minerali e organici, aria e acqua anche e soprattutto da una miriade di organismi viventi, tra cui i microrganismi che ne costituiscono il suo microbioma. Il Suolo vivo, inoltre è un ecosistema essenziale e determinante contro i cambiamenti climatici, tutela della biodiversità, e nel garantire la sicurezza alimentare tramite la produzione di cibo, energia, sequestro del carbonio, la depurazione dell’acqua, e la regolazione dei nutrienti. Il Suolo in sintesi è parte essenziale e centrale del nostro ecosistema e il suo stato di salute si riflette sul nostro stato di benessere. Pensa che servono dai 100 ai mille anni affinché si formi un centimetro di suolo. Quindi risorsa vitale e estremamente delicata».

Il mondo è cambiato, dalle sirene sull’allarme climatico allo spettro della guerra, come reagisce il mondo scientifico? 

«La scienza percorre la sua strada indipendentemente dai possibili pericoli che il mondo può affrontare, dalle pandemie, ai cambiamenti climatici, alla crisi alimentare messa in evidenza ancor di più dalla guerra in corso etc… La scienza osserva, teorizza, fa previsioni, come ha sempre fatto. Credo che noi tutti dovremmo invece essere sempre più attenti e più fiduciosi verso la scienza. Usare le previsioni che vengono realizzati dai ricercatori di tutto il mondo per fare delle scelte politiche giuste. Per fare un esempio da anni Intergovernmental Panel on Climate Change (IPCC) il principale organismo internazionale per la valutazione dei cambiamenti climatici istituito nel 1988 fornisce al mondo una visione chiara e scientificamente fondata dello stato attuale delle conoscenze sui cambiamenti climatici e sui loro potenziali impatti ambientali e socio-economici. Pensa che migliaia di ricercatori provenienti da tutto il mondo contribuiscono al lavoro dell’IPCC per assicurare una valutazione completa e obiettiva delle informazioni attualmente disponibili. Beh, da anni i loro report ci mettono in guardia sui possibili scenari che possiamo andare incontro se non cambiamo le nostre abitudini e non riduciamo il nostro impatto sul pianeta. Senza nessun risultato. Non è da intelligenti aspettare di verificare, le catastrofiche, previsioni sul clima, fatte dai vari centri, gruppi di ricerca in tutto il mondo, se siano vere o meno. Sarebbe poi troppo tardi trovare rimedi. Dobbiamo avere fiducia nella scienza oggi per fare scelte politiche giuste».

Un 2022 che per larga parte ha fatto registrare temperature record, ulteriore rischio del processo di desertificazione dei suoli?

«La desertificazione è un processo di degradamento graduale dei suoli che li rende sterili e non coltivabili. La desertificazione è un processo solitamente irreversibile che interessa per adesso almeno il 40% delle terre emerse presenti nel mondo e che nel 2050 potrebbe coinvolgere il 90% della superficie terrestre e tra le cause ci sono soprattutto le attività umane, sfruttamento intensivo del suolo ed è legato ai cambiamenti climatici. Entrambi fenomeni sono connessi a l'intensa attività antropica e l’agricoltura in questo contesto gioca un ruolo importante, le monoculture, un utilizzo spropositato di prodotti chimici, che vengono assorbiti suolo. Tra le cause di desertificazione rientrano anche i pascoli eccessivi, la deforestazione per la creazione di campi agricoli e la progressiva urbanizzazione. Infine tra i fattori le variazioni climatiche, tra cui il riscaldamento globale, l'erosione del suolo dovuta ad eventi meteorologici estremi e lunghi periodi di siccità. Tutti elementi che contribuiscono a impoverire i suoli, causando una graduale perdita di biodiversità».

Un altro allarme è quello demografico, il suolo potrà sostenere 8 miliardi persone?

«La popolazione mondiale supera il traguardo degli 8 miliardi di abitanti. Il tutto è avvenuto e continua progressivamente molto velocemente, infatti solo negli anni 50 la popolazione globale si attesta sui 2,5 miliardi di persone, lievitando a circa 7 miliardi nel 2010. Sono bastati 12 anni per crescere a 8 miliardi. E per arrivare a 9 miliardi dovremmo attendere il 2040. In concreto per prevedere di quanto la crescita demografica impatti sui noti «confini planetari» è estremamente complesso e difficile da prevedere. Direi comunque che non è solo una questione di numero che rappresenta una variabile importante ma anche e soprattutto dal modo in cui vivono, gli stili di vita e il modello di sviluppo. E’ evidente che sarà necessario consumare sempre di più e quindi produrre sempre di più, con ulteriore depauperamento delle risorse naturali. Risorse che però fanno i conti con la capacità di carico delle attività umane sulla Terra, divenuta ormai insostenibile. Produrre di più vuol dire sfruttare di più la risorsa suolo, che da solo provvede direttamente indirettamente a più del 95% del cibo totale. Il tutto dipenderà dall’uso corretto della risorsa suolo attuando tecniche di agricoltura innovativa e rigenerativa per ripristinare fertilità dei suoli».

Che vita c’è nel suolo e come si tutela la biodiversità.

«Possiamo dire con maggiore precisione che il Suolo è vivo. Il Suolo non è solo una miscela di sabbia, limo e argilla, ma è una riserva di variabilità genetica a disposizione della pianta. Questa variabilità genetica è rappresentata da tutti gli organismi viventi che lo abitano che nel loro insieme rappresentano la biodiversità del Suolo. Il Suolo infatti è la più importante riserva di biodiversità del nostro pianeta. Oggi esistono tecniche che permettono di riequilibrare questa componente fondamentale, quella microbiologica. Applicando nei vari protocolli di gestione delle colture microrganismi per la gestione delle patologie, riducendo l’uso degli agrofarmaci, e per migliorare la fertilità dei suoli. Impariamo a conoscere il Suolo perché il futuro è ancorato sotto i nostri piedi».

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