«Speriamo che la barra venga tenuta dritta e che non ci si lasci trascinare»

La protesta gio 08 febbraio 2024
Attualità di La Redazione
5min
Il corteo di trattori ©Nicola Mastrogiuseppe
Il corteo di trattori ©Nicola Mastrogiuseppe
Il corteo di trattori a Termoli

TERMOLI. Ormai la protesta degli agricoltori è diventata un fiume in piena in molti paesi europei. In Italia si moltiplicano i presidi in varie zone del paese, i comitati spontanei di agricoltori, le manifestazioni ed i cortei di mezzi agricoli, le colonne mobili verso la capitale per dare vita ad una imponente manifestazione nazionale come mai è avvenuto, prima d’ora, per un comparto produttivo, come è quello agricolo, sempre taciturno e abituato a lavorare, nell’ombra, spesso ai limiti della sopravvivenza economica e con grande spirito di sacrificio.

Tutte legittime le lamentele avanzate dal mondo agricolo e alla base della protesta dei trattori: Politica Agricola Comunitaria; misure green, spesso più a parole che nei fatti, che strizzano l’occhio ad un ambientalismo di facciata e spesso senza un valido fondamento agronomico; ritiro dei terreni dalla produzione, nonostante la non autosufficienza alimentare, con apertura delle porte a prodotto estero; crollo verticale dei prezzi dei prodotti sul campo con rincari, spesso ingiustificati, nei vari passaggi fino al consumatore finale; concorrenza sleale da parte della Grande distribuzione organizzata che strozza l’agricoltore con prezzi che a volte non coprono nemmeno i costi; aumento esponenziale dei costi di produzione, dai mezzi tecnici (concimi, sementi, antiparassitari, diserbanti, ricambi e quant’altro) al gasolio, agevolato solo nel nome, necessario per alimentare le varie macchine agricole; imposizione fiscale e tributaria non commisurata alla redditività dell’azienda (dalle imposte sui redditi ai canoni di irrigazione e di bonifica arrivati ormai a livelli insostenibili, un autentico salasso e spesso a fronte di servizi carenti o inesistenti); difficoltà di accesso al credito per far fronte agli investimenti; misure che spesso avvantaggiano le produzioni provenienti da paesi dove i costi di produzione sono inferiori e dove la qualità lascia molto a desiderare, anche mettendo così a rischio la salute del consumatore. Se a questo si aggiunge il cambiamento climatico che sta fortemente condizionando il comparto agricolo, con esiti spesso imprevedibili e con la messa in crisi dei tradizionali modelli produttivi e delle consolidate tecniche agronomiche, si capisce bene come la situazione sia diventata insostenibile e si stia creando una miscela altamente esplosiva e pronta a deflagrare.

E come se non bastasse a minare le fragili fondamenta di un comparto agricolo, già fortemente provato, si aggiungono anche i danni arrecati dalla fauna selvatica (cinghiali, lupi) che mettono a rischio, in molti areali italiani, intere coltivazioni con perdite di prodotto a volte anche molto consistenti o allevamenti con la decimazione di capi di bestiame o di intere greggi, senza che vengano messe in atto misure idonee a contrastare il fenomeno in maniera adeguata ma soprattutto risolutiva. Sul piano politico abbiamo assistito spesso a passerelle di rappresentanti che poco o nulla conoscevano delle problematiche del settore e che non erano assolutamente in grado di portare, nelle sedi opportune, le istanze di un modo agricolo vessato ed in forte difficoltà, non fosse altro per insipienza. Quando si dice “la politica lontana dai problemi del paese reale e della gente”, ci si riferisce proprio a questo; il resto è storia recente ed i risultati, ahimè, sono ormai sotto gli occhi di tutti.

