Progetto Maverick, «Cosa ha convinto la Cgil?»

IL DUBBIO sab 04 febbraio 2023
Attualità di La Redazione
4min
Laura Venittelli ©TermoliOnLine
Laura Venittelli ©TermoliOnLine

TERMOLI. «Rispetto alle dichiarazioni del Segretario della Cgil Carmine Ranieri, ci viene spontaneo fare alcune domande all’organizzazione sindacale, partendo da alcune nostre riflessioni», esordisce così l'avvocato Laura Venittelli per conto dell'associazione la Casa dei Diritti.

«Le riflessioni muovono dalla conoscenza del progetto della Maverick (120 pale off shore, alte 265 mt con 295,4 km quadrati di mare occupato) e di tutti gli elaborati depositati da quest’ultima presso la locale Capitaneria di Porto di Termoli e da noi conosciuti a seguito di istanza di accesso agli atti-.

Pur convinti della necessità della transizione ecologica, abbiamo presentato le osservazioni al progetto Maverick (esposte pubblicamente a Termoli, a Petacciato e, il 5.2.2023, nuovamente a Termoli, all’iniziativa cui tutti sono invitati) dopo aver letto le tavole e relazioni tecniche dalle quali emergono non solo la vistosa mancanza di analisi di molti aspetti tecnici, economici e sociali (analisi doverose per evitare che l’opera diventi una cattedrale nel deserto) ma soprattutto la palese violazione dei Piani di programmazione nazionale, europea e locale . 

Manca all’appello il progetto preventivo per la connessione alla rete nazionale, autorizzato dal Gestore della rete (Terna). Sorge spontanea la domanda: perché la Maverick, nata solo il 12.9.2022, aveva tutta questa fretta a richiedere, il 3 ottobre 2022 (venti giorni dopo), l’imponente concessione demaniale, bloccando ogni ipotesi di sviluppo in quell’area, pur sapendo di non avere la preventiva autorizzazione di Terna? 

Manca l’analisi “su scala locale” del rapporto costi/benefici di carattere economico–sociale, dell’interferenza con le attività della pesca produttiva delle marinerie di Termoli, Campomarino, Petacciato e Montenero di Bisaccia e del rischio legato alla interdizione totale della navigazione di imbarcazioni di passaggio, di navi da diporto, di mercantili e navi da pesca. 

Per non dimenticare l’assenza di analisi, nel progetto, della tutela del paesaggio della costa molisane ed anche delle isole Tremiti, visto che la stessa società proponente Maverick riconosce l’importante impatto visivo dalle Isole, che sono patrimonio di tutti.

E molte altre analisi, da quella geologica relativa ai riflessi sul fenomeno franoso di Petacciato a quella sulla falda acquifera per le opere “a terra". 

Tutti elementi che in un progetto, prima di essere “enfatizzato" non possono mancare per evitare di dover piangere, domani, per gli errori di oggi!

La nostra opposizione nasce soprattutto perché questo progetto, in nome della transizione energetica, cui tutti aspiriamo, rischia di vanificare, per l’interesse di pochi, la programmazione nazionale contenuta nel Piano di gestione dello spazio marittimo”, piano previsto dal Decreto Legislativo del 17 Ottobre 2016 di recepimento della Direttiva 2014/89/UE, oggi in fase di approvazione ( https://www.mit.gov.it/comunicazione/news/pianificazione-spazio-marittimo-fino-al-30-ottobre-consultazione-pubblica-i ) e che esclude, nella piccola costa molisana, la presenza di altri impianti energetici ( trivelle di Campo di Rospo Mare) “ e  l’uso prioritario del “turismo”.

Ci chiediamo e chiediamo a Cgil: Vogliamo che anche in mare si sviluppi, prima dell’entrata in vigore del Piano di Gestione dello spazio marittimo (il piano regolatore del mare) l’odioso fenomeno dell’eolico selvaggio? Per il nostro mare “pendono 10.000 richieste di concessione demaniale” che, in nome della “transizione ecologica”, della quale, ribadiamo, siamo fermamente convinti, possa diventare, teatro di sfruttamento solo energetico, con buona pace del turismo, della pesca, dei trasporti marittimi, della nautica da diporto, dell’economia del mare e dell’indotto?

Questo progetto vanifica, inoltre lo sviluppo della costa molisana che viene messa in discussione nonostante la Zes possa finalmente valorizzare le attività del porto e retroporto di Termoli e dei tre porti turistici presenti in Molise.

  1. la programmazione urbanistica di Rio Vivo Marinelle interessata da una riqualificazione oggetto di accordo di programma firmato da comune di Termoli, Sovraintendenza archeologica, regione Molise e Capitaneria di Porto per la presenza delle opere a terra necessarie per l’uso dell’energia proveniente dall’impianto eolico off shore.

Ci siamo opposti e continueremo ad opporci al Progetto Maverick ed a chiunque pensi che i molisani, da schiavi della gleba possano accettare storture in barba alle regole di cui pretendiamo il rispetto.

Chiediamo allora alla Cgil che ci spieghi, al di fuori delle retoriche frasi della necessità del passaggio alla transizione ecologica, della quale tutti siamo super convinti: Qual è l'elemento per il quale, carte alla mano, il devastante progetto Maverick l'ha convinta? E per quale motivo viene approvato dalla detta organizzazione?

  1. Ritiene opportuno la Cigl, chiedere un sacrificio alle persone che lavorano e che vivono grazie all’Economia del Mare e che, per effetto del devastante Progetto Maverick dovrebbero cambiare lavoro ed identità al ns territorio?
  2. Ed ancora, ritiene la Cgil che dalla relazione emergano benefici, a noi sfuggiti, a vantaggio della popolazione molisana che, nel frattempo, dovrà abbandonare le altre attività dell’economia Blu (pesca, turismo, trasporto nautico e da diporto, sviluppo dei porti?). Ecco, ci dica quali, senza scendere, si ribadisce, nella retorica sintomatica dell’accettazione di un progetto a prescindere, le ricadute positive del sistema socio – economico- ambientale del Molise. 
  3. Sperando in un ripensamento dell’organizzazione sindacale, diamo appuntamento domenica 5 febbraio 2023, alle ore 10.00, presso i locali del Bar/Ristorante "Le Marinelle" (ex locale "il Panzerotto”), al fine di illustrare le "osservazioni" presentate alla Capitaneria di porto di Termoli, avverso il progetto della "Maverick srl" e che non tiene la doverosa considerazione o sviluppo del territorio e neppure una sostenibile transizione ecologica». 

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