L'antimafia tra i ragazzi dell'Alberghiero, una missione sociale

L'incontro lun 30 gennaio 2023
Attualità di La Redazione
2min
L'incontro all'istituto Alberghiero ©Termolionline
L'incontro all'istituto Alberghiero ©Termolionline
Passiamo all'altra riva: l'incontro con don Benito Giorgetta all'Alberghiero

TERMOLI. Due settimane trascorse dalla cattura del boss Matteo Messina Denaro a Palermo, ma l’opinione pubblica si interroga ancora sui 30 anni trascorsi in latitanza.

Attualità strettissima, quella che si è intrecciata all’incontro che don Benito Giorgetta ha avuto all’istituto alberghiero di Termoli, presentando il suo libro “Passiamo all’altra riva”, in cui ha dialogato con gli studenti rispondendo proprio a domande che hanno affrontato la realtà di questi giorni.

La riflessione su come sia stata vissuta questa vicenda è balzata agli occhi proprio con la considerazione di un ragazzo, che parlando dello Stato e del tempo vissuto dal capomafia in clandestinità, ma una clandestinità evidentemente “morbida”, ha bollato come pareggio quello ottenuto dalle istituzioni e non una vittoria.

Fare “pensiero antimafioso, fare una scuola antimafia e fare antimafia sociale sul territorio italiano”: è l’obiettivo che si prefigge don Benito Giorgetta con il suo libro dove dialoga con il collaboratore di giustizia Luigi Bonaventura, un tempo elemento di spicco della ‘Ndrangheta.

Con prefazione di Papa Francesco e postfazione di don Luigi Ciotti, fondatore dell’associazione “Libera”, l’opera è stata ascoltata con attenzione dalle classi presenti.

Ha moderato l’incontro il giornalista e direttore di Termolionline Emanuele Bracone. Presente anche la dirigente scolastica Maria Chimisso.

 “Le domande poste all’ex mafioso ed ora collaboratore di giustizia, Luigi Bonaventura, offrono ad ognuno, attraverso le sue risposte sincere e stimolanti, la possibilità di farsi un’idea di cosa significhi vivere in terre, famiglie e contesti nei quali la mafia ha sempre dominato e spadroneggiato”.

Un libro che racconta pertanto il passaggio all’altra sponda, perché “non tutto è perduto quando si sbaglia. Ci si può spogliare da ogni passato. È possibile redimersi”. Da qui la volontà di “accendere una scintilla per fare antimafia, per seminare la cultura della non violenza, perché per tutti c’è sempre una possibilità di reviviscenza. Anche la fragilità umana può diventare cattedra di vita vissuta, mediante un processo di purificazione e nuova integrazione”.

 “Non solo fare una denuncia di malavita -ha detto don Benito ai ragazzi- ma accendere soprattutto una speranza: passare all’altra vita con un cambiamento di condotta, di veduta, di cultura, risurrezione da ogni tipo di morte che si è avvertita in sé stessi. I giovani di oggi vivono sommarsi in un mondo virtuale. Devono prendere consapevolezza attraverso un’azione di approfondimento di come realmente va la società di oggi. Dobbiamo far emergere la vera consapevolezza del mondo reale nel quale si vive”.


Dello stesso parere la preside Chimisso: “Il messaggio che noi vogliamo mandare agli studenti ha lo scopo di dire ai ragazzi di prestare massima attenzione perché la criminalità organizzata è dovunque nella società. Sono fenomeni che dobbiamo contrastare per avere una società migliore”.

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