In questo scenario, che peraltro si trascina ormai da diverso tempo, oggi si riscontrano, però, alcuni elementi nuovi; assistiamo, infatti, ad una protesta compatta, monolitica, pur con molti rivoli convergenti però in un unico alveo comune, che vede coinvolti molti, tanti, agricoltori, allevatori, contoterzisti, operatori a vario titolo coinvolti nel settore primario, di quasi tutte le regioni italiane, da nord a sud, ed al categorico rifiuto, da parte dei manifestanti, della presenza delle organizzazioni di categoria di qualsiasi sigla esse siano, a loro dire, responsabili di questa situazione o quantomeno ree di non aver messo in campo azioni o proposte idonee a porre un freno all’avanzare di questa onda di crisi che sta investendo l’intero settore primario, ma lasciandosi semplicemente corteggiare ed accarezzare da questo o quel governo, per finalità che sicuramente non vanno nella direzione di favorire gli interessi dei propri associati. Mai prima d’ora gli agricoltori avevano preso, con coraggio e determinazione, le distanze dalle OO.PP. e dalla politica in genere, lasciandosi sempre ammaliare, potremmo dire ingenuamente, da promesse che si sono dimostrate ben presto semplicemente tali, mai prima d’ora gli agricoltori avevano preso in mano le redini della situazione, limitandosi a protestare sotto l’egida dello sventolio di bandiere gialle o verdi di questa o quella organizzazione di categoria, diverse nel nome ma ben poco nella sostanza.

Oggi le bandiere che si vedono sventolare sopra i trattori, sulle strade e nelle piazze, da nord a sud, nelle città come nei borghi rurali, sono solo quelle tricolori, riaccendendo quel senso di italianità che nel contesto divisivo in cui viviamo si sta forse perdendo, al di là degli slogan e delle propagande fatte solo per fini elettoralistici. Forse oggi, vuoi per questo vento di protesta che sta permeando tutta l’Europa, vuoi perché la misura è decisamente colma e diventa difficile proseguire in queste condizioni, qualcosa sta veramente cambiando e gli agricoltori hanno capito che è necessario diventare attori, veri protagonisti del proprio destino, e non semplici comparse, marionette pilotate da qualche scaltro burattinaio. L’augurio è che la protesta dia finalmente i suoi frutti e riesca anche a trovare il sostegno sia di comuni cittadini che di altre categorie economiche, stanche di ricevere una remunerazione scarsa o nulla per il proprio lavoro a fronte di sacrifici a volte anche di diverse generazioni, e credetemi sono veramente tante. Ricordando che tutte le grandi rivoluzioni partono dal basso, forse oggi gli agricoltori si stanno apprestando a scrivere una pagina di storia. Ne va della sopravvivenza di un intero comparto, essenziale per la vita e l’esistenza di una nazione che si rispetti e che abbia a cuore il proprio domani.

Anche in Molise, una tra le ultime regioni d’Italia ad aderire alla protesta, sembra che qualcosa si stia muovendo con una neonata associazione che ha preso le mosse da Larino, per coinvolgere l’intero comparto agricolo regionale. Le premesse e le intenzioni sembrano essere buone, mantenersi lontano da schemi precostituiti e soprattutto scevri da condizionamenti politici e da ingerenze delle diverse organizzazioni agricole di qualunque colore esse siano. Speriamo che la barra venga tenuta dritta e che il neonato movimento non si lasci trascinare, a destra e a manca, in un pantano da cui difficilmente se ne potrà uscire, ma, soprattutto, senza scendere a compromessi, sempre poco edificanti e di nessuna utilità per nessuno. Attendiamo fiduciosi sviluppi, con un grande in bocca al lupo…

Giovanni Battista Muricchio

TermoliOnline.it Testata giornalistica

Reg. Tribunale di Larino N. 02/2007 del 29/08/2007 - Num. iscrizione ROC:30703

Direttore Responsabile: Emanuele Bracone

Editore: MEDIACOMM srl
Via Martiri della Resistenza, 134 - 86039 TERMOLI(CB)
P.Iva 01785180702

© Termolionline.it. 2024 - tutti i diritti riservati.

Realizzato da Studio Weblab

Navigazione