Giovedì Santo, Cena del Signore: Dio, per servirci, si inginocchia davanti a ciascuno di noi

Vangelo Strabico gio 28 marzo 2024

Termoli (Esodo 12,1-8.11-14; Corinzi 11,23-26; Giovanni 13, 1-15)

Attualità di Don Benito Giorgetta
4min
Giovedì Santo, cena del Signore ©Web
Giovedì Santo, cena del Signore ©Web

Ascoltiamo il Vangelo:

“Prima della festa di Pasqua, Gesù, sapendo che era venuta la sua ora di passare da questo mondo al Padre, avendo amato i suoi che erano nel mondo, li amò fino alla fine. Durante la cena, quando il diavolo aveva già messo in cuore a Giuda, figlio di Simone Iscariota, di tradirlo, Gesù, sapendo che il Padre gli aveva dato tutto nelle mani e che era venuto da Dio e a Dio ritornava, si alzò da tavola, depose le vesti, prese un asciugamano e se lo cinse attorno alla vita. Poi versò dell’acqua nel catino e cominciò a lavare i piedi dei discepoli e ad asciugarli con l’asciugamano di cui si era cinto. Venne dunque da Simon Pietro e questi gli disse: «Signore, tu lavi i piedi a me?». Rispose Gesù: «Quello che io faccio, tu ora non lo capisci; lo capirai dopo». Gli disse Pietro: «Tu non mi laverai i piedi in eterno!».

Gli rispose Gesù: «Se non ti laverò, non avrai parte con me». Gli disse Simon Pietro: «Signore, non solo i miei piedi, ma anche le mani e il capo!». Soggiunse Gesù: «Chi ha fatto il bagno, non ha bisogno di lavarsi se non i piedi ed è tutto puro; e voi siete puri, ma non tutti». Sapeva infatti chi lo tradiva; per questo disse: «Non tutti siete puri». Quando ebbe lavato loro i piedi, riprese le sue vesti, sedette di nuovo e disse loro: «Capite quello che ho fatto per voi? Voi mi chiamate il Maestro e il Signore, e dite bene, perché lo sono. Se dunque io, il Signore e il Maestro, ho lavato i piedi a voi, anche voi dovete lavare i piedi gli uni agli altri. Vi ho dato un esempio, infatti, perché anche voi facciate come io ho fatto a voi»”.

“Li amò fino alla fine”. Un amore totale e totalizzante quello di Gesù. Lui sa bene che ormai è giunta la sua ora, quella cioè di donarsi completamente attraverso la passione e la morte. Ancor prima vive un ultimo momento di intimità con coloro che ha aggregato attorno a sé. Sa bene che sono deboli, fragili, non preparati. Li ha scelti lui. Hanno camminato con lui per le strade polverose, hanno assistito a tante guarigioni, hanno ascoltato tutti suoi discorsi, talvolta sono stati rimproverati ma Gesù vuole consegnare un ultimo insegnamento. Questa volta fatto di gesti e non di parole. Il comportamento insegna più di tante belle espressioni e narrazioni.

“Si alzò”. “Depose”. “Prese”. “Lo cinse”. “Versò”. “Cominciò a lavare”. “Asciugarli”. In questi verbi, tutti da lui interpretati in prima persona, è raccontato e contenuto tutto il desiderio di Dio di mettersi ai nostri piedi pur di dimostrarci il suo amore. Sì! Dio si inginocchia per mettersi al nostro livello. Si china sulle nostre ferite e debolezze. Prende in mano i nostri piedi, il nostro cammino. Lava, deterge, tonifica. Insegna e consegna a ciascuno di essi il compito di fare altrettanto.

“Se dunque io, il Signore e il Maestro, ho lavato i piedi a voi, anche voi dovete lavare i piedi gli uni agli altri. Vi ho dato un esempio, infatti, perché anche voi facciate come io ho fatto a voi”. Anche loro, suoi amici, e, dopo di loro, anche noi dobbiamo essere suoi imitatori. Dobbiamo scomodarci, deporre, prendere, cingere versare e cominciare a lavare. Anche noi, copia/incolla. Copiare da Gesù e incollare nella vita dei fratelli la capacità di raggiungerli, chinarci verso di essi, servirli.

È nel servizio il vero tasso di amore verso l’altro. L’amore se fosse in qualche modo misurabile si misurerebbe nella capacità di servire. In questo verbo, come una matrioska russa si nascondono e sono custoditi altri verbi che ne esplicitano ed estrinsecano la portata. Ne amplificano il significato. Esplicitano la consistenza stessa del mettersi al servizio.

Per servire occorre accogliere, avvicinare, toccare, donare. Tutto questo non può essere generato se prima non scomodiamo noi stessi. Se non ci priviamo di qualcosa. Se non ci infliggiamo delle decurtazioni. Togliere per dare, mettersi da parte per fare spazio, allargare i confini del cuore per accogliere. Privarci per straripare beneficamente nella vita degli altri. Nessun amore è senza sacrificio.

Gesù per amarci “fino alla fine” si è inginocchiato. Noi per amare dobbiamo abbassarci all’altezza dell’altro. Incontrarlo. Visitarlo nel suo territorio. Accettando la sua mentalità, il suo modo di essere e di fare. Non colonizzare la sua vita ma rispettarla com’è. E quando abbiamo raggiunto lo scopo dobbiamo ritenere, sdebitando di ogni riconoscenza chi ha ricevuto il nostro beneficio, che è stato un onore poter servire il nostro prossimo. Anzi, ancora di più: dobbiamo cercare d’essere degni di servire perché il servizio è la testimonianza più alta e più nobile del nostro amore perché ci rende più somiglianti a Dio. Nulla, nella vita, vale più di questo.

